Mondiale 1970 semifinale Italia-Germania 4-3, la partita del secolo!
Oggi alle 05:48 AM
"Partita del secolo" è il termine con cui ci si riferisce alla semifinale della Coppa del Mondo 1970 di calcio, disputata mercoledì 17 giugno 1970 allo Stadio Azteca di Città del Messico tra Italia e Germania Ovest.
Qualche velo di polemica era stato alzato nel corso dei mondiali messicani. In primis, gli italiani non avevano entusiasmato nel girone eliminatorio; pur finendo primi, erano riusciti a racimolare solamente una vittoria, 1-0 contro la Svezia, e due pareggi a reti inviolate, contro l’Uruguay e soprattutto contro l’esordiente Israele; in realtà in quest’ultima partita l’Italia aveva segnato (con Domenghini e Riva) due reti, giudicate regolari dai commentatori ma annullate dall’arbitro, di nazionalità etiopica, su segnalazione di un guardalinee (fra l’altro, questa fu l’ultima partita commentata dal celebre telecronista Nicolò Carosio a causa di presunte sue affermazioni, poi smentite negli anni, di un giudizio di carattere razzista nei confronti del guardalinee, che comportò l’allontanamento definitivo di Carosio dalle telecronache). Questo aspetto passò però in secondo piano quando gli azzurri sconfissero i padroni di casa del Messico per 4-1 nei quarti di finale.
La polemica che più di ogni altra minava la tranquillità dei ragazzi del CT Ferruccio Valcareggi, e che esploderà dopo la finale, era però quella della famosa “staffetta” tra l’interista Sandro Mazzola e il milanista Gianni Rivera, Pallone d’oro 1969. La Germania Ovest si presentava all’Azteca fiduciosa: stravinto il girone eliminatorio, era riuscita nei quarti in un’impresa ottima, ribaltando nei tempi supplementari contro i campioni in carica dell’Inghilterra lo 0-2 con cui i britannici conducevano fino a venti minuti dalla fine (fu anche la prima vittoria in assoluto dei tedeschi sugli inglesi). I teutonici scesero così in campo, il 17 giugno, da favoriti. Valcareggi escluse ancora una volta dalla formazione iniziale Rivera preferendogli Mazzola.
Il primo gol fu segnato da Roberto Boninsegna, dopo soli otto minuti dall’inizio della partita, frutto di una combinazione con Gigi Riva. Per i seguenti ottanta minuti l’Italia giocò una partita difensiva, tenendo sulle spine i tedeschi con alcuni insidiosi contropiede e il portiere italiano Enrico Albertosi, protagonista di alcuni interventi decisivi, fu probabilmente il miglior azzurro durante i tempi regolamentari. Fu però il milanista Karl-Heinz Schnellinger, al suo primo e unico gol in quarantasette partite con la nazionale, a portare la gara in parità due minuti e mezzo oltre i tempi regolamentari. La cosa, contrariamente a quanto succede oggi, a quei tempi era più unica che rara; infatti praticamente in quasi tutte le partite gli arbitri fischiavano la fine allo scadere del 90º minuto. Questo spiega la delusione e lo sconcerto del telecronista Nando Martellini che al fischio finale dei tempi regolamentari disse al microfono: Questo Yamasaki! Due minuti e mezzo dopo la fine del tempo regolamentare!
Iniziarono così i tempi supplementari che, per la straordinaria densità di emozioni offerte, entrarono nella storia: al gol di Gerd Müller al 94′, abile a sfruttare un errato tocco della difesa italiana dopo un debole colpo di testa di Uwe Seeler, rispose un difensore azzurro, Tarcisio Burgnich (al suo secondo e ultimo gol in nazionale in sessantasei partite), su un errore difensivo tedesco. L’Italia, un minuto prima della fine del primo tempo supplementare, passò addirittura in vantaggio, con uno straordinario assolo di Riva in contropiede. Beckenbauer, a seguito di un infortunio che gli causò la lussazione di una spalla, restò stoicamente in campo, giocando con un braccio fasciato lungo il corpo, fino alla fine dei supplementari. Al quinto minuto del secondo tempo supplementare, la Germania trovò il pareggio. Il colpo di testa di Seeler su un pallone proveniente da un calcio d’angolo sembrò indirizzare la palla fuori, ma Müller intervenne di testa, trovando uno spiraglio tra Rivera (piazzato sulla linea di porta) e il palo. Albertosi non nascose affatto il suo rincrescimento nei confronti di Rivera, conscio che quell’errore poteva rivelarsi fondamentale per le sorti della gara. Fu un’azione corale, a riportare dopo appena sessanta secondi l’Italia in vantaggio: palla rimessa in gioco dal centro campo, undici passaggi, nessun intervento dei tedeschi e conclusione dello stesso Rivera che di piatto superò Maier.
Finì 4-3; l’Italia dopo trentadue anni era in finale del Mondiale e per tutta la notte, nelle piazze italiane, l’impresa fu festeggiata come la vittoria del Mondiale stesso in attesa della finale vera e propria. In Germania invece la gente non prese bene la sconfitta: dopo la partita ci furono diversi episodi di caccia all’italiano e molte macchine appartenenti a italiani furono date alle fiamme dai tifosi tedeschi inferociti. Fu una notte particolarmente difficile per le forze dell’ordine tanto che in occasione del successivo incontro tra Italia e Germania per la finale del Campionato mondiale di calcio 1982 la polizia tedesca si organizzò attivandosi ai massimi livelli e con il massimo scrupolo per evitare il ripetersi dei disordini della notte del 1970.
Fonte: Altervista Storie di Calcio
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