
I caregiver vanno riconosciuti: non devono più avvenire morti in solitudine come accaduto a Verona

03/29/2025 10:00 AM
di Alessandra Corradi
Molto clamore e sbigottimento ha suscitato l’episodio dell’anziana coppia veronese le cui salme, ormai mummificate, sono state ritrovate casualmente. Si è subito collegato questo episodio con quanto accaduto alla coppia Hackman-Arakawa in America. Là, sui giornali, è stato subito un fiorire di articoli sul tema dei caregiver familiari e l’assenza di una rete di assistenza, qui da noi non si è andati oltre al dato di fatto della solitudine della nostra anziana coppia.
Nessuno, comunque, ha dedicato qualche riflessione al tema del “burden”, cioè al peso che grava su ogni familiare che assiste un proprio caro malato o non autosufficiente. Abbiamo, in letteratura, una variegata casistica che porta il caregiver ad uccidere l’assistito e poi a suicidarsi, ma in Italia questa letteratura e questo approccio non sono manco contemplati.
Poi ci sono quei casi in cui il caregiver, colto da malore, muore e l’assistito, impossibilitato a muoversi o a capire quello che sta succedendo, è condannato a morire di stenti dopo pochi giorni. E se queste persone vivono sole, come spesso accade, non è raro che siano ritrovate mesi dopo il decesso.
Siamo un popolo che invecchia senza avere ricambi, poiché la natalità è ormai sottozero: ogni anno cresce il numero di persone che rimangono sole, con le patologie tipiche dell’età, progressive ed ingravescenti, che richiedono assistenza ad hoc. Qualche passetto in avanti nelle politiche per la terza età è stato fatto con l’approvazione della legge 33/2023 cosiddetta legge delega per gli anziani – ahinoi carente anche nei decreti attuativi, vedasi il recente e contestato emendamento Cantù.
Stanziare 60 milioni di euro (dal fondo Pnrr), come ha annunciato l’assessore veneta Lanzarin, per aiutare i caregiver degli anziani non è una soluzione, ma una toppa su un buco ormai voragine. Verranno erogati, a poco più di 12mila caregiver, 200 euro mensili. Il bonus caregiver familiare, erogato dallo Stato al Veneto fino al 2024 (comprensivo di tutte le tipologie di caregiver e non solo quelli di anziani) ammontava a 400 euro mensili per 700 beneficiari (in tutta la Regione Veneto). Peccato che la platea dei caregiver familiari ammonti a 500mila persone in Veneto, stando alle stime della Cisl.
Non esiste nemmeno una nuova cultura di settore per cui si possa scavalcare l’ormai obsoleta soluzione dei “ricoveri per anziani” creando le famose reti di servizi, al domicilio della persona, finalmente valorizzando e sostenendo il ruolo e il lavoro dei caregiver familiari o dei semplici caregiver (figure queste professionali e retribuite) laddove i familiari non ci sono. Una soluzione potrebbe essere la legge regionale, che ora ha iniziato i primi passi dell’iter in consiglio regionale del Veneto. Mancando una legge a livello nazionale è difficile, a quello regionale, licenziarne una buona, soprattutto una che davvero sia utile ai caregiver familiari senza gravarli di ulteriori oneri burocratici o dotarli di servizi tanto inutili quanto fumosi e, in ultima istanza, inesistenti.
Seguo i lavori in parlamento dal 2013 e da quando si è insidiato questo governo, nel 2022, nulla è stato fatto se non produrre ben 12 testi di legge e svariate audizioni di chiunque, tranne che dei diretti interessati e cioè i caregiver familiari. L’augurio è che un evento così tragico come quello della coppia di Montericco dia l’abbrivio per una riflessione corale e un’azione concreta da parte dell’amministrazione politica, a ogni livello, per comporre una questione mai affrontata davvero e cioè la gestione della popolazione non autosufficiente.
I caregiver familiari vanno riconosciuti, adeguatamente stipendiati se prestano assistenza h24, dovendo rinunciare al lavoro e quindi senza reddito. I servizi e la comunità tutta si devono organizzare in maniera che non possa più succedere che la gente muoia in solitudine isolata dal resto del mondo come è accaduto alla coppia di Montericco veronese.
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