PROPRIETA' USA: I CONTI (SPORTIVI) NON TORNANO. NEPPURE A PARMA…

(Vincenzo Bellino) – Negli ultimi anni, l’interesse degli investitori americani per il calcio italiano è cresciuto a dismisura. Ne avevamo parlato anche prima dell’incrocio con l’Atalanta, uno dei pochi modelli funzionanti: numerosi club, da nord a sud, infatti, sono stati acquisiti da gruppi statunitensi con l’obiettivo di portare modernità e stabilità finanziaria.
Tuttavia, i risultati sportivi raggiunti sono spesso discordanti rispetto agli obiettivi iniziali. Qualsiasi asset finanziario è superfluo in un mondo così complesso, dove la differenza la fanno la competenza, la passione e la tradizione.

Sorridono Inter e Atalanta

Come sottolineato dai colleghi di ItaliaOggi(ripresi anche da Dagospia, che emblematicamente titolano “Il calcio non è U.S.A. e getta”), è emblematica la gestione della Roma da parte della famiglia Friedkin, da oggi ufficialmente proprietari anche dell’Everton. Il tycoon californiano Dan, imprenditore e produttore cinematografico, ha investito circa un miliardo di euro, ma ha portato a casa soltanto una Conference League sotto la guida di Josè Mourinho. Ai nastri di partenza dell’attuale stagione si era parlato addirittura di scudetto e invece, a tre giornate dal termine del girone d’andata, i giallorossi sono coinvolti nella lotta per non retrocedere.

Altalenante anche la situazione del Genoa. Sotto il controllo del fondo americano 777 Partners il Grifone retrocede in Serie B nella stagione 2021-2022, ma dopo un solo anno di purgatorio torna in massima serie, dove si piazza all’11° posto. In estate i primi campanelli d’allarme, con la vendita di tutti i pezzi pregiati (Gudmundsson, Retegui e Martinez) e il recente fallimento di 777 partners che ha ceduto nella giornata di mercoledì, il timone all’imprenditore romeno Dan Sucu.

Nessun trofeo ad oggi neanche per la Fiorentina di Rocco Commisso, che ha inaugurato il nuovo centro sportivo (Viola Park), ma a parte due finali di Conference League, entrambe perse, l’ultimo sussulto della Viola risale a 23 anni fa (Coppa Italia 2000-2001). Per il Milan si possono fare due valutazioni distinte. Positiva quella legata al fondo Elliott, che grazie a dirigenti competenti come Paolo Maldini e Massara, ha conquistato uno scudetto nel 2022. Tuttavia, il passaggio del testimone a RedBird, guidato da Gerry Cardinale, ha compromesso i progressi precedenti. Un management inesperto, la scelta di un allenatore poco in sintonia con la dirigenza e un mercato non allineato alle richieste tecniche hanno generato tensioni interne e incrinato il rapporto con i tifosi che hanno contestato la società sia dopo il deludente 0-0 casalingo contro il Genoa, sia durante i festeggiamenti per il 125° anniversario del club.

Le uniche eccezioni sono l’Inter (Oaktree dopo aver rilevato il club dal gruppo Suning, ha lasciato intatto l’organigramma societario) e come avevamo evidenziato di recente, l’Atalanta. La Dea, negli ultimi anni, è diventata a tutti gli effetti un modello, un punto di riferimento per qualità gestionale ed economica, culminata col trionfo in Europa League nella passata stagione. E valuteremo poi le performance del fondo Presidio Investors con l’Hellas Verona. Dopo il closing di oggi è stato ufficializzato che il nuovo amministratore delegato sarà Italo (solo di nome, ma non di fatto, essendo statunitense) Zanzi (ex CEO dell’A.S. Roma).

Parma, del domani non c’è certezza

Non se la passa bene, stando all’analisi di Claudio Piazzotta diItaliaOggineanche il nostro caro Parma. L’acquisto del club da parte della famiglia Krause nel 2020, che aveva acceso grandi speranze nei tifosi per i tanti milioni investiti, al di là degli storytelling che tanto piacciono al mainstream, sin qui non si può certo definire entusiasmante: una retrocessione immediata in Serie B e tre stagioni di purgatorio in cadetteria. Dopo il ritorno in Serie A e un inizio di campionato incoraggiante, la squadra allenata da Fabio Pecchia sta affrontando, al momento, una fase tutt’altro che entusiasmante.

Stando, poi, a quanto riportato oggi dal collega di ParmaToday  Guglielmo Trupo, un mercato da 40 milioni di euro (12° per spese sostenute), con gli acquisti di Keita e Suzuki, (oltre a quelli futuristici) avrebbe dovuto garantire di più dell’attuale posizione in classifica: per il momento, infatti, i risultati non corrispondono affatto agli investimenti profusi, giacché il Parma si ritrova pericolosamente vicino alla zona retrocessione, con un solo punto di vantaggio sulla linea rossa.

La scelta di puntare su giovani promesse, evitando profili esperti, per il momento non sta pagando e lo dimostrano le sconfitte maturate negli scontri diretti (interni!) con Udinese, Cagliari, Genoa e Verona. L’unico successo ottenuto dai Crociati negli incroci con le competitor è arrivato in trasferta sul campo del Venezia. A complicare il quadro, poi, ci sono le lacune strutturali della rosa: la mancanza di alternative valide a Valeri sulla corsia di sinistra, gli infortuni di giocatori chiave come Circati, che minano la tenuta difensiva, di Estévez e Bernabé, che rientreranno solo nel 2025, oltre alla scelta autolesionistica di fine estate mettere fuori lista Cyprien, con un Coulibaly ultimamente finito ai margini, situazione che tanto somiglia proprio a quella del francese…

La coperta di mister Pecchia diventa sempre più corta con il trascorrere delle settimane. Il mercato potrebbe giocare un ruolo importante a gennaio, ma ad oggi nessun nome è stato associato con insistenza alla causa ducale, eccezion fatta, forse – sempre fonte Guglielmo Trupo di Parma Today per Martin Erlic difensore centrale del Bologna, per il quale ci sarebbero stati contatti con il suo entourage.

 

Il segnale positivo arriva, invece, dal valore della rosa, cresciuta del 73% rispetto all’estate. Una magra consolazione (per i tifosi, che non lucrano dividenti) se si guarda la classifica e si ripensa ai numerosi punti lasciati per strada: se qualcuno sogna un futuro all’altezza del glorioso passato del club, è bene considerare che il presente resta un enigma da risolvere. Del domani, insomma, non c’è certezza… Vincenzo Bellino

×