
CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / FINALE DA CIAPA NO O SI?

03/25/2025 07:00 PM
(Gianni Barone) – E’ iniziata una settimana cruciale per il Parma: per un mese, quello di aprile (di solito, all'inizio, si parla quasi per convenzione di marzo) che sarà altrettanto cruciale se non il crocevia dei destini di molte altre squadre, al momento parrebbe altre sette, che sono nella stessa condizione, cioè quella di mantenere quella massima categoria a cui tutti ambiscono, o e che non vorrebbero abbandonare giammai.
Però, tre di queste otto, lo dovranno fare per forza, in virtù di ciò che si sarà in grado, oppure no, di fare in queste ultime delicate, tremende, sofferte nove partite, all'interno delle quali, tutte saranno chiamate a fare quello sforzo in più, rispetto al normale, fino ad ora esibito, per meritare l'agognata salvezza: quindi, diventa quasi d'obbligo consultare il calendario e fare tabelle, azzardare ipotesi su quelle che potranno essere le potenzialità o le debolezze delle forze in campo, partendo da una classifica con cui ormai non si può fare più fare o farne i conti.
Si stabiliscono priorità, rapporti di forza, prospettive, possibilità, sgombrando il campo, per lo meno a parole, con tutti quei fattori, esogeni, tipo caso, sorte e fortuna, che dovrebbero essere marginalmente confinati fuori dal campo in cui si dovrebbe decidere chi è forte e chi no, (eh? o no) o chi è meritevole di restare nella categoria e chi dovrà scendere, non tanto agli inferi, quanto nell'imprevedibile rischioso e arduo "girone infernale", per modo di dire (c'è di peggio nella storia della vita) della serie cadetta che tutti farebbero volentieri a meno di dover frequentare.
In poche parole, si ricomincia a fremere, palpitare, gioire, disperarsi, perché l'obiettivo di un'intera stagione diventa imperativo da prendere con tutto l'impegno e la serietà del caso necessari quasi obbligatori. E' ovvio che questa marcia di avvicinamento alla fine dei giochi si fa incombente e fa ragionare tutti su quelle che sono le difficoltà che ogni contendente avrà l'onere di dover fronteggiare al meglio, in base a quello che il calendario propone e impone.
E il Parma, se la difficoltà maggiore sarà rappresentata dagli impegni con squadre di vertice, che lottano per lo scudetto o il piazzamento europeo nelle varie competizioni continentali, si trova nella condizione peggiore rispetto alle altre, visto che su nove partite ben sei le dovrà sostenere contro big o presunte tali del torneo, a confronto con le 5 del Lecce, le 4 del Monza, le 3 di Cagliari, Empoli e Venezia, le 2 del Verona, e l'unica contro l'Inter all'ultima giornata che dovrà sostenere il Como di Fabregas che, comunque vadano a finire le cose, rimane in cima al gradimento degli esteti del bel calcio di oggi, quantunque lo stesso tecnico dei lariani di definisca, con orgoglio e malcelata modestia "perdente di successo", contento di esserlo, a fronte di prestazioni, per lui e per molti, mirabili ed apprezzabili dei suoi, sotto il profilo estetico del gioco al contrario di chi opta per derive risultatiste, talvolta fine a loro stesse, non belle da vedere.
Di converso, il Parma, nella classifica degli scontri diretti, si presume infuocati, indecifrabili alla vigila e da decidersi quasi sempre all'ultimo respiro, risulta essere ultima con soli due impegni diretti, a Verona, lunedì prossimo e in casa col Como alla quartultima, mentre l'Empoli ne avrà ben 6 di scontri diretti, in cui i punti valgono veramente il doppio e talvolta anche il triplo; il Como, il Verona, il Cagliari ne avranno 5, Venezia e Monza 4, e il Lecce 3.
Quindi, alla luce di tutto questo, ha inizio il nuovo campionato per tutte e otto, con favorite e sfavorite che vengono decretate a seconda di come si vogliono intendere le difficoltà e le diversità di atteggiamento e approccio (parole che nel vocabolario calcistico moderno non mancheranno mai) nei vari impegni di qui alla fine. Disquisizioni il più delle volte sterili, perché improntate su assunti o categorie di pensiero, che non possono in nessun modo rendere l'idea dell'imprevedibilità che i risultati rendono ancora, non dico bello o bellissimo, ma per lo meno avvincente, questo sport, pur nei tanti limiti etici e sociologici, che ultimamente evidenzia. Ma tant'è.
