CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / I DIFENSORI NON SANNO PIU' MARCARE

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(Gianni Barone) – Con sommo disappunto, all'indomani della seconda sconfitta interna consecutiva del Parma, siamo qui a raccogliere una serie di considerazioni – peraltro neanche critiche, nel senso più nobile del termine – da parte di tifosi e giornalisti, molto scontate, banali persino, che non portano da nessuna parte e non apportano alcun contribuito fattivo, alla risoluzione del problema che attanaglia, senza via d'uscita stando ai fatti, la situazione della squadra, critica, nel senso meno nobile del termine, non fornendo alcun tipo di soluzione in termini di possibili correttivi.

Parma definito bello con le grandi e fragile con le piccole, e con le medie – come il Bologna, prossimo avversario, reduce dalla gara di Champion persa con l'onore delle armi messe in campo – come sarà?

Ci vuole spirito di sacrificio, cioè umiltà, qualcun altro propone, il che non vuol dire snaturare necessariamente il proprio gioco, ma presuppone, una presa di coscienza effettiva, circa, cosa occorre cambiare e su cosa occorre lavorare per correggere, azzardo: attenzione? concentrazione? Nei momenti delicati e topici degli incontri in cui la consapevolezza di proporre ciò che si sa fare o si è fatto finora, finisce per non bastare e addirittura per non servire del tutto per niente.

Rimbalza come una pallina impazzita, nel flipper dei commenti degli analisti del giornale locale, la parola magica equilibrio, condita in tutte le salse, che dovrebbe essere la panacea di tutti i mali, ma che, d'incanto e con facilità, non si riesce a reperire a nessun tipo di mercato delle possibilità, delle evenienze e delle idee.

Un’astrazione che difficilmente, si potrà fabbricare con il lavoro quotidiano o l'allenamento settimanale, se non si decide di cambiare qualcosa nei piani e nell'abito tattico che si è scelto e che ha raccolto consensi fino a un certo punto e punti non proporzionati alla mole di lavoro costruito ed espresso, e nelle prerogative strategiche che si è voluto, finora, inseguire e perseguire con la scelta di un tipo di gioco offensivo e non conservativo fuori dagli schemi e dall'ottica di un tecnico che già quando era secondo dell'illustre Rafa Benitez, non aveva ricevuto da cotanto maestro gli strumenti idonei per un tipo di gioco portato alla cura della fase difensiva.

Quindi, dall'oggi al domani – con un ieri che aveva all'inizio fatto illudere, prima delle attuali preoccupazioni – trovare una strada nuova dovrebbe prevedere la ridiscussione anche di alcuni principi di gioco che avrebbero dovuto essere consolidati ed immutabili, molto lontani dal «primo non prenderle» che qualcuno (magari prima supporter del propositivisimo…) timidamente comincia ad avere il coraggio di proporre.

Il «segnare un gol più degli altri », lo ribadiamo: di zemaniana memoria, non sempre nella realtà pare riesca, mentre non farebbe male, non solo nel gioco di parole, «subirne uno di meno», non perché lo dico io, ma, forse, perché, sarebbe il «buon senso» , del «buon padre di famiglia» che sceglie di allenare, che lo dovrebbe suggerire e/o consigliare.

Ed ecco che qualcuno, credendo di stupire, inneggia al 4-1-4-1, che non esiste in natura, ma soprattutto non trova fondamento o presenza in nessuno dei testi di tecnica calcistica in uso nei corsi e nelle accademie del settore tecnico federale, in quanto lo stesso altro non è che o il 4-3-3 o il4-4-2, mascherati e stravolti, nella rappresentazione dei numeri relativi, a tre reparti: difesa (4), centrocampo (3 o 4) e attacco (3 o 2), che giornalisticamente, si è voluto, per stupire o farsi belli e bravi, creare ad arte e a uso e consumo per articoli fintamente dotti o per comparsate in talk show sportivi popolari d'impatto.

