Emanuela Orlandi, "sequestro con finalità politiche, riunioni tra i Servizi Segreti e il Vaticano". I nuovi documenti inediti in esclusiva per FqMagaz

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La domanda che ci si pone in queste ore sul mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi è questa è la risposta potrebbe cambiare lo scenario: davvero è stato pagato un riscatto per riavere la cittadina vaticana nel luglio del 1983? I documenti del Sismi pubblicati sul Venerdì di Repubblica non sono gli unici in cui si parla del pagamento di un riscatto per liberare la ragazza.

Il lancio Ansa del 1983
C'è anche un lancio dell'Ansa dell'8 luglio del 1983 – poco dopo il primo appello del Papa per Emanuela – che confermerebbe questo punto, incastrandosi nel quadro che emerge da questi appunti che fanno parte delle 559 pagine ritrovate in Archivio di Stato e pubblicate dalla giornalista e ricercatrice Simona Zecchi. Questa informativa, lo ricordiamo, è del Sismi, gli allora Servizi Segreti Militari. "La richiesta di avere Agca in cambio di Emanuela potrebbe essere una sorta di depistaggio per trattare con il Vaticano un riscatto in danaro. Questa seconda ipotesi spiegherebbe perché nella telefonata all'Ansa i sedicenti terroristi non hanno usato nessuna sigla" (fonte: Ansa). I cronisti della prima agenzia di stampa italiana all'epoca avevano quindi reinterpretato il ruolo nella vicenda di Alì Agca, l'ex terrorista turco che nel maggio del 1981 ha attentato alla vita del Papa (di cui i presunti rapitori chiesero il rilascio in cambio della cittadina vaticana). Quindi le richieste di scambio con Agca sarebbero state, secondo questa ipotesi, un pretesto per coprire la vera trattativa in corso basata su una transazione di soldi. Questo scenario all'epoca fu anche oggetto di un servizio del Tg2 in cui si disse che "L'esistenza di una trattativa segreta è basata su una richiesta in denaro e non sullo scambio con Alì Agca". Perché i cronisti di Ansa e Rai all'epoca scrissero questo? Alla luce di quali elementi?

L'uomo della Bmw
C'è un altro elemento in questo lancio che, se non stravolge, di certo contribuisce a delineare meglio la scena del sequestro di Emanuela Orlandi. Si tratta della testimonianza del vigile urbano Alfredo Sambuco che, secondo la Mobile di Roma all'epoca "fu l'ultima persona a vedere Emanuela Orlandi mentre parlava con un uomo al volante di una Bmw nera vecchio tipo". Al cronista dell'Ansa, Sambuco ribadì la sua versione dei fatti resa alla Polizia, ed è ormai noto che il vigile in servizio davanti al Senato vide quel pomeriggio il cosiddetto uomo con la BMW, parlare con Emanuela Orlando a cui propose un lavoretto di cui la ragazza disse poco dopo anche a sua sorella Federica al telefono (quello della stessa scuola) prima di svanire per sempre nel nulla. Ciò che ad oggi è meno noto è che Sambuco vide Emanuela parlare con quest'uomo non solo prima che entrasse nella scuola di musica in Sant'Apollinare ma anche all'uscita della stessa. Perché se sul "prima" non ci sono molti dubbi, su quanto sia accaduto dopo che Emanuela Orlandi ha lasciato l'istituto di musica "Da Victoria" sono emerse versioni molto nebulose e contrastanti. Alfredo Sambuco, il vigile urbano in questione è stato intanto ascoltato dalla commissione parlamentare di inchiesta che indaga sul mistero del caso Orlandi ma la sua audizione è stata secretata e quindi non sappiamo se ha confermato questa versione davanti ai membri della bicamerale.

