Avviso di sfratto a una donna disoccupata con figli, protesta del Si Cobas al Comune di Genova: "Le case ci sono, i fondi pure. Basta scuse"

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“Basta sfratti. Le case ci sono, i fondi pure“. Le voci dei manifestanti sotto il Comune di Genova, martedì pomeriggio, si levano per contestare all'amministrazione carenze nella gestione degli alloggi per l'emergenza abitativa, che non rientrano nell'edilizia popolare, ma presentano gli stessi problemi di scarsa disponibilità. A organizzare il presidio sono i sindacalisti del SiCobas, che mettono al centro della protesta il caso di una madre disoccupata con due figli minori, a rischio sfratto entro un mese. “Non è vero che non ci sono case disponibili: eccole”, scandiscono al microfono, indicando i cartelli con gli indirizzi e la metratura di sette alloggi pubblici destinati all'emergenza abitativa ma lasciati vuoti. “Da mesi ci battiamo perché questa famiglia venga ricevuta e presa in carico dai servizi sociali. Solo grazie a presidi e manifestazioni lo sfratto è stato rimandato due volte”, denuncia Jacopo Surico per il SiCobas. Un caso evidente di vulnerabilità, che dovrebbe dare alla famiglia accesso prioritario a un alloggio popolare .”E invece, se non avessimo iniziato una mobilitazione, non sarebbe neanche stata ricevuta dagli uffici del Comune per motivi burocratici”.

I manifestanti denunciano il possibile dirottamento dei fondi europei per la coesione verso le spese militari e lo collegano alla mancanza di politiche locali per l'emergenza abitativa: “Centinaia di miliardi per la guerra, per comprare armi, mentre mancano sempre i soldi per la sanità, per le case”. Su una tenda, montata davanti al Comune, campeggia il cartello ‘più case popolari, meno spese militari’. “Questa tenda non può essere la risposta del Comune a una famiglia con figli minori, a chi non riesce nemmeno a mettere insieme il pranzo con la cena”. Gli attivisti chiedono trasparenza sulle condizioni degli alloggi vuoti e investimenti per ristrutturarli. “Se necessitano di lavori, vogliamo sapere se fosse possibile effettuarli in auto-recupero, scalando le spese dal canone, e quanto costerebbe metterli a posto". Durante un primo incontro con la direzione delle politiche sociali e il consigliere delegato alla casa, ai manifestanti era stato detto che “anche se la famiglia avesse i requisiti, comunque non ci sarebbe un alloggio disponibile". Durante il presidio di protesta, il consigliere delegato alla casa Valeriano Vacalebre si è presentato per mediare, promettendo di accelerare le procedure e offrire un alloggio temporaneo, oltre a un sostegno per l'inserimento lavorativo della donna. Ma gli attivisti ribadiscono: “Non ci accontentiamo di soluzioni tampone. Vogliamo un passaggio da casa a casa per chi si trova sotto sfratto e risposte chiare sul futuro di questi alloggi”.

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