Belgrado, oltre 100mila alla manifestazione degli studenti contro il presidente Vucic, la corruzione e il controllo sui media

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Oltre 100milapersone, stando a dati del ministero dell’Interno, sono scese in piazza a Belgrado per la grande manifestazione antigovernativa organizzata dal movimento degli studenti in agitazione, che contestano la corruzione dilagante nella politica e nell'amministrazione, la scarsa democrazia e il controllo sui media da parte delle autorità. Si tratta del culmine di mesi di proteste contro il presidente Aleksandar Vucic e il suo governo. Nonostante la pioggia e il meteo sfavorevole, una marea umana ha invaso da stamane gran parte del centro della capitale serba, dirigendosi in cortei da vari punti della città verso la spianata antistante il parlamento e la Piazza Slavija, i due luoghi designati per lo svolgimento della manifestazione, iniziata alle 16. Secondo gli organizzatori per strada c’erano centinaia di migliaia di persone, più che il 5 ottobre del 2000 per la caduta di Slobodan Milošević.

Alcuni manifestanti portavano striscioni con la scritta “È finito!”. La folla cantava “Pump it Up“, uno slogan adottato durante gli ultimi quattro mesi di proteste studentesche. A presidiare il corteo una massiccia presenza di agenti in assetto antisommossa, pronti a intervenire in caso di eccessi, provocazioni e violenze, di cui le autorità hanno parlato diffusamente alla vigilia del raduno, affermando di avere prove sulla preparazione di incidenti e scontri. Vucic aveva messo minacciato arresti e pene severe per eventuali incidenti, che non sono stati segnalati. La città è stata messa in massima allerta. Tutti i trasporti pubblici sono stati cancellati.

Gli studenti universitari che protestano hanno guidato il movimento nazionale anti-corruzione, iniziato dopo il crollo di una pensilina in cemento in una stazione ferroviaria che ha causato la morte di 15 persone nel nord della Serbia il 1° novembre. Molti in Serbia hanno attribuito l'incidente alla dilagante corruzione del governo, alla negligenza e al mancato rispetto delle norme di sicurezza in materia di costruzioni. Con la loro richiesta di giustizia per le vittime, gli studenti hanno toccato una corda sensibile tra i cittadini disillusi dai politici e senza fiducia nelle istituzioni statali.

Venerdì sera, decine di migliaia di persone hanno accolto festosamente gli studenti che da giorni marciavano o pedalavano da tutta la Serbia verso Belgrado. Il ministro dell'Interno Ivica Dacic ha dichiarato all'emittente statale RTS che 13 persone sono state arrestate durante la notte. Vucic ha respinto le precedenti proposte di un governo di transizione che avrebbe preparato elezioni anticipate. Alimentando i timori di scontri, i sostenitori di Vucic si sono accampati nel centro di Belgrado davanti al suo quartier generale. Il presidente ha sostenuto che dietro le proteste ci fossero i servizi segreti occidentali con l'obiettivo di spodestarlo.

“Deve essere assolutamente chiaro che non accetto ricatti o pressioni”, ha detto. “Io sono il presidente della Serbia e non consentirò che sia la piazza a determinare le regole in questo Paese, non consentirò che sia la piazza a determinare un futuro catastrofico per il Paese. Non accetto metodi non democratici“. Alla domanda se sulla situazione di crisi abbia ricevuto messaggi da Stati Uniti e Unione europea, è stato perentorio nel dire che le loro reazioni sono state vergognose, e che con i rappresentanti europei avrà di che parlare il 24 e 25 marzo a Bruxelles.

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