Gli elementi inediti
Per quanto si legge in questi appunti che la collega Simona Zecchi ha condiviso con noi di FQ, "Sisde, Sismi e Vaticano – ci spiega – avrebbero condiviso delle informazioni sul caso Orlandi nel corso di almeno due riunioni. La prima risale al 13 luglio del 1983 mentre la seconda è datata 10 ottobre del 1983. In questo appunto si legge che "Il Sismi ha collaborato alle indagini da luglio '83 in ruolo complementare al Sisde con accertamenti in Italia e all'Estero e i risultati sono serviti per escludere implicazione di soggetti esteri". Poi si fa riferimento alla riunione di ottobre e condivisa da "Vaticano, Sismi e Sisde". Questo incontro sarebbe avvenuto "presso la sede del Cesis" (organo di controllo delle due agenzie di Stato). Da quella riunione emersero le ipotesi formulate che è anche il titolo di un paragrafo del verbale dell'incontro. E le ipotesi formulate furono racchiuse in due punti in cui testualmente si legge: al punto A, "sequestro con finalità politiche" e al punto B, "implicazione nella vicenda di ambienti turchi in Italia con collegamenti di tali ambienti con organizzazioni della malavita italiana ed eversiva". Cosa legava la malavita italiana ad ambienti turchi (forse vicini all'ex lupo grigio Agca), verrebbe da chiedersi? C'erano interessi comuni o quello presunto dei criminali italiani fu un ruolo di pura e semplice manovalanza?

I vari dossier
In questo labirinto di piste e scenari, solo una cosa è certa: i documenti pubblicati dalla giornalista Simona Zecchi non sono parte del fascicolo vuoto sulla cittadina vaticana, ritrovato in Archivio di Stato due mesi fa da un membro della commissione parlamentare di inchiesta che indaga su Emanuela Orlandi. "Non bisogna poi far confusione – dice la Zecchi con i vari "dossier" di cui spesso si è parlato in queste ore: un conto è il dossier vuoto del ministero che sembra si stia ancora cercando presso la Digos; un altro è questo da me rinvenuto che comunque – ci tengo a ribadirlo – sembra avere molti contenuti in comune con quello scomparso. Un altro ancora è il dossier vaticano (di cui anche il magistrato vaticano Alessandro Diddi ha ammesso l'esistenza, ndr). Ultima cosa: Il presidente della commissione di inchiesta, il senatore Andrea De Priamo ha affermato che non sarebbe stato pagato alcun riscatto da parte del Vaticano. Quindi ci sta dicendo che per escluderlo la Commissione abbia già fatto delle indagini in merito?"

L'archivio di Stato
Il deputato Pd Roberto Morassut, vicepresidente della commissione bicamerale d’inchiesta sui casi di scomparsa di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, ha definito in queste ore "Grave la divulgazione alla stampa dei materiali riservati del fascicolo dell'Archivio di Stato su Emanuela Orlandi. Un fascicolo definito come 'vuoto' nelle informazioni rese alla Commissione parlamentare invece risulterebbe contenente documenti importanti pubblicati da un quotidiano. Questa circostanza, a prescindere dalla attendibilità dei documenti, sarà approfondita dalla commissione con i suoi poteri inquirenti", ha detto. Tuttavia, come spiega anche Simona Zecchi che ha divulgato questi documenti: "Questo che ho acquisito ormai mesi fa, era materiale a disposizione in Archivio di Stato di chiunque avesse voluto visionarlo: giornalisti, scrittori, ricercatori. Nulla di ciò che è possibile visionare in Archivio è materiale secretato o riservato. Se c'è qualcosa di secretato non può essere accessibile alla consultazione. Questo fascicolo era già visionabile quando il collega della commissione di inchiesta Gian Paolo Pellizzaro ha trovato il fascicolo vuoto", ha aggiunto. Sappiamo comunque che esiste una procedura collaudata che deve seguire chiunque richieda il materiale dell'Archivio in copia che prevede diverse fasi (tra cui il pagamento dei diritti di pubblicazione) ed è del tutto regolare. "Questo da me divulgato insieme al collega Marco Cicala del Venerdì, è frutto di un mio lavoro certosino di ricerca durato mesi. Non si tratta di materiale acquisito dalla commissione né l'Archivio di Stato mi ha "inviato" nulla".

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