IL 50° DI RADIO PARMA, VIDEO CONVERSAZIONI COI PIONIERI: LUIGI FURLOTTI

(Gmajo) – Continuiamo ad onorare i 50 anni di Radio Parma, conversando con uno dei pionieri di allora: Luigi Furlotti. All’epoca quindicenne, suonatore di chitarra e cantautore, fu uno dei prescelti al casting che precedette la nascita di Radio Parma. Come ci ha ribadito di recente anche Marco Toni, l’idea iniziale dell’editore Virginio Menozzi e del direttore Carlo Drapkind era quella di fare una tv, magari che scorresse sul cavo sull’esempio di Peppo Sacchi di TeleBiella e fu proprio il tecnico a convincerli a virare sulla radio: fatto sta che nei mesi precedenti quello storico 1° gennaio 1975 diverse belle ragazze e ragazzi vennero selezionati come possibili volti di Teleparma (cavo) o Parma Tv (etere), ma che poi si ritrovarono ad essere voci della radio e tra questi c’era, appunto, anche Luigi Furlotti.

Lo rincontriamo, 50 anni dopo quei fatti, in uno splendido locale della nostra provincia che lo stesso Gigi mi suggerisce come location per la nostra video conversazione: il Bar Pepo di Traversetolo. Qui ci accoglie e ci ospita con sensibilità ed attenzione l’attuale titolare, Alessandro, già ragazzo di bottega dello storico gestore che, quando chiuse i battenti, gli affidò, con l’attività da proseguire, anche i preziosi arredi. con la esclusiva bottigliera centrale, le pareti affrescate, i lampadari in cristallo di Murano, che ci proiettano all'inizio del Novecento del secolo scorso, conservando il frutto del lavoro degli artigiani locali di allora che intagliarono il bancone, posarono i marmi, affrescarono i soffitti, avendo ben presente di dover fare del proprio meglio per valorizzare la storia passata tra quei muri, come racconta il Parmense.

In questa particolare atmosfera ancor più facilmente fioccano i ricordi, in gran parte documentati nel video, ma anche fuori onda, proprio per il piacere di riassaporare tra noi quel tratto importante in comune della nostra vita professionale. Luigi ci tiene a ricordare come, ininterrottamente, da 50 anni, abbia continuato a fare radio: oggigiorno collabora con Circuito 29 – che io amo chiamare R.C. 29, proprio come quando la frequentavo nel lontano ’79, quando approdavo ogni sabato in quel di Viadana, attratto da Simona, che, però, ahimè proprio non mi filava… – ma dopo la capostipite, si mise in proprio creando Radio 12.

Nell’immagine sopra, la riproduzione della tessera di Luigi Furlotti, firmata dal direttore Carlo Drapkind (che noi chiamavamo amichevolmente Cerlo, poiché nell’autografo dell’esemplare assegnato a me, la “a” di Carlo sembrava più una “e”) che attestava la sua appartenenza a Radio Parma. Ebbene, come potete vedere, il numero a lui assegnato era il numero 12, numero che nella sua vita ha sempre avuto un significato, non casuale che l’emittente che a lungo lo ha avuto come guida si chiamasse proprio così… La qualifica appuntata era “programmatore D.J.”, del resto a lui era affidata la conduzione di programmi musicali, inizialmente soprattutto di musica italiana.

Nel ricordarmelo, la cosa mi ha un po’ stupito, perché rimembravo Gigi molto attratto dalla radiofonia degli States, ma, soprattutto a metà anni settanta erano in voga i cantautori, e, come già accennato all’inizio, lo stesso Furlotti ambiva a diventarlo. Proprio di questo tema, immagino avesse conversato con Mauro Coruzzi, il futuro Platinette, quando un bel giorno si presentò, a propria volta con la chitarra, nella sede di Via Cavallotti e toccò proprio a lui intervistarlo. Parlando con gli altri responsabili della redazione musicale (Roby Bonardi, che aveva autografato la tessera dell’AID, Associazione Italiana Disc Jockey e Luigi Stocchi), Luigi Furlotti segnalò l’ospite, distintosi per la parlantina e la preparazione musicale (“io preferivo i cantautori, lui di più la Vanoni, Patty Pravo e Mina…), contribuendo così ad aggiungere un ulteriore tassello importante del mosaico delle professionalità scritturate dalla prima Radio Parma.

Come il sottoscritto, anche Luigi Furlotti si sente un “figlio” di Carlo Drapkind: pur essendo soprattutto di estrazione musicale, il direttore lo volle inserire tra i collaboratori de L’Opinione Pubblica, un settimanale di attualità molto diffuso in città: Parma. come informazione, aveva all’epoca un certo fermento, ricordo anche un altro settimanale, ParmaSette, oltre alla edizione ducale del quotidiano regionale “Il Resto del Carlino” che dedicava a Parma ben “tre pagine di cronaca dalla città e dalla provincia” e “tutto sull’attualità della Regione”, come scandivano i vari annunciatori di Radio Parma nelle inserzioni che precedevano il Giornale Radio. Pubblicità raccolte dalla Società Manzoni (la stessa della Gazzetta di Parma), anche se non mancavano i “cambi merce” e quelle gratuite, magari anche per spingere altri a fare altrettanto, dando un sostegno all’editore.

