Il patto di Alfieri con l'uomo del clan e le minacce dopo la rottura: "Lo scanno"

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Tra loro, i complici di Roberto Squecco lo chiamavano "Mela annurca". Una prelibatezza del Cilento, questo il soprannome affibbiato a Franco Alfieri, l'ex sindaco di Capaccio Paestum ed ex capo staff del governatore Vincenzo De Luca. Giovedì Alfieri, già ai domiciliari per accuse di corruzione che lo hanno indotto a dimettersi, è stato raggiunto da una seconda ordinanza cautelare. La Procura di Salerno e la Dia stavolta lo accusano di voto di scambio politico mafioso per aver stretto – questa è la tesi – un patto prima delle amministrative 2019 con l'imprenditore del clan Marandino. Alfieri è anche parte lesa delle intimidazioni di Squecco (finito in carcere) quando il patto si è rotto e l'imprenditore ha covato vendetta, fino al punto di progettare un attentato dinamitardo contro l'auto o la casa del politico del Pd.

"Antò, quando vai a parlare con mela annurca stai attento", dicevano tra loro Antonio Bernardi e Michele Pecora, rispettivamente vigile urbano e addetto ai servizi cimiteriali. I due dipendenti comunali di Capaccio Paestum sono stati arrestati anche con loro con l'accusa di aver veicolato le minacce di Squecco, inferocito perché Alfieri, rompendo il patto, aveva avviato le procedure di demolizione del lido Kennedy. Si tratta dello stabilimento balneare che l'imprenditore delle pompe funebri voleva 'salvare' nelle sue disponibilità, nonostante la revoca della concessione per le grane giudiziarie, attraverso la candidatura con Alfieri della ex moglie, Stefania Nobili (ora ai domiciliari), che con 348 preferenze in Democrazia Capaccese fu la più votata nelle otto liste della coalizione.

"Domandate a Franco Alfieri dove vuole fare la guerra… ha detto… io adesso ho finito … poi Franco Alfieri può andare nella caserma a Capaccio, alla Pisacane a Salerno, può andare dove vuole… Roberto Squecco lo porta finito!… laggiù si deve stare calmo… si deve stare calmo! Perché se Roberto (Squecco) torna…..e si accorge che laggiù iniziano già a mancare i letti che ha fatto caricare". Parole del marzo 2023 rivolte dai due amici di Squecco all'assessora alle Politiche Sociali, Mariarosaria Picariello, affinché l’allora sindaco intendesse. E quando uno dei due si allontana, l'altro aggiunge di averle detto “di non fare la guerra a Squecco” perché avrebbe disposto di armi e munizioni a sufficienza per distruggere finanche “l'esercito russo”. Per la Picariello il giudice per le indagini preliminari ha disposto i domiciliari con l'accusa di favoreggiamento: avrebbe reso dichiarazioni false e omissive durante le indagini.

Le pressioni intimidatorie di Squecco e delle persone a lui vicine tornano all'ordine del giorno un mese dopo in una telefonata tra l'imprenditore, Bernardi e Pecora. Bernardi riporta a Squecco una frase rivolta dalla ex moglie ad Alfieri qualche giorno prima: "Se ti servono strategie di guerra basta che chiami! …basta che chiami, ne abbiamo a bizzeffe ormai". Secondo il vigile urbano, “Mela annurca” ha collegato le parole della ex moglie alle parole pronunciate con l'assessora. “Quando ha sentito quella frase ha capito che quella era collegata a quello che già avevo detto io… Perché io ho detto ‘le armi, la Russia…che dalla Russia possiamo fare la guerra contro chiunque'”.

Come avrebbe reagito il sindaco alla signora Nobili? "Quello ha preso, si è alzato e si è allontanato. Eh eh (ride). Non ha detto neanche ‘A’ più". Quando il lido Kennedy inizia ad essere abbattuto, Squecco perde ogni controllo verbale. In un’intercettazione ambientale del maggio 2023, una cimice lo ascolta in casa mentre è a Terni in regime di semilibertà: "Lo scanno…lo scanno a Franco Alfieri…lo scanno lo scanno…lo scanno. Lo porto dietro ad una macchina…lo attacco dietro una macchina… (…) lo devo fare fuori…. vedi quanto sangue mi sta facendo buttare questo bastardo”.

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