Juve, l'ex portiere nei guai: é passato dai diamanti al fango | Disastroso addio al calcio

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I tifosi in curva – Foto Lapresse – Jmania

L’ex portiere della Juventus racconta la sua nuova vita, lontano dal terreno di gioco conduce una vita semplice tra la natura

La Juventus ha sempre avuto un importante tradizione di portieri italiani di grande livello, da Dino Zoff a Gianluigi Buffon. Altri non sono stati da meno e hanno difeso con personalità e parate pregevoli la porta dei bianconeri, contribuendo ad alzare molti trofei.

Uno di loro ha indossato la maglia della Vecchia Signora per tutti gli anni ’90, diventando l’ultimo portiere a trionfare con i bianconeri in Champions League, con la finale vinta a Roma contro l’Ajax.

Una carriera che è poi proseguita, dopo una breve parentesi all’Inter, tra i pali della Lazio, club con cui ha concluso la propria parentesi calcistica a 37 anni.

Sono questi i due club a cui ha legato la sua immagine, con ricordi indelebili rimasti per i tifosi che l’hanno acclamato in più occasioni, apprezzando la tenacia che dimostrava in campo e l’attaccamento per la maglia.

Un passato da calciatore che è del tutto rinnegato, non è più come un tempo

Lui è Angelo Peruzzi che ha raccontato, in una recente intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, come vede il calcio oggi: “Tutto è cambiato, i giocatori sono un’azienda, firmano un triennale e dopo pochi mesi chiedono l'aumento col procuratore o vogliono essere ceduti. I portieri sono più bravi coi piedi che con le mani“.

Uno sport per cui non si sente più rappresentato: “Io oggi mica potrei giocare. Non dico sia sbagliato, ma non fa per me. Meglio i boschi, la natura“.

Angelo Peruzzi – Foto Lapresse – Jmania

Una nuova vita per l’ex portiere che non segue più il calcio

Come passa le sue giornate adesso: “A casa ci sto poco. Curo i miei interessi immobiliari e soprattutto sto all'aria aperta: il mio terreno, i miei boschi, i funghi, la caccia al cinghiale. La famiglia, gli amici, le cose semplici che mi fanno star bene”.

Un gioco che non è più autentico: “Il calcio è diventato un cinema, non fa per me. Mi chiamavano Cinghialone? Non mi piace, preferisco Tyson, me lo mise Liedholm“. Mancano leader come lui all’interno degli spogliatoi, capaci di farsi sentire, di creare un clima sereno ma anche di saper dare dei consigli preziosi, facendo da chioccia ai talenti più giovani.

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