Ripartiamo dalle cose concrete, e talvolta banali, che le ultime dai campi ci hanno offerto, con un Parma che, scrollandosi di dosso l'aura della leggerezza e dell'entusiasmo della precedente gestione tecnica (premiata dai colleghi con la Panchina d’Argento, la seconda in carriera per Fabio Pecchia – dopo quella con la Cremonese – che si sarebbe tolto qualche sassolino nelle dichiarazioni a margine, rimettendo in moto sui social gli haters), deve vestire i panni del guerriero ed indossare l'elmetto, per recarsi in trincea secondo il nuovo modello di pensiero ispirato dal suo nuovo condottiero Chivu, rappresentando, cioè, quell'idea, secondo cui non si sa, fino a che punto o se sia meglio che diventi o "un esercito di leoni guidati da una pecora o un esercito di pecore guidati da un leone", nella fattispecie uno come Chivu abituato a lottare così come lo era stato dipinto da calciatore, prima, e da tecnico, concreto e pragmatico fino all'osso, oggi?
Questo non è che sia un dilemma tanto amletico, anche alla luce della gara spartiacque di Monza, in cui si è avuta l'impressione che in campo si siano alternati in fase di azione, gli ovini, ossia pecore della metafora di cui sopra pare attribuita ad Alessandro Magno, che se ci fosse stata una Coverciano dei condottieri non avrebbe certo fatto flanella tra i corsisti, e in fase di reazione, dopo il gol subito che aveva fatto balenare pericolosi ed oscuri presagi, quei leoni o fiere che hanno permesso di raggiungere il pareggio, grazie al graffio degli artigli del suo re leone di giornata, ovvero Bonny, come capitato nella gara precedente col Toro a Pellegrino.
Quale delle due anime prevarrà nelle azioni, che dovrebbero essere preponderanti, secondo l'ottica dei tecnico romeno italianizzato al massimo per principi e per vocazione tradizionalista, rispetto alle reazioni indotte da svantaggi da evitare in futuro, di qui alla fine? Fermo restando che diventare leoni all'improvviso non è che sia impresa agevole, di tutti i giorni e per tutti, di sicuro nonostante le diffidenze iniziali, la natura più felina che ovina del tecnico pare essere indubbia o almeno così sembra essere all'apparenza. Quindi, ora, non resta altro che attendersi di saper se sarà, oppure no, un finale da "ciapa no", per tutti, cioè con un abbassamento della quota salvezza ben sotto alla soglia dei 40 punti, come ipotizzato dagli esigenti o dagli esperti, o se vi saranno impennate improvvise, o rovinose cadute anche o solo dalle altre parti.
La partita resta apertissima (sdong) anche se qualcuno ipotizza, facendo riferimenti storici mai certi, che qualche tecnico tipo D'Aversa dell'Empoli su cui i crociati, debbono, per ragioni di classifica fare la corsa, sia capace di tutto nel bene e nel male (pro domo sua) o altri ex o attuali integralisti del presunto bel gioco tipo Di Francesco del Venezia, che deve risalire per forza di cose la china, o Giampaolo del Lecce, per inseguire fantasmi di calcio esteticamente apprezzabile, potrebbero perdere di vista l'importanza e la crudeltà del risultato da raggiungere ad ogni costo e con ogni arma.
Anche il Cagliai, che ha un tecnico (Nicola) molto preparato nel discorso salvezza, con alle spalle rimonte importanti dal basso, potrebbe ancora rischiare, mentre al Monza restano solo i numeri per la speranza, discorso opposto per il Como, al di là proclami di giochismo del suo apprezzato tecnico, dalla critica e non solo, e per il Verona, che ha pareggiato pochissimo finora (solo 2 volte, quasi un record), ai quali, dall'alto di quota 29 di punti finora ottenuti, in una logica di abbassamento della quota salvezza, in virtù di inopinati e forse non infrequenti ciapa no, collettivi o diffusi, potrebbero, rispetto alle concorrenti permettersi qualche passo falso in più, privo di rischi per l'esito finale della contesa.
E' ovvio che tutti auspicherebbero, Parma in testa, qualche "ciapa si", in fatto di punti contro le grandi, da non escludere del tutto visto che delle 5 vittorie, ben 3 sono arrivate contro squadre di alta classifica come Milan (sic, più per nobiltà di passato che non per veritiera classifica alta), Lazio e Bologna, con le restanti due contro le attuali cenerentole del torneo, Monza e Venezia. Tutto e il suo contrario, come al solito risulta possibile. E allora "che parliamo a fa'". Sarebbe meglio fare "domande del cavolo" a chi s'indispettisce e tratta male l'interlocutore o l'interlocutrice, come, successo, ahinoi, ad un ex leader politico, per nostra e sua fortuna ex. Oppure no, rispettiamo sempre le idee di chi non la pensa alla stessa maniera, in ogni ambito… Gianni Barone
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