Emanuela Orlandi, "quel giorno l'Amerikano ci sfuggì per un soffio, indossava un impermeabile e aveva in testa un borsalino": le rivelazioni dell'ex p

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Quattro ore non sono bastate a raccogliere tutti gli elementi su un mistero che va avanti da 42 anni: per questo, il poliziotto Nicola Cavaliere domani si siederà di nuovo davanti alla commissione di inchiesta che indaga sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana sparita nel centro di Roma il 22 giugno del 1983. All'epoca dei fatti, Cavaliere era a capo della Sezione omicidi della Squadra mobile di Roma. Intanto, attraverso un articolo del Corriere, emergono indiscrezioni sul racconto acquisito nel corso della prima seduta che per volontà di Cavaliere, è stata secretata.

La mancata cattura dell'Amerikano
Secondo quanto riportato dal Corriere, Cavaliere avrebbe detto che "Quel giorno il famoso telefonista detto l’Americano ci sfuggì per un soffio, indossava un impermeabile e aveva in testa un borsalino". Il poliziotto si riferisce al noto telefonista con accento straniero che si spacciò per presuntorapitore della ragazza nei mesi successivi al sequestro di Emanuela Orlandi. Non si contano le sue telefonate alla famiglia e non solo del cosiddetto Amerikano di cui non è mai stata chiarita l'identità che resta ad oggi oscura come questa vicenda. Come invece è nota la sua mancata cattura più volte narrata. "Il telefonista anonimo chiamò anche in Vaticano" per dettare al cardinale Agostino Casaroli, all'epoca segretario di Stato, le condizioni del rilascio di Emanuela. Questo racconto è stato confermato anche da Cavaliere davanti alla bicamerale, a Palazzo San Macuto. Fino ad oggi la scena già nota della mancata cattura dell'Amerikano era stata ambientata in altri luoghi: piazza San Silvestro o Boccea. Sembrerebbe che questi siano stati "depistaggi per tenere alla larga i cronisti".

Il nuovo scenario
Stando alla nuova ricostruzione di Cavaliere riportata dal Corriere, le cose non sarebbero andate come raccontate fino ad oggi ma così: "Grazie a un sistema di ascolto multiplo (detto Digisistem) di tutti i telefoni della Sip ubicati in zona San Giovanni Appio, la polizia riuscì a individuare in tempo reale la cabina da cui era appena partita la chiamata alla Segreteria di Stato". Sempre secondo il racconto del nuovo scenario: "Una moto e una macchina civetta si precipitarono sul posto, arrivando per primi in via Merulana, in tempo per consentire agli investigatori di scorgere un uomo con indosso un impermeabile e un borsalino in testa che girava l’angolo del palazzo, a pochi metri dall’apparecchio pubblico. Si trattava di un soggetto non giovane, di corporatura e statura non precisate, che a passo svelto riuscì a volatilizzarsi. Il quartiere fu perlustrato palmo a mano. I palazzi passati al setaccio. Interrogati centinaia di inquilini e passanti. Niente. L’uomo con bavero (in piena estate) e cappello si era come dissolto. Non lo acciuffammo per un soffio". (Fonte: Il Corriere).

Accetti, Pierluigi e Mario
Quindi, stando sempre a questo nuovoscenario riportato davanti ai parlamentari della bicamerale da "Nick" Cavaliere, la presenza di un telefonista non giovane in via Merulana porta a escludere che possa essersi trattato di Marco Accetti, all’epoca appena 27enne. Il fotografo romano si è sempre auto-accusato non solo di aver avuto un ruolo nel sequestro di Emanuela ma anche di essere stato lui l'Amerikano ma senza fornire riscontri reali che abbiano portato a una svolta nella vicenda. Sembra inoltre che Marco Accetti, stando a quanto deciso dalla Commissione, verrà ascoltato dalla stessa in seduta ordinaria, plenaria, davanti a tutti i commissari, con la possibilità di un ampio contraddittorio e di trasmettere eventuali notizie di reato in Procura.

L’audizione di Nicola Cavaliere, inoltre, si sarebbe incentrata sul ruolo avuto da "Pierluigi e Mario": i due telefonisti mandati avanti per primi dai rapitori che telefonarono a casa Orlandi il 25 e il 28 giugno 1983, pochi giorni dopo il sequestro di Emanuela, dicendo di averla vista a Campo de’ Fiori. Secondo Cavaliere fu un depistaggio utile a prendere tempo e "a tranquillizzare le famiglie e Pierluigi e Mario furono i più sottili e i più bravi a depistare" (fonte: Il Corriere). Cavaliere, prima di iniziare l’audizione segreta aveva dichiarato di essersi mosso sempre di sua iniziativa, senza essere "aggregato a un magistrato, solo nella tentata cattura dell’Americano in via Merulana avrebbe messo in campo circa 250 agenti" per riportare a casa la ragazza.

L'avvocato Egidio
Secondo le indiscrezioni trapelate dal Corriere, Cavaliere si sarebbe espresso anche sull’operato dell’avvocato Gennaro Egidio, considerato vicino ai servizi segreti italiani perché assunse la rappresentanza della famiglia Orlandi ma la sua parcella fu saldata dal Sisde. Nel suo intervento a San Macuto, Cavaliere avrebbe riferito di essere stato almeno una volta nell’ufficio di Egidio: "Una sede extra-lusso, senza neppure un faldone in vista, tutto sembrava fuorché uno studio legale" (Fonte: Corriere). Pare inoltre che Cavaliere non condividesse le teorie di Egidio e la speranza di ritrovare Emanuela Orlandi, nel 1993, in un convento in Lussemburgo.

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