Derby senza derbatite

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Derby senza crisi epidermiche

Entriamo nella settimana del derby di Milano. Siete carichi come direbbe Madonna prima di un concerto? Beh questa forse è un po’ vecchia. Prima ovviamente ci sarà il match con il Monaco. La stracittadina, la grande stracittadina, ogni grande città la vive, con passione, sfottimenti, coreografie, invero nelle grandi città solo Napoli, Bologna, Firenze, Bari e Palermo non ce l’hanno, anche se Bologna ha il derby del basket. Una curiosità, una città come Crema ha il suo derby, così come nel basket c’è anche il derby di Livorno e quello di Cremona. Venezia e Mestre invece si sono fuse in una sola squadra, non senza malumori. Ma Torino, Milano, Genova e Roma vivono questa cuorassione, il vecchio triangolo industriale e la capitale insomma. Questi sono i quattro grandi derby d’Italia. Il novecento ne vedeva addirittura motivi anche lì di conflitti sociali e politici, una delle due erano o dovevano essere i borghesi, gli altri i proletari, ma anche i rossi e neri, forzature ideologiche di un mondo sbiadito dove forse c’era qualcosa di vero o forse imposto ideologicamente e schematicamente.

Poi ovviamente ci sono tutti i derby regionali o territoriali, pensiamo ad Atalanta-Brescia, Cremonese-Piacenza legato al fiume Po, Bologna-Spal, Ternana-Perugia, Lecce-Bari, Cosenza-Catanzaro e così via per tutto lo stivalone. Veri e propri trofei di un’Italia campanilistica e comunale. Impossibile farne a meno. Io da una parte li istituzionalizzerei facendone dei veri titoli per chi prevale tra andata e ritorno, tempo fa avevo anche proposto la coppa Italia delle regioni, ma allo stesso tempo parallelamente propongo anche di uscire da tutti quegli “psicodrammi” da derby. Mi spiego meglio. Per fortuna a Milano la stracittadina la si vive con serenità, in altre città vale più dell’intera stagione, come se fosse più importante vincere il derby dello scudetto, ma anche a Milano in questi anni abbiamo visto come Inzaghi abbia dovuto vincere sei derby di fila per farsi perdonare da una parte della tifoseria un derby perso che certo in quel senso lì valse uno scudetto, gravissimo, certo, ma eccessivo. Oggi mi sembra che siamo nello stesso clima, il Biscione sta facendo una stagione che rasenta la perfezione, anche quest’anno fa paura la differenza reti, praticamente facciamo tre gol a partita, siamo virtualmente primi in campionato perchè abbiamo una partita in meno ed ancora lo scontro diretto col Napoli; terzi in champions con una difesa invalicabile a livello europeo, pur se con qualche gol preso in più in campionato in casa quest’anno, ma sette clean sheet consecutivi in trasferta, intendiamoci. Ma va beh. Eppure abbiamo perso già i due primi derby stagionali giocati, in campionato e supercoppa e qualche malumore serpeggia verso quella che per me è la squadra più sottovalutata della storia Biscionesca. E già sento un carico da 90 sul derby del 2 febbraio. L’ho detto, ne farei una coppa cittadina con il sindaco che dopo il secondo derby premia la squadra che ha prevalso nel computo di andata e ritorno,, ma deve essere una festa cittadina e sopratutto non più importante di campionati e champions. Dico quindi una cosa eretica, è tempo di vivere con ancora più maturità il derby di quanto Milano non lo abbia vissuto già rispetto ad altre città dove si prendono a catenate. Mourinho ricordo quando arrivò disse che era una partita come un’altra poi si adattò con il suo proverbiale fiuto della piazza e cambiò idea. Troviamo una via di mezzo invece. Il 2 febbraio si deve vincere, a tutti i costi, ma non si decide una stagione che sarà lunghissima e più ricca di soddisfazioni per l’Inter che per i poveri diavoli. Love it.

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