E' morto Totò Schillaci, l'eroe di Italia '90

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E’ stato forse il calciatore che più di ogni altro ha rappresentato la normalità, un uomo comune con gli scarpini ai piedi e che faceva miracoli con tiri potenti e precisi e poi, con quegli occhi spiritati dopo ogni goal, come non amarlo nella sua semplicità, umiltà e concretezza?Se ne è andato a 59 anni per un tumore al colon

Quelle notti magiche le ricorderemo per sempre, sia nella gioia che nel dolore del risultato mancato, ma anche per Salvatore Schillaci, per tutti Totò, che fu capocannoniere di quel mondiale con 6 reti ed eletto come miglior giocatore del torneo. Nello stesso anno giunse secondo nella classifica del Pallone d’oro, vinto da Lothar Matthäus (campione del mondo con la Germania ndr). L’eroe che non ti aspetti e del quale sportivamente ti infatui e questo amore non svanisce indipendentemente dalla maglia di club che indossa. Nato il 1 dicembre 1964 a Palermo, ha rappresentato il riscatto della città che, anche grazie a questo e con la collaborazione fattiva del Palermo calcio, ha voluto rendergli omaggio allestendo la camera ardente all’interno dello stadio Barbera. Calcisticamente Schillaci è cresciuto in una squadra di quartiere di Palermo, passato poi al Messina nel 1982, società con la quale ha disputato i campionati di C2, C1 e B, venendo allenato dapprima da Franco Scoglio e poi da Zdeněk Zeman e grazie ad entrambi, per sua stessa ammissione, ebbe modo di crescere mentalmente e atleticamente. Nel 1989 approdò alla Juventus per 6 miliardi di lire. Gli bastò una stagione per convincere tutti, persino Azeglio Vicini che lo convocò in nazionale e lo portò poi al mondiale ’90. Nella sua prima annata bianconera conquistò subito la maglia da titolare e segnò 15 reti in 30 partite di campionato. Al termine della stagione con la Juventus vinse Coppa Italia e Coppa Uefa. Alti e bassi nelle successive stagioni in bianconero che culminarono nella cessione all’Inter nel 1992-93 per 8,5 miliardi di lire. Poca fortuna nelle due stagioni in nerazzurro dove giocò complessivamente 36 partite, siglando 12 reti. La mancanza di continuità e qualche infortunio ne pregiudicarono il rendimento sino ad arrivare ad un addio anticipato che lo portò, nell’Aprile del 1994, in Giappone al Júbilo Iwata. Il bottino giapponese vede 65 goal in 93 partite e la vittoria della J League (la massima serie nipponica) nel 1997. In quello stesso anno però un grave infortunio fu il preludio all’addio al calcio che avvenne ufficialmente nel 1999.

Fonte foto: torinoggi.it

Luigi A. Cerbara

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