Concordato preventivo, corto circuito in maggioranza: Leo (FdI) conferma la scadenza del 31 ottobre, Gusmeroli (Lega) apre al rinvio

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Sala stampa della Camera dei deputati. Il viceministro all’Economia Maurizio Leo, invitato dalle sigle sindacali dei commercialisti Anc, Andoc, Fiddoc e Unico a un convegno su problemi e ostacoli sul percorso del concordato preventivo biennaletra fisco e partite Iva, manda un videomessaggio in cui ribadisce ancora una volta il no alla richiesta di proroga del termine per aderire alla misura che ha fortemente voluto. “Tenevo a dirvi, sia da parte mia che da parte del ministro Giancarlo Giorgetti, che siamo ben consapevoli delle difficoltà“, assicura l’esponente di FdI, “ma ci diventa impossibile, non per cattiva volontà nostra, aderire alla vostra richiesta di differire il termine”. Perché “dobbiamo avere dati certi entro il 31 ottobre, anche per poter effettuare un'operazione difficile legata alla riduzione della pressione fiscale”. Poco dopo prende la parola Alberto Gusmeroli, commercialista a sua volta, deputato della Lega e presidente della Commissione Attività produttive della Camera. “Sono favorevole al dialogo“, dice, “e se si potesse arrivare a una proroga di 15 giorni sarebbe auspicabile”. Un corto circuito che svela l’affanno della maggioranza a una settimana dalla scadenza del termine.

Al gettito derivante dalla misura che punta a convincere gli autonomi a versare un po' di più blandendoli con una nuova sanatoria sul pregresso e minacciando più controlli a carico dei renitenti è appesa la possibilità di ridurre la seconda aliquota Irpef e ampliare la flat tax per gli autonomi. Ma il flop che il governo teme già dall’estate sembra dietro l’angolo. Ieri i sindacati di commercialisti Adc, Aidc e Ungdcec hanno avvertito che “con questi tempi ed in queste condizioni per i professionisti è impossibile svolgere al meglio il proprio lavoro, con evidenti effetti sul numero di adesioni“. Il Sole 24 Ore ha sondato i consulenti che lo leggono e 9 su 10 hanno fatto sapere che meno del 10% dei clienti ha aderito. La Cna, che riunisce gli artigiani, ha interpellato un campione di 23mila imprese con i requisiti per l'accesso e ne è emerso che soltanto l'8,14% ha detto sì alla proposta del fisco e un altro 8,22% sta valutando. Se tutti gli indecisi optassero per l'adesione il totale arriverebbe al 16,36%. A poco è servita la campagna di comunicazione lanciata il 10 ottobre dal Mef, con tanto di spot che assicura “Conviene a te, conviene allo Stato”.

La settimana scorsa Anc, Andoc, Fiddoc e Unico hanno annunciato sciopero dalla mezzanotte del 30 ottobre a quella del 7 novembre in segno di protesta contro la mancata proroga. Decisione che comporterà un ritardo nell’invio delle dichiarazioni dei redditi e dei moduli di adesione al concordato. Non a caso due giorni fa il sottosegretario all'Economia Federico Freni ha previsto che bisognerà attendere “metà novembre” per sapere quante risorse arriveranno per quella via. Intanto anche i tributaristi e i consulenti del lavoro hanno chiesto più tempo, come ha ricordato il presidente dell'Anc Marco Cuchel. “Un’evidente prova che non si è pronti a valutare l'adesione”, ha spiegato, “visti i continui cambiamenti normativi in atto. Io mi auguro che si riesca a differire il termine totalmente inadeguato del 31 ottobre e che ci sia ancora spazio per il dialogo". Anche il presidente dell'Andoc Mario Michelino si è detto “perplesso” per la “chiusura totale che emerge dalle parole di Leo” perché “quando ci sono norme che impattano sull’aspetto tributario, devono essere necessariamente coinvolti i tecnici che, poi, le devono applicare, quelle norme”. Averli lasciati alla finestra mentre si approvavano in corsa modifiche sostanziali all’impianto della misura non è a costo zero. Anzi, il governo rischia di pagarlo carissimo.

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