"Il mio cane mi ha salvato la vita": un pattinatore americano racconta perché non è salito sull'aereo precipitato a Washington

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Jon Maravilla, pattinatore statunitense, deve lavita al suo cane. La taglia dell’animale, considerato troppo ingombrante, gli ha impedito di salire a bordo del volo Bombardier CRJ700, diretto a Washington. Lo stesso volo che, poche ore dopo, si è schiantato nel fiume Potomac. “Non posso smettere di pensare a quanto un semplice ‘no’ al check-in abbia cambiato tutto”, ha confessato l’uomo incredulo all'agenzia RIA Novosti: “Il mio cane mi ha salvato la vita".

L’atleta, insieme ad altri colleghi, doveva rientrare da Wichita, dove si erano appena conclusi i Campionati statunitensi di pattinaggio di figura. Ma al momento del check-in è sorto un problema: Maravilla voleva imbarcare il suo cane, ma era troppo grande per stare in cabina con lui. E così ha preso la decisione che gli ha salvato la vita: niente aereo, tornerà a casa in auto. “Era il nostro volo di ritorno. Non capivo perché improvvisamente non fosse più possibile portare il mio cane con me – ha raccontato il pattinatore– . Ma non potevo lasciarla indietro, così abbiamo deciso di percorrere la strada in auto”.

Poche ore dopo, la tragica notizia: l’aereo che voleva prendere si è scontrato in fase di atterraggio con un elicottero Black Hawk. Un impatto tremendo: il velivolo è precipitato nel fiume Potomac, uccidendo decine di passeggeri. Nessun superstite. Sul volo c’erano almeno 14 pattinatori, oltre ai loro allenatori e familiari. "Non so perché il destino ha voluto che non prendessi quell’aereo. – ha detto – Ma so che non darò mai più nulla per scontato. E che terrò il mio cane accanto a me, sempre".

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