Draghi nel rapporto sulla competitività Ue ne ha azzeccate tante. Ma è come frustare un cavallo morto

https://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2024/04/16/mario-draghi-1-1050x551.jpg

Devo dire che io non sono mai stato un fan di Mario Draghi. Ma, con l'ultimo rapporto sulla competitività europea, mi sa che abbia voluto levarsi qualche ciottolo dagli stivali e ne ha dette parecchie che mi suonano giuste. In particolare, il rapporto dà molta importanza all'energia e alle risorse minerali. E' un concetto che molti economisti non hanno capito, ma che è parte di una nuova visione che va sotto il nome di "bioeconomia" o "economia biofisica". L'economia è basata sulle risorse che, a loro volta, sono basate sull'energia. Niente energia, niente economia.

Il rapporto identifica correttamente il problema degli alti prezzi dell'energia, facendo notare che il prezzo del gas pagato dalle industrie in Europa è cinque volte superiore a quello che si paga negli Usa. Una delle conseguenze è che le industrie europee più energivore sono quelle che hanno sofferto di più. Ma tutta l'economia europea sta soffrendo. Per non parlare di quanto stanno soffrendo i cittadini. E non è un problema da poco. Draghi lo dice chiaramente. Se le cose continuano così, "col tempo diventeremo inesorabilmente un posto meno prospero, meno equo, meno sicuro".

Draghi non entra nei dettagli su come siamo arrivati alla situazione attuale. Ma è chiaro che le sanzioni contro la Russia hanno giocato un ruolo fondamentale. Vi ricordate di quando Enrico Letta diceva, nel 2022, che le sanzioni "in qualche giorno porteranno al collasso l'economia russa"? Al contrario, hanno affossato l'economia europea.

Si potrebbe dire che le sanzioni hanno avuto anche un effetto benefico, dato che stanno forzando l'Europa a decarbonizzarerapidamente. Forse, ma la decarbonizzazione era già in moto prima. Ora impegnarsi a ricostruire tutto il sistema energetico europeo con una guerra in corso e l'economia in crisi è un'impresa tutta in salita. E non c'è solo un problema con le importazioni di energia; ci sono danni che ci siamo fatti da soli. Per esempio, a proposito di un settore chiave come il trasporto, leggiamo a pagina 46 della parte A:

"Il settore automobilistico è un esempio chiave di mancanza di pianificazione da parte dell’Ue… L’ambizioso obiettivo di azzerare le emissioni di gas di scarico entro il 2035 comporterà di fatto … la rapida penetrazione sul mercato dei veicoli elettrici. Tuttavia, l’Ue non ha dato seguito a queste ambizioni con una spinta sincronizzata alla conversione della catena di fornitura. … La Cina, invece, si è concentrata sull’intera catena di fornitura dei veicoli elettrici dal 2012 e, di conseguenza, si è mossa più velocemente e su scala più ampia e ora è una generazione avanti nella tecnologia dei veicoli elettrici praticamente in tutti i settori, producendo anche a costi inferiori. … La quota di mercato delle case automobilistiche cinesi per i veicoli elettrici in Europa è passata dal 5% nel 2015 a quasi il 15% nel 2023, mentre la quota delle case automobilistiche europee nel mercato europeo dei veicoli elettrici è scesa dall’80% al 60%.".

Insomma, siamo schiacciati fra i burocrati europei e gli alti costi dell'energia. Ma quali potrebbero essere le soluzioni? Draghi propone di rilanciare gli investimenti, andare avanti con le rinnovabili (e anche con il nucleare), sviluppare nuove infrastrutture, e investire di più nella ricerca e nella difesa. Non facile: il piano richiede circa 800 miliardi di euro all'anno che dovrebbero arrivare da un aumento del debito pubblico. Ovviamente, per finanziarlo ci vorranno nuove tasse e nuovi tagli alla sanità pubblica, l'istruzione e i servizi sociali, come pure alle risorse per abbattere l'inquinamento e combattere il riscaldamento globale. Insomma, a pagare saranno sempre i soliti, e non c'è da stupirsi che molte reazioni al piano Draghi siano state negative.

D'altra parte, se è vero che l'economia è basata sull'energia, è anche vero che l'Europa è stata troppo lenta di fronte alla sfida di abbandonare i combustibili fossili. Avremmo dovuto cominciare molto prima, investendo di più sull'energia rinnovabile e l'elettrificazione del trasporto quando potevamo farlo. E ora?

Ammesso che le ricette di Draghi siano quelle giuste, arrivano troppo tardi e sono troppo ambiziose. Gli americani hanno un modo di dire per queste cose, "frustare un cavallo morto" che si applica bene all'Europa di oggi. Non ci resta che fare il possibile per muoversi verso l'indipendenza energetica per mezzo delle rinnovabili. Se abbiamo energia a prezzi ragionevoli, tutto è possibile.

L'articolo Draghi nel rapporto sulla competitività Ue ne ha azzeccate tante. Ma è come frustare un cavallo morto proviene da Il Fatto Quotidiano.

img

Top 5 Serie A

×