Editore, Virginio Menozzi, che in tanti di noi ricordano per essere particolarmente oculato – l’avventura intrapresa, del resto, poteva rivelarsi superiore alle proprie forze – e Luigi Furlotti ricorda ancora che era stato ribattezzato “sindacalista” dal patròn, poiché perorava la causa comune dei vari prestatori d’opera ad esser regolarmente pagati. Una singolare forma di compenso erano le consumazioni nel vicino ristorante “da Marino” in via Affò, il quartier generale del triumvirato (Menozzi, Drapkind, Toni): ma quando il Cavaliere (Menozzi, appunto) si trovò un mega conto da pagare, poiché i ragazzi lasciavano da pagare a nome Radio Parma, si infuriò non poco e la pacchia finì…

Dopo l’iniziale titubanza a rendere pubblico l’indirizzo – fioccavano i sequestri delle radio “pirata”, quando ancora si agiva nell’a-legalità prima del definitivo tramonto del monopolio e batteva forte il cuore ogni qualvolta una Gazzella dei Carabinieri si fermava o solo transitava in Via Cavallotti – soprattutto con l’avvento del Notturno (ossia l’estensione fino alle 24 dei programmi in diretta) si è cercato – e rapidamente trovato – il contatto con il pubblico, che non solo telefonava per le dediche (fenomeno che aveva caratterizzato gli albori, ma rimasto a lungo nel tempo come tratto distintivo delle emittenti libere), ma anche veniva a visitare gli studi, lasciando, magari come il poeta Abramo Martini, recordman di composizioni in versi, traccia del proprio passaggio…

Attorno al 1978 Luigi Furlotti, assieme al dj Daniele Ferro e a Giampiero Castelli, tra i primi a realizzare banchi di regia per le radio, fondò lo Studio Veronica, dove venivano confezionati, oltre a jingle e spot, anche trasmissioni radiofoniche, tra cui “Il Mondo di Luigi Furlotti” che venivano vendute, in audiocassette, a numerose emittenti della penisola. Ci fu anche un tour dal vivo dello stesso Furlotti tra le varie radio clienti, nelle quali, eccezionalmente, andava in diretta, conoscendo. così, di persona, le varie realtà. Mi viene spontaneo accostare questo fenomeno alla famosa interconnessione di Berlusconi, che in attesa di poter avere la diretta, collegava le varie emittenti affiliate al biscione attraverso videocassette fatte viaggiare su e giù per lo Stivale e messe tutte in onda alla stessa ora, simulando la contemporaneità.

Marco Toni ci aveva raccontato che Luigi Furlotti lo aveva assistito, a marzo 1975, quando accese Radio Milano International nella sede di Via Locatelli, (due mesi dopo il parto di Radio Parma): Gigi ci conferma la veridicità dell’episodio, ringraziando il geniale tecnico che lo consigliava quale direttore artistico alle varie radio che lui stava installando in tutta Italia. Tra queste, ad esempio, Radio Massa, che trasmetteva da un’armeria di Marina di Massa: era l’estate del ’75: al suo ritorno, insieme (il trionfo della R), curammo Juke box su Radio Parma, il primo programma in assoluto che condussi alla tenera età di 11 anni, poi, però, avendo ancora la voce bianca da bambino, preferii stare dietro le quinte, rubando i segreti ai colleghi più grandi, imparando escamotage analogici che mi furono assai utili nel prosieguo della carriera, quando univo a quella per il giornalismo, la passione per la parte tecnica. L’adesivo (rarità) di Radio Baby sopra è relativo ad una emittente che, commissionata dal proprietario del Mistral Set (importatore di dischi), Luigi Furlotti mise in piedi nel ’77 e che aveva la caratteristica di trasmettere solo di notte, per promuovere gli introvabili brani in vendita solo nel negozio di Via Mistrali. La prematura scomparsa dell’imprenditore mise fine all’esperienza.

Radio 12 resta la vera creatura di Luigi Furlotti, fondata assieme alla moglie Cristina Bia (un passato a Radio Emilia) e che soprattutto alla fine del millennio raggiunse l’apice della popolarità anche per le futuristiche possibilità offerte già allora al pubblico, come quella di richiedere una canzone direttamente con un SMS e sentirla in onda, senza interazione con i Dj. Ed i social erano ancora bel lungi dall’imporsi nelle nostre vite. Drapkind, pur rammaricandosi di non poter annoverare anche questa emittente tra quelle da lui firmate, lo stesso collaborava alla parte giornalistica. Tra le varie voci sportive, l’ultimo Pino Colombi ed il primo Carlo Chiesa. Ai tempi delle cinque diverse radiocronache locali del Parma, ricordo che mi accapigliai con Furlotti, per via dell’utilizzo della cabina radio di Madrid. Quando si è in campo si cerca di fare il proprio al meglio e al fischio finale, amici come prima… Infatti non ci furono strascichi di sorta.

A Traversetolo, dunque, abbiamo registrato questo video incontro rievocativo – importanti storie di vita, di cui amo lasciare traccia – del primo Furlotti radiofonico: contestualmente, però, egli si dava da fare anche alla consolle di discoteche, tra cui, proprio nella località pedemontana, il Marisol. Le disco, come le radio, allora proliferavano, salvo, poi, estinguersi: la Legge Mammì, nel ’90, uccise le più piccole, favorendo l’espansione dei network, che pagavano cifre altissime per impossessarsi delle frequenze (se non direttamente delle concessioni): difficile resistere alla tentazione, specie perché i balzelli da rispettare diventavano sempre più stringenti. Peccato, però, che la fotografia di allora, che si voleva immutabile, rimase tale solo per l’impossibilità di aprire nuove realtà, per la mancanza di concessioni non più erogate da 35 anni, ma in realtà la geografia è ben cambiata e, a mio modo di vedere, l’offerta si è impoverita ed omologata. Gabriele Majo

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