Crisi climatica, imporre polizze assicurative è un piano ipocrita e destinato a fallire

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Le contraddizioni e le ipocrisie di questo governo rispetto al tema del clima e della crisi climatica non si contano più. Ma una delle più evidenti è senz’altro quella legata alle polizze assicurative contro i disastri, di cui molto si è parlato e che ha spaccato la stessa maggioranza.

Fino ad oggi infatti, le posizioni del governo sulla transizione ecologica sono state improntate ad una sorta di negazionismo misto a indifferenza. Il governo ha votato contro tutte le misure pro-natura votate in Europa, mentre in Italia la parola crisi climatica non viene pronunciata praticamente da nessuno, tranne, forse, dal ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin che comunque si è accodato al nuovo mantra della maggioranza, quello per cui senza nucleare non avremo l’energia sufficiente. Proprio sul fronte energetico si registrano le maggiori ambiguità: dire che questo governo voglia davvero mettere in atto una svolta verde per un futuro migliore di noi tutti è impossibile. Per non parlare delle battaglie di retroguardia, come quella sull’auto endotermica e contro l’auto elettrica.

Come mai allora questo governo che tanto si disinteressa della crisi climatica, anzi affossa sistematicamente ogni misura davvero green, vuole obbligare le aziende, e anche i privati, a stipulare costose polizze contro gli eventi estremi? Mi pare una contraddizione totale. Esistono gli eventi estremi sempre più evidenti, ma non c’è crisi climatica? Per ora l’obbligo è per le imprese, che già cominciano a rivoltarsi. Poi si estenderà probabilmente, anche se non è chiaro come, anche ai privati. E qui c’è un’altra contraddizione: ma come, dopo mesi e mesi di lagne, anche sui giornali di destra, contro la direttiva europea sulle case green e ogni forma di balzello sulla casa, ora si mette il balzello dei balzelli, ovvero l’assicurazione contro i disastri climatici? Sarà ben difficile spiegarla agli elettori e infatti già la Lega vuole sfilarsi.

Intendiamoci: quella assicurativa è purtroppo una strada abbastanza segnata. L’Italia è uno dei paesi ultimi in Europa rispetto alle assicurazioni delle case dei privati, sono ancora pochissimi i proprietari che l’hanno stipulata. In verità, un sistema del genere può funzionare solo se tutti si assicurano, perché in questo modo i prezzi possono essere maggiormente calmierati.

Ma c’è un altro problema che Meloni e i suoi non tengono in conto e che differenzia le assicurazioni contro i disastri da tutte le altre, ad esempio – che so – quelle dei veicoli. In quest’ultimo caso gli incidenti complessivi possono variare di anno in anno, ma di poco. La situazione resta sempre la stessa, può anzi migliorare se le città fanno politica per ridurre gli incidenti. Nel caso del clima, invece, gli eventi estremi aumenteranno sempre di più. Soprattutto se, appunto, non si riducono le emissioni, se non si lavora cioè sul fronte della mitigazione, proprio quello di cui il governo pare non volere saper nulla.

Purtroppo però in questo modo, ossia senza mitigazione, la questione delle assicurazioni diventerà ingestibile. Infatti, in proporzione all’aumento della temperatura, e di conseguenza dei danni sempre più enormi, le case e i beni diventeranno inassicurabili. Le polizze diventerebbero troppo care e soprattutto molte assicurazioni smetterebbero proprio di proporle e stipularle. Ovviamente tutto questo genererà un nuovo squilibrio tra ricchi e poveri, tra chi potrà permettersi una polizza e chi no (e già vedo il governo proporre un aiuto di poche decine di euro a chi ha almeno un Isee misero, un paio di figli un coniuge e carico e altre sfortune).

Non si può, dunque, fare leva sul settore privato, sperando che questo risolva la questione climatica, senza occuparsi di crisi climatica e senza lavorare seriamente a misure di mitigazione e adattamento anche dell’intero Paese, mettendolo in sicurezza dal rischioidrogeologico, riducendo il consumo di suolo, de-cementificando, costruendo argini e così via. Imporre polizze e non occuparsi del resto è un piano troppo facile. E soprattutto completamente irrealistico e dunque destinato certamente a fallire.

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