I data center dell'Ai come buchi neri, consumeranno tra il 5 e l'8% dell'elettricità entro il 2030

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I data center che alimentano, tra le altre cose, la sempre più onnipresente Intelligenza Artificiale (IA) stanno diventando dei veri e propri buchi neri, capaci di aspirare quantità sempre maggiori di energia, con ricadute potenzialmente catastrofiche tanto sulla stabilità delle reti elettriche quanto sugli sforzi globali per la transizione all’energia green. Secondo un nuovo articolo pubblicato su Environmental Science and Ecotechnology a firma di ricercatori della Northwestern University, dell’Harvard University e dell’University of Texas, San Antonio, addirittura entro il 2030, l’8 per cento di tutta elettricità degli Stati Uniti dovrà essere destinato ai data center, pena l’impossibilità di alimentare l’IA e le sue applicazioni. La percentuale è stimata nel 5% per quanto riguarda l’Europa.

Inoltre l’IA generativa (GenAI) avrà sempre più, in prospettiva, un impatto ambientale diretto con un previsto aumento dell’estrazione di metalli rari come cobalto e tantalio destinati a questi sistemi, estrazione che è legata all’inquinamento delle acque e al degrado del suolo. Sul fronte sociale, lo studio evidenzia le disuguaglianze nella produzione e nell’uso della GenAI. Le preoccupazioni relative a questo ambito spaziano dallo sfruttamento minorile nell’estrazione del cobalto ai lavoratori sottopagati che addestrano i sistemi di intelligenza artificiale in condizioni precarie.

L’accesso diseguale a GenAI – argomentano gli studiosi – aggrava il divario digitale globale, privilegiando le nazioni industrializzate rispetto alle comunità emarginate. Per far fronte a tutto questo, gli autori del nuovo studio chiedono un’azione immediata per mitigare questi impatti. Le misure proposte includono formazione all’uso sostenibile dell’Intelligenza Artificiale, risparmio energetico, progettazione hardware sostenibile, migliori condizioni di lavoro e quadri di governance inclusivi. La trasparenza da parte di sviluppatori e decisori politici è essenziale, e la divulgazione dell’impatto ambientale e sociale delle GenAI dovrebbe essere obbligatoria.

Ma oltre alle aziende anche i consumatori soprattutto quelli professionali sono chiamati a fare la loro parte, resistendo eventualmente alle sirene della pubblicità. "Sebbene le società – spiegano gli autori – promuovano senza sosta i vantaggi e la velocità di creazione delle GenAI, utenti e sviluppatori devono valutare criticamente se una GenAI sia davvero la soluzione più ottimale per le loro esigenze. I vantaggi delle GenAI nelle nazioni industrializzate spesso nascondono l’esternalizzazione degli impatti negativi che vanno a colpire comunità emarginate o prive di processi decisionali democratici. E anche di questo bisogna tener conto quando si utilizzano queste nuove tecnologie".

Gianmarco Pondrano Altavilla

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