CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / ESORTAZIONE ALL'ENTUSIASMO

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(Gianni Barone) – "Chiedo all'ambiente di crearlo, perché conosco molto bene questa squadra: ha bisogno dell'entusiasmo per esprimersi e fare bene". Su queste affermazioni di Fabio Pecchia, proprio mentre si doveva (o si lo si stava facendo a sua insaputa o senza il suo diretto coinvolgimento o assenso) festeggiare la vittoria di Venezia (e ribadite anche nella chiacchierata di mercoledì sera con Giorgia Cenni di Sky al Parma & Congressi, in occasione dell’annuale cena PPC, organismo che non ha sentito il bisogno di invitare all’evento questa testata) credo ci si debba soffermare, non tanto per verificarne la portata e l'impatto oltre il significato recondito che si vuole offrire, quanto a chi sia diretto.

Ai tifosi? Sì, ma a quale corrente della tifoseria? Quella Crociata? Quella gialloblù? O infine a quella giallo canarino (simil Modena) più civile, docile e un po' asservita, che io per motivi più che ovvi, escluderei dall'elenco.

Oppure, direttamente, il messaggio è rivolto a quella classe giornalistica parmense che si esprime attraverso i quattro canali (carta stampata, tv e radio in chiaro e assodato granitico monopolio – come sono lontani i tempi delle 5 radio locali e/o private che seguivano il Parma anni 90: Radio Parma, Radio Emilia, Onda Emilia, Radio Elle e Radio 12 in rigido ordine di apparizione e/o fondazione) con le voci dei vari Ceci, Piovani, Grossi, Zurlini, Calestani, Ferri, Schiroli, Gallerani, Barone, Majo, Colombi, Chiesa – ma soprattutto quelli del web e/o social, quelli che proliferano e hanno preso il posto delle emittenti libere, o presunte tali, di cui sopra e che, con accenni e toni diversi, cercano di dare voce a chi non ce l'ha e non la pensa allo stesso modo di tutti: a quella sorta di "maggioranza silenziosa", che non riesce ad esprimersi con facilità e continuità con i mezzi tradizionali di comunicazione, tutti gestiti da un solo grande e importante gruppo imprenditoriale.

Forse si riferisce a questi Pecchia? O sbaglio? A chi è fuori dal coro, che non riesce a capire il perché della messa fuori lista di Cyprien (scelta che qualcuno difende a spada tratta, contro chi, invece, ancora non riesce a scorgerne il senso) o di chi non comprende il non utilizzo di Valenti e Di Chiara, tuttora in rosa ma sempre ignorati, sempre senza comprenderne appieno la causa, oppure chi ha chiesto come mai si è tardato così tanto a far esordire, anche in periodi di emergenza difensiva dovuta ad infortuni in serie (Circati ed Osorio) un giovane difensore emergente come Leoni, titolare e capitano della nazionale Under 20, azzurra, che però, infine, a Venezia, è stato gettato nella mischia, a sorpresa, con qualche rischio, ma è riuscito a superare bene la prova, eliminando tutti i dubbi e le perplessità sostenute e avanzate?

Per non tacere dei continui forfait di Osorio, a cavallo tra le due soste per le nazionali, in cui il giocatore non viene impiegato per motivazioni che rimangono oscure senza capirne, anche in questo caso, il senso.

O del fatto che Keita, finalmente promosso titolare, per cause di forza maggiore, dopo l'esordio lampo, culminato con il doppio giallo e il rosso fulmineo contro il Cagliari, abbia dovuto attendere, qualche giornata di troppo prima di essere preso in considerazione, e che, con pur con tutta la fiducia riconquistata, non è riuscito ancora, a fronte della sua valutazione e del prezzo sborsato per il suo ingaggio, a giocare per intero una partita, poiché sovente sostituito, magari appena dopo una frazione.

Tutti particolari senza alcuna importanza, verrebbe da dire, quelli addotti, che se solo fossero stati trattati o spiegati non avrebbero certo fatto male all'ambiente al quale viene chiesto di trasmettere entusiasmo alla squadra che, letto in controluce, vorrebbe dire “evitiamo, per favore, e per carità, discussioni e polemiche inutili, non servono a nessuno né alla squadra, né alla società, né tanto meno alla tifoseria, e alla presunta critica sia quella più allineata, che quella più scapigliata o dadaista del web”.

"Basta poco, che ce vo' ?", avrebbe detto qualcuno parafrasando uno spot umanitario alla Giobbe Covatta. Ma quel poco è quella semplicità che molte volte serve a risolvere i problemi e ad evitare gli equivoci e le figuracce. Quel principio metodologico (mitologico se applicato al sempre accogliente mondo del pallone) secondo cui “si fa inutilmente con molte cose ciò, che si può fare con poche cose” (detto anche Rasoio di Ockham ) con il quale già da qualche pezzo vi sto frantumando le scatole per non dire i maroni, visto che siamo in stagione di castagne e affini.

Quel principio di parsimonia e semplicità che, se proiettato sul rettangolo verde di gioco, si tramuta con voglia di riuscire a farcela con quel poco che serve, tipo difesa attenta, fatta di densità e di accurate marcature quando si è attaccati, e capacità, abilità, leggerezza, e entusiasmo nel saper ripartire verso la porta avversaria, al fine di creare palle gol vere e proprie che non sempre attraverso la manovra e il palleggio accurato e sopraffino si riescono, con continuità, a creare.

Questa è la vera rivelazione filosofica che, applicata al calcio, può esistere, cioè che qualsiasi possibilità non va scartata a priori e che riuscire a sapere quando risulta essere l'ora di attuare un certo tipo di accorgimento o di atteggiamento, diventa l'opzione e l'opportunità migliore. Se vogliamo chiamarlo “entusiasmo” tutto questo, facciamolo per sentirci bene tutti e non in conflitto con correnti e categorie del pensiero che, se anche non coincidono con le nostre, vanno, comunque, per il bene comune e collettivo accettate, seppur non condivise.

A questo, dunque, si riferiva il tecnico? O mi sto tremendamente sbagliando, al pari di chi, su di un giornale sportivo sabaudo, ha dato a Valeri un "roboante" 7.5, solo per il gol senza aver considerato tutto il resto (pallone perso nella trequarti, il quarto consecutivo dopo i due a Torino persi da Coulibaly e Sohm, e quello di Estévez col Genoa) che ha favorito il vantaggio del Venezia, compreso. Della serie quando si sale in cattedra a fare i professorini occorre considerare anche gli errori commessi, sottolinearli, al fine, che gli alunni, per essere finalmente promossi e meritare il Bravo 7+ alla Cochi e Renato (senza favori per l'insegnante in cambio) se ne ricordino per correggerli. Meditate gente, anzi giovani emergenti e miracolati meditate… E se il caso studiate ancora un po'… Non vi fa male… Di certo… Gianni Barone

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