
Albania, ok all'invio di irregolari. Piantedosi: "Per il rimpatrio qualcuno dovrà prima rientrare in Italia"

03/28/2025 12:15 PM
Un solo articolo che modifica la sola legge di ratifica del Protocollo Italia-Albania. Questo il decreto del governo approvato ieri in Consiglio dei ministri per aprire le porte del centro albanese di Gjader agli irregolari presenti in Italia in attesa di rimpatrio, compresi quelli già trattenuti in uno dei cpr italiani. In conferenza stampa il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha assicurato che l’operazione non costerà un solo centesimo in più. La struttura albanese metterà a disposizione solo i 48 posti già adibiti a cpr, che diventeranno 140 una volta ultimati i lavori. Questo il contributo alla causa dei rimpatri, che in Italia conta oggi 10 cpr per un migliaio di posti in tutto dove però, ha detto lo stesso Piantedosi, sono trattenuti alcune centinaia di stranieri. Insomma, il posto non manca. E allora perché portarli in Albania? “Non avevamo fretta”, ha detto il ministro. “Ma ci siamo resi conto che modificando un semplice avverbio nella legge di ratifica del protocollo avremmo aperto a questa ulteriore possibilità nell’attesa di riattivare presto la funzione primaria delle procedure d’asilo per richiedenti provenienti da Paesi sicuri, confidando che la Corte di giustizia europea ci darà presto ragione”. Nell’attesa di riprendere le famose procedure d’asilo accelerate, dunque, Piantedosi aggiunge un cpr a quelli operativi, chiarendo che il piano per aprirne degli altri resta in piedi: “Almeno 5, di cui due già prossimi all’affidamento dei bandi”.
A chi ha chiesto della possibilità di dover moltiplicare i trasferiementi, con un preliminare rientro in Italia prima dell’effettivo rimpatrio, Piantedosi ha confermato che, “in base alla nazionalità e agli accordi con i Paesi d’origine che, in alcuni casi, prevedono il solo rimpatrio dall’Italia”, parte delle persone trasferite in Albania dovranno rientrare in Italia prima di essere effettivamente espulse. Ma anche in questo caso Piantedosi ha negato un aumento della spesa, spina nel fianco del governo che per i centri albanesi ha previsto 800 milioni di euro e in sei mesi li ha tenuti aperti per 15 giorni in tutto. “Già adesso un trattenuto nel cpr di Milano spesso viene trasferito in Sicilia per attivare il rimpatrio”, ha detto il ministro chiarendo che i rimpatri avvengono per lo più su voli charter dalla Sicilia. “Non vedo perché dovrebbe suscitare un problema il trasferimento al cpr o dal cpr in Albania”. Il problema sta nell’efficacia dei cpr, da cui solo il 50% dei trattenuti esce perché rimpatriati, mentre gli altri per mancate proroghe della convalida o per decorrenza dei termini nonostante il governo abbia allungato a 18 mesi la possibile permanenza. Nei centri albanesi le spese sono di per sé più alte che in Italia perché prevedono le indennità di trasferta del personale, che scatteranno anche per portare lì gli irregolari che avremmo potuto detenere in Italia e che, almeno in parte, vi faranno ritorno.
Quanto alla compatibilità dell’operazione con la vigente normativa, Piantedosi assicura che c’è stato un confronto con la Commissione europea che avrebbe dato semaforo verde. Un appoggio politico dunque, che tuttavia non fuga i dubbi sull’effettiva possibilità di trasferire all’estero persone da rimpatriare, ad oggi non contemplata dalla direttiva sui rimpatri. Nonostante la giurisdizione italiana sui due centri di Gjader e Shengjin, la Corte costituzionale albanese ha dichiarato legittimo il Protocollo proprio perché ha verificato che non vi fosse alcuna cessione di territorio. Quindi, se pure in mani italiane, le persone che verranno portate nel cpr albanese saranno a tutti gli effetti trasferite in un Paese terzo. Ad andar bene, quella del governo è l’ennesima forzatura di norme che, sui rimpatri, l’Unione deve ancora riformare e non se ne parla prima del 2027. Tutto sulla pelle di diritti fondamentali come quello a un ricorso effettivo, spesso disatteso nei centri italiani e ancor più difficile da esigere in Albania, dove l’accesso alla rappresentanza legale è ostacolato dalla distanza e dalla logistica, tanto che il Protocollo già prevede rimborsi per gli avvocati che devono raggiungere i loro assistiti, altro che costi invariati.
L'articolo Albania, ok all’invio di irregolari. Piantedosi: “Per il rimpatrio qualcuno dovrà prima rientrare in Italia” proviene da Il Fatto Quotidiano.