CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / TUTTI PER UNO, 3 ROMBO 3 PER TUTTI

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(Gianni Barone) – Noto, con estremo piacere ed immensa soddisfazione, che dopo "periglioso pellegrinare", tra astrusi, ma istituzionali lidi di idee pallonare (approccio, atteggiamento, mentalità da non tradire e perservare semper) che anche i 4 moschettieri della Gazzetta di Parma del martedì (a volte anche del lunedì, o altre giornate, in base a logiche spezzatinee) a fatica alcuni (quasi con conversioni alla Don Rodrigo), più sereni altri, siano arrivati e abbiano chiesto approdo verso le posizioni che su questa colonna "infame" sono state sostenute da me e da noi (ci metto anche chi, dalla tolda, sia pure al momento afono per scelta o meglio per necessità, dirige, con passione e rigore questo sito) in merito a ciò che non va nel Parma, attuale, e su ciò che andrebbe corretto per non andare, del tutto, alla deriva.

E' notorio che quanto da me scritto da alcune settimane, non avendo trovato, non dico ammirazione – di quella se ne può anche fare a meno, dopo quarant'anni e più di giornalismo – ma neppure seguito, potrà sfuggire ai più distratti, distanti o indifferenti sportivi, tifosi e lettori che seguono, con più o meno passione e/o partecipazione le vicende sportive societarie del tanto amato Parma calcio. Però mi preme far notare che alcune nostre, mie, tesi, ora che le cose non vanno proprio bene o per lo meno non nella maniera che molti speravano o auspicavano, vengano abbracciate anche da chi, sul massimo ed unico (ahinoi) giornale locale, offre, in qualità di esperto, le proprie analisi, osservazioni, opinioni.

Infatti, martedì, dolce è stato il risveglio nell'aver accolto, che anche i "moschettieri del re", si siano accorti (mi scappa un con colpevole ritardo) delle magagne a livello tecnico-tattico-strategico che hanno contornato e afflitto il cammino degli uomini di Pecchia, nelle ultime tre quattro settimane, da quando, cioè, è venuto a mancare alla squadra l'estro, la creatività e la regia di Bernabé che, secondo alcuni, bastava che fosse sostituita/surrogata meglio, da un semplice e banale "senso di squadra", insito nell'idea di un collettivo che ha saputo negli anni coniugare al meglio ciò che nel calcio, oltre al valore dei singoli, deve valere per fare squadra e per ottenere vittorie: compattezza, mutualità, adesione al progetto di gioco (sic).

Leggere che "occorre cambiare modulo" (correttamente si definisce sistema di gioco, magari si passasse ad un modulo, quello a uomo, caro il mio Carletto) da "Athos" Chiesa, che serve attenzione sulle marcature preventive (già da noi sottolineato dieci giornate fa, dopo la sconfitta col Cagliari) come ribadito da “Porthos” Ampollini o che, sull'esempio di Venezia, bisogna fare densità e ripartire (non detto precisamente così, ma quasi) e che bisogna evitare inferiorità in mezzo al campo, come affermato da “Aramis” Balestrazzi, o infine sentire (quasi) dalla voce scritta di “D'Artagnan” Dallatana) che contro le squadre che hanno difesa a 3 si soffre (musica per le mie orecchie, quale primo divulgatore del problema)…

…penso sia motivo di orgoglio per aver convinto un po' tutti che"è ora di cambiare", come dal titolo del mio pezzo precedente, che molti hanno equivocato, intendendolo, a torto, come un invito ad un cambio di panchina da me mai pensato, ma da troppi tifosi ingrati auspicato, sia un monito e un suggerimento per poter correggere, fin che si è in tempo, il tiro e riavviare la rotta verso più comodi e tranquilli lidi, di qui alla fine dell'anno, e girone di andata e inizio del nuovo anno e girone di ritorno, negli impegni, guarda caso, proprio con tre squadre, Roma, Monza, Torino, che giocano tutte e tre con la difesa a tre.