Una volta c'era il 4-4-2 che poteva essere piatto (classico) o a rombo (diamante), senza o con trequartista e basta, senza ricorrere al mezzo reparto tra la linee, come soleva dire Mauro Sandreani, uno dei primi commentatori Tv Rai, quindi quel numero (1) al secondo posto della sequenza esemplificativa del sistema, con il quale si vorrebbe evidenziare la posizione davanti alla difesa di un eventuale "metodista" o "sistemista", nella realtà dei fatti del gioco non ha alcun senso indicarlo. Questo per l'esattezza e la precisione nella divulgazione che troppo spesso o sfugge o non è affatto presente nel bagaglio tecnico di chi si avventura in tale tipo di disquisizioni.

Però, tornando al problema, di stretta attualità, relativo alla mancanza di attenzione nel saper difendere, prima di entrare nello specifico di ciò che non funziona e di ciò che bisogna correggere o migliorare, occorre ricordare, come qualcuno ha ben voluto affermare, che il Parma brillante e spumeggiante delle prime apparizioni è diventato materia di studio o lettura preferita prima di prendere sonno da parte di tutti quegli allenatori che hanno affrontato o affronteranno il Parma.

L'essere prevedibile, però, non esclude il fatto, come ha avuto modo di sostenere Pasquale Bruno (ex Juve, Toro, Como, Lecce, Fiorentina), detto “O' animale” per la sua grinta agonistica notevole, che "i difensori guardano la palla e non marcano più l'uomo: io cercavo di toccarli per non far prendere loro la palla, servirebbe un tecnico che insegni i fondamentali della fase difensiva, in serie A ogni cross che si fa c'è il gol". Questo è il punto che nessuno osa toccare, circa la difficoltà o l'incapacità di saper marcare, contrastare e disturbare in area gli attaccanti da parte dei difensori, e quelli del Parma, nessuno escluso, se andiamo a rivedere le sequenze dei gol subiti, si preoccupa di stringere il controllo su qualcuno: troppi uomini liberi e indisturbati è troppi difensori che non marcano nessuno, anzi marcano “l'aria” che con il gioco non c'entra niente.

Essere la peggior difesa del torneo, al pari dell'Atalanta, che però in Champions su due gare mantiene ancora la sua porta inviolata, dovrebbe indurre ad una riflessione rivolta ad un eventualecambio di sistema effettivo, come già sostenuto su queste colonne, cercando con la difesa a tre, una maggiore compattezza e un minore sbilanciamento in avanti nelle fasi di "rottura" con l'impiego di un attaccante in meno e l'utilizzo, come centrale di difesa, di uno come Hernani capace di essere leader e utile anche in impostazione. Qualcuno ha ravvisato nell'utilizzo del brasiliano, come difensore centrale, una sorta di flop in quanto le sue doti di marcatore non darebbero, a loro avviso (i nostri Tegoni e Pallini, ad esempio, ma io non sono totalmente d'accordo a metà con loro) garanzia di solidità: magari, forse, limitatamente alla difesa a 2 centrali, mentre in quella a 3 potrebbe essere strategicamente, più opportuna o convincente.

Si potrebbe provare, per uscire dal campo delle ipotesi e delle astrazioni fin qui espresse e per scendere sul campo dei fatti reali, iniziare a trovare qualche soluzione alternativa non fittizia. Ma quello che Pasquale Bruno ha sottolineato non andrebbe discusso o disperso, e anche se il suo compagno di squadra della Juve Roberto Tricella, gli aveva affibbiato quello scomodo soprannome, mutuato dal mondo della malavita, il pensiero sulla difesa, non è da "O’ animale", ma dovrebbe essere sicuramente "umano troppo umano", comprenderlo e seguirlo. Gianni Barone (foto in evidenza dalla gallery di Lorenzo Cattani di Parma-Cagliari per SporParma)

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