"Il cessate il fuoco non è una resa, ma è necessario all'Ucraina per sopravvivere": l'appello dell'ex portavoce di Zelensky

https://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2025/01/30/mendel-1200-1050x551.jpg

“Esorto i nostri alleati, i nostri leader e, soprattutto, i miei concittadiniucraini: pensate a un cessate il fuoco. Abbracciamo questo difficile percorso, non come una resa, ma come un passo necessario per garantire il futuro dell’Ucraina. Lo dobbiamo alla nostra nazione, a coloro che sono caduti e a coloro che erediteranno l’Ucraina che ci sforziamo di proteggere”. A scriverlo sul settimanale americano Time è Iuliia Mendel, che dal 2019 fino al 2021 è stata portavoce del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il suo è un appello accorato alla tregua, in un Paese dominato dalla disperazione. Chi rimane è perché non se ne può andare, l’economia è al collasso, la vittoria militare inverosimile. E il 38% degli ucraini è pronto a concessioni territoriali alla Russia purché finisca questa guerra. Bisogna arrivare a una tregua, perché bisogna essere “pragmatici”, riconoscere “la propria forza, ma anche i propri limiti“, mentre i russi continuano ad avanzare e le vittime sono sempre di più. “Forse un cessate il fuoco imperfetto, che potrebbe non soddisfare tutte le nostre richieste di giustizia, è un passo necessario. Questo non è un appello all’autocompiacimento; è un appello alla sopravvivenza”, scrive Mendel.

“Mentre circa due terzi della popolazione di Kherson sono fuggiti, molti rimangono, compresi i miei genitori, che come operatori sanitari si rifiutano di abbandonare la loro comunità”, racconta Mendel, che nel suo libro “The fight of our Lives“, uscito nel 2022, aveva raccontato anche dell’arruolamento del compagno dopo l’invasione di Mosca. “Nonostante la straordinaria resilienza del mio paese – continua – ci troviamo di fronte a un nemico che non può essere sconfitto solo dalla potenzamilitare. Gli alleati occidentali sono stati generosi, ma persino il loro fermo sostegno non può garantire il futuro che desideriamo così profondamente. Una vittoria solo con mezzimilitari potrebbe non essere più raggiungibile. A quale costo, dobbiamo chiederci, arriverà la nostra battaglia?”. Per Mendel, se da un lato “l’Ucraina insiste sulla rivendicazione immediata dei suoi territori e si aggrappa alla prospettiva sempre più remota di entrare nella Nato“, dall’altro sta assistendo all’addio di oltre 7 milione di cittadini, scappati, “con oltre 440mila che se ne sono andati solo l’anno scorso, una cifra 3,3 volte superiore a quella del 2023”. E la Russia, continua, “ha trasformato un terzo dell’Ucraina in un inferno vivente”. A testimoniarlo sono anche i numeri delle vittime: i soldati ucraini caduti in battaglia sono tra i 40mila (secondo Zelensky), agli 80mila conteggiati dal Wall Street Journal, mentre guardando ai civili “le stime verificate dall’Onu indicano oltre 12mila morti solo nel territorio controllato dall’Ucraina, mentre il numero reale nelle regioni occupate dai russi rimane sconosciuto. I feriti civili sono centinaia di migliaia. Solo nel 2024, il numero di vittime civili causate dai russi è cresciuto del 30%. E questo – sottolinea Mendel – senza tenere conto delle migliaia di bambini deportati con la forza o di quelli che continuano a essere portati via dalle aree appena occupate”. Dunque si rende sempre più necessaria una tregua: anche se temporanea, potrebbe dare modo a Kiev di radunare le forze, perché farlo sotto i continui bombardamenti russi “è impossibile”.

Per l’ex portavoce di Zelensky “perseguire un cessate il fuoco non è debolezza. La guerra – scrive sul Time – ci ha insegnato il pericolo delle risposte semplici e delle narrazioni rosee. Dobbiamo essere pragmatici, per il bene delle generazioni future che sopporteranno le conseguenze delle scelte di oggi. Questa non è una richiesta di resa, ma una strategia che riconosca sia la nostra forza che i nostri limiti. L’Ucraina merita un futuro che vada oltre la guerra senza fine. L’ingenuità oggi non è cercare una tregua, ma credere che una guerra di logoramento senza fine, idealizzata su TikTok e Twitter, possa in qualche modo portare alla vittoria”. Mendel non ipotizza che sia Trump a mettere la parola fine a questo conflitto, ma sa “che sono in corso discussioni ad alto livello su un cessate il fuoco, da Washington a Bruxelles“. E per quanto imperfetto, quel cessate il fuoco è l’unico che possa garantire a Kiev la sopravvivenza.

L'articolo “Il cessate il fuoco non è una resa, ma è necessario all’Ucraina per sopravvivere”: l’appello dell’ex portavoce di Zelensky proviene da Il Fatto Quotidiano.

img

Top 5 Serie A

×