Tre tre (come il trio di comici o pista da gara di sci). Una vera ossessione si potrebbe pensare, però credo che rivedere i piani tattici non sia un'onta o una vergogna: anzi, potrebbe anche essere una risorsa, pur non avendo la certezza che si tratti della "panacea per tutti i mali" da debellare o per risolvere una questione delicata come quella dell'affanno e della fragilità della fase difensiva, e non della linea difensiva, come Pecchia ha ben specificato nel post Verona, a benefico dei bravi scolaretti che ne fanno fatto tesoro.

Nel senso che non si può liquidare il tutto col dire che i difensori del Parma siano inadeguati, perché non è assolutamente vero, però occorre che gli stessi vengano messi nella condizione di avere più coperture e più protezione in ogni senso, e in ogni verso del campo, e in questo caso il ricorrere alla difesa a tre, con i cosiddetti quinti larghi sulle fasce, ma pronti a stringere in caso di bisogno o di emergenza, possa essere una soluzione idonea per lo meno da provare.

Questo nel campo delle idee tattiche: poi occorre che, sull'esempio della gara di Venezia – per la cronaca unica vittoria Crociata contro formazione disposta a tre dietro (un caso?) – sarebbe opportuno fare più densità (che non è per forza catenaccio nei termini, però, nella sostanza, sempre senza pregiudizi o preconcetti, alla D'Aversa, lo potrebbe anche apparire) con atteggiamento un po' più conservativo, ma in ogni caso più disposto o propedeutico per eventuali ripartenze, contropiedi, attacchi in campo aperto, chiamiamoli come vogliamo (anche Ernesto, restando in tema di importanza del come chiamarsi) che possano risultare efficaci e vincenti, vista la presenza in rosa di tantissimi giocatori abili in tali tipi di ribaltamento di fronte.

E citiamo fra tutti, oltre a Sohm, il migliore e il più in forma di tutti, molto criticato in passato da molti che ora fanno rapido dietro-front, Almqvist, Cancellieri, Mihaila, Benediczak oltre allo stesso Man, per non parlare di Bonny, i quali, ora, sono quasi tutti oggetto di critica, in quanto, non potendo sfruttare le loro doti negli spazi in velocità, finiscono nell'imbuto di marcature particolarmente attente ed aggressive che ne limitano al massimo la pericolosità d'azione e la qualità negli interventi.

Invece di subirli gli "Ernesto" (leggi: ripartenze o come cavolo volete definirli) come successo contro un Verona, che sempre per la cronaca, dopo una settimana terribile prima della vittoria del Tardini, con voci ricorrenti di esonero del tecnico Zanetti, come prima cosa ha pensato bene di cambiare assetto, passando dalla difesa a quattro a quella a tre, in modo tale di avere in mezzo al campo, come sottolineato da Balestrazzi nella sua analisi, quella superiorità che fa male di più rispetto a tutte quelle che si verificano in altre zone del campo, ributtando quella tesi, sostenuta da alcuni, che giocando undici contro undici alla fine tutto si annulla, tutto si compensa. Non è vero.

Tutto si crea e tutto si distrugge, in poche semplici parole di una filosofia che non sempre nel calcio trova applicazione. Per creare occorre prima saper distruggere bene. Saper creare solamente, in un logica di calcio propositivo che anche i più illustri maestri che lo hanno ideato e nobilitato ora lo ridiscutono, potrebbe anche non bastare e non servire se prima non si è in grado di distruggere il gioco avversario, non necessariamente nella maniera "sporca", che tutti invocano, ma quella un po' più ordinata e organizzata dettata anche da un assetto diverso, con più concentrazione sia di uomini (densità), che di pensiero (intensità). Quindi avanti col "3 rombo 3"? Che potrebbe essere anche “3 esagono 1” nei casi estremi e più complicati, se non disperati. Con i numeri, in parte sostituiti, da figure geometriche, a me tanto care per vocazione, stile e studiosa passione, come geometra, geodeta e geografo di professione. Gianni Barone

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