
Don Marelli indagato per abusi sessuali sui ragazzi: nel 2018 il rettore del seminario di Milano informò la Curia

03/28/2025 01:52 PM
Il giorno dopo lo scandalo degli abusi sessuali sui minori che frequentavano gli oratori di Seregno la comunità locale è sotto choc. C'è grande rabbia nei fedeli e nel clero della cittadina della provincia di Monza e della Brianza. Ma soprattutto recriminazioni per una vicenda che era nota a tutti e da anni e che, però, è stata affrontata seriamente troppo tardi. Le prime segnalazioni delle violenze sessuali, anche su minori, commesse da don Samuele Marelli risalgono, infatti, al 2018. Alcuni seminaristi del Seminario arcivescovile di Milano, nel comune di VenegonoInferiore, ne parlarono subito con l'allora rettore, monsignor Michele Di Tolve, attualmente vescovo ausiliare di Roma e rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore, amico personale di Bergoglio dai tempi in cui era ancora cardinale arcivescovo di BuenosAires.
All'epoca, don Marelli, classe 1976, aveva già concluso il suo mandato di responsabile della Fondazione diocesana per gli oratori milanesi ed era vicario della comunità pastorale San Giovanni Paolo II di Seregno e responsabile della pastorale giovanile della stessa cittadina che comprende sei parrocchie. Alcuni seminaristi avevano notato i gravi comportamenti messi in atto dal sacerdote: docce con gli adolescenti che accompagnava nei campi estivi, allusionisessuali, chat e foto hot, insulti e umiliazioni. Di Tolve informò immediatamente la Curiaambrosiana, ma la pandemia frenò l'avvio di un'indagine canonica. Eppure, le violenze sessuali sono continuate fino a quando, nel febbraio 2024, l'arcidiocesi di Milano ha finalmente avviato l'investigatio praevia, che per il diritto penale italiano si può considerare un'indagine preliminare, che ha confermato tutte le gravissime accuse che a Seregno e in Seminario avevano già riscontrato da anni.
Così, soltanto l'11 maggio 2024, don Marelli è stato sospeso da tutti gli incarichi pastorali e confinato in una struttura diocesana. Intanto, nel mese di giugno 2024, secondo le indicazioni ricevute dalla Congregazione per la dottrinadellafede, il dicastero vaticano che ha la competenza sui procedimenti di pedofilia del clero, il Tribunale ecclesiastico regionale lombardo ha avviato il processo canonico in primo grado di giudizio, la cui conclusione è prevista nelle prossimesettimane. Da quanto apprende ilfattoquotidiano.it, la sentenza di condanna per don Marelli è più che scontata, visto che, oltre alle testimonianze dei genitori delle vittime, anche minorenni, e degli educatori degli oratori coinvolti, è stata messa agli atti anche una cospicua documentazione fotografica ritenuta inoppugnabile dalla Curia ambrosiana. Al momento, a Palazzo Fontana, dove ha sede il governo dell'arcidiocesi di Milano, l'ipotesi concreta è che, al termine del processo canonico, don Marelli sia ridotto allo stato laicale. La sua condotta, infatti, tra l'altro per un periodo abbastanza prolungato, viene giudicata "indifendibile". Oltre alla Curia di Milano, anche la procura di Monza ha aperto, parallelamente, un fascicolo in seguito alla denuncia di un genitore di una vittima, all'epoca dei fatti minorenne.
La carrieraecclesiastica di don Marelli, ordinato prete nel 2002, procedeva abbastanza spedita. Dopo appena sei anni di sacerdozio, nel 2008, l'allora cardinale arcivescovo di Milano, DionigiTettamanzi, lo nominò responsabile della Fondazione diocesana per gli oratori milanesi. "All'inizio di ogni avventura – commentò il sacerdote – sta sempre la grazia del Signore. È con questa certezza nel cuore che accolgo il mio nuovoincarico, non senza trepidazione e timore, ma anche con sincera riconoscenza e grande gioia. Penso di poter imparare tanto dalla vitalità dei nostri oratori, dalla generosa passione educativa di molti sacerdoti, religiose, educatori, catechisti e genitori, dalla ricca e lunga tradizione della nostra Chiesa ambrosiana per la cura della fede delle giovanigenerazioni".
Don Marelli aggiunse: "Spero di riuscire sempre più e sempre meglio a servire e ad amare, nel nome del Signore, tanti ragazzi che hanno nel cuore desideri di bene e tuttavia aspettano qualcuno che li aiuti a dare un nome a ciò che cercano. Chiedo al Signore di essere capace di ascolto e di condivisione, perché possa contribuire a consolidare la comunione tra di noi e con il vescovo. Mi guida la convinzione che nei nostri oratori e tra i nostri ragazzi c'è molta terra buona che, se coltivata con amore, porterà molto frutto. La misura del raccolto, sappiamo bene che non dipende solo e prima di tutto da noi, ma questo non ci distoglie dal nostro compito che è quello di continuare a seminare, nella certezza che ciò dice più di tutto il resto la verità della nostra fede". Propositi, purtroppo, totalmentedisattesi.
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