L'unica certezza del Genoa: la fase difensiva. L'attacco resta spuntato

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Il Genoa odierno e, in particolare, quello visto a Lecce, ha solo una grande e per fortuna importante certezza: la difesa che si integra molto positivamente anche col centrocampo.
Tuttavia ha una clamorosa deficienza nella assoluta difficoltà offensiva. Ormai è inutile girarsi attorno a questo elemento e ribadirlo ogni volta che i rossoblù scendono in campo. Va anche detto che nonostante questa situazione il Grifone ha chiuso il girone di andata con 20 punti, punteggio più che egregio: ha vinto quattro volte in trasferta e ha perso due sole volte (al Ferraris) nelle ultime dieci partite, ottenendo una continuità di risultati da elogio.
Vieira sa esattamente come stanno le cose, ma nonostante tutto ha già raggiunto un certo obiettivo positivo: cioè aver creato una squadra ben coesa, come si dice equilibrata, il che le permette di difendersi, di manovrare, pur se con qualche limite di precisione, e di contrapporsi agli avversari senza grandi preoccupazioni.
Anche a Lecce, nonostante, come si diceva, l'incapacità offensiva, la più clamorosa delle occasioni è capitata al Genoa grazie a un eccezionale exploit di Vitinha che lo stralunato (ma bravissimo in mediana) Thorsby ha sbagliato a due centimetri dalla linea di porta, spedendo il pallone sulla traversa.
Vieira, si diceva, sta cercando di trarre il massimo dal gruppo che gli è stato messo a disposizione, ma più di tanto è molto difficile che possa fare. Lui si dice contento (ed ha ragione) che i ragazzi abbiano creato una formazione equilibrata e coesa che ha un gioco che difficilmente sbanda e che fino alla trequarti ragiona sia con la testa, con le gambe e con il cuore. Il punto di Lecce, pur con tutto quanto si è detto, è stato importantissimo e, si sa, nel calcio fare punti è sempre il primo obiettivo di ogni partita.
Il tecnico, de resto, gioca con il materiale che ha a disposizione e a volte è costretto a mandare in campo (come a Lecce) giocatori come Kasa che è in panchina oppure gioca nella Primavera. Più logico è apparso l'inserimento di Ekhator, che alla sua giovane età sa già il fatto suo e non può che migliorare.
Data questa situazione tecnico-tattica, la società, ora impersonata nel patron Dan Sucu, dovrà fare qualcosa, perché ormai l'attacco non esiste, anche se uomini come Pinamonti, Vitinha e lo stesso Ekhator non sono male. Tuttavia ci vuole qualcosa in più, una punta vera e poi, forse, rivedere la possibilità di giocare di più sulle fasce (a Lecce non si sono visti gli esterni). Insomma, tra le buon idee di Viera e i sacrifici economici di Sucu, il Genoa potrebbe davvero diventare una bella promessa di questo campionato.
Ultima nota: il mistero Balotelli. Si pensava, dopo le dichiarazioni del tecnico («Sta bene, si allena, vuole giocare») che almeno una ventina di minuti sarebbe stato utilizzato. Invece, quando è entrato Ekhator (e poi Kasa e Masini) si è capito che lo slogan di Vieira («Balo non è adatto agli sport di squadra»), di memoria nizzarda, è ancora nella testa del trainer.
Gli ottocento tifosi appassionati hanno imprecato al gol mancato da Thorsby, ma poi hanno applaudito. In fondo nel sacco della Befana non c'è il carbone, anzi…
Vittorio Sirianni

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