La nuova Roma di Ranieri: i dubbi sul modulo e la variabile Dybala

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I giallorossi nel solo 2024 hanno avuto quattro allenatori diversi con principi di gioco molto differenti tra loro, adesso è il turno dell’ex tecnico del Cagliari 

Fare l’allenatore della Roma è probabilmente uno dei mestieri più “precari” del calcio italiano, almeno negli ultimi anni. Limitandoci soltanto agli ultimi dieci mesi infatti, il club giallorosso ha visto sulla propria panchina quattro tecnici diversi, contornati da diversi avvicendamenti sia a livello societario che di squadra. La società capitolina sembra un cantiere perennemente aperto e, dopo l’inizio disastroso di questa stagione, la proprietà americana ha deciso di mettere in pausa gli esperimenti e di affidarsi al cosiddetto “usato sicuro” ingaggiando Claudio Ranieri per provare ad invertire la rotta. 

Il tecnico di Testaccio in passato è già subentrato in corsa due volte sulla panchina giallorossa. Nel 2009 arrivò dopo poche giornate di campionato, al posto di Luciano Spalletti, e sfiorò uno scudetto storico giocandosela fino all’ultima giornata con l’Inter del Triplete. Nel 2019 invece sostituì Eusebio Di Francesco e traghettò la sua squadra del cuore fino a fine stagione. La situazione attuale sembra diversa da entrambi i due precedenti, ma è possibile trovare similitudini per provare a ripartire al meglio. Prima però ci sono dei dubbi tecnico-tattici da sciogliere. 

Innanzitutto, il modulo: Ranieri ha sempre preferito un 4-4-2 vecchia scuola, puntando su compattezza difensiva, baricentro basso, pressioni selettive e ripartenze furiose in contropiede. Calcio all’italiana insomma, un modo di giocare poco appariscente, spesso criticato, ma che gli ha consentito di ottenere ottimi risultati in Serie A e di compiere imprese straordinarie all’estero, soprattutto in un campionato meno “tattico” come la Premier League. La Roma attuale però viene da tre allenatori che, per motivi diversi, hanno spesso puntato sulla difesa a tre, con la squadra che si è ormai abituata a giocare in questo modo. Lo stesso Ranieri lo scorso anno a Cagliari ha adottato questo sistema di gioco ed ora dovrà valutare se varrà la pena spendere altro tempo per far assimilare il suo modulo preferito ai suoi calciatori, visto che di tempo la Roma già ne ha bruciato parecchio. 

Un altro punto interrogativo riguarda le gerarchie di formazione, chi sarà titolare nei vari ruoli e chi no. Nella sua prima conferenza stampa Ranieri è stato molto chiaro su Dybala (“Se sta bene con me gioca sempre”), ma lui per primo è consapevole dei problemi fisici dell’argentino e quindi andranno valutate più opzioni. Con il 4-4-2, Dybala Soulé potrebbero pestarsi i piedi se schierati insieme sul versante destro ed a sinistra, in caso di spostamento di Saelemaekers a destra, rimarrebbe il dubbio su chi far giocare (Zalewski ed El Sharaawy hanno caratteristiche molto diverse). Altre due incognite riguardano il terzino destro (Celik Mancini adattato per giocare con la difesa a “3 e mezzo”?) e i due mediani: Manu Koné sembra sempre più il perno designato del centrocampo giallorosso e potrebbe diventare il Kanté di questa terza avventura capitolina di Ranieri. Accanto a lui però servono giocatori di palleggio e di visione. In quest’ottica potrebbe tornare utile Paredes, tenuto ai margini da Juric, oppure si potrebbe puntare su Le Fèe

I dubbi da sciogliere sono tanti, il tempo a disposizione poco. La Roma ha tanto terreno da recuperare, sia in campionato che in Europa League e dopo la sosta la attendono tre partite una più difficile dell’altra (le due trasferte contro Napoli Tottenham ed il match casalingo con l’Atalanta). Un battesimo di fuoco per Claudio Ranieri, chiamato a risolvere una situazione difficile sotto diversi aspetti, nonostante il ritiro dalla carriera di allenatore annunciato giusto qualche mese fa. Al cuore però non si comanda e nessuno meglio di lui è in grado di realizzare quello che per molti altri tecnici sembra impossibile. 

Luca Missori

(Fonte immagine: Romaforever.it)

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