Il processo sui finanziamenti di Gheddafi e il lato oscuro della Francia: il pm chiede 7 anni per Sarkozy

https://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2024/02/14/sarkozy-1200.jpg

In dodici settimane di udienze è emerso "un quadro molto oscuro di una parte della nostra Repubblica. Un quadro segnato dalla corruzione, alimentata dall’ambizione, dalla sete di potere e dall’avidità, che ha tessuto la sua rete fino ai più alti livelli dello Stato". In chiusura del processo sui presunti finanziamenti della Libia di Gheddafi alla campagna elettorale di Sarkozy del 2007, che lo portò all’Eliseo, il pubblico ministero di Parigi, Sébastien de La Touanne, ha richiesto ieri contro l’ex presidente sette anni di prigione, a cui si aggiungono una multa di 300 mila euro e cinque anni di ineleggibilità.

I capi d’accusa contro Sarkozy sono molteplici: corruzione, associazione a delinquere, occultamento di fondi pubblici e finanziamento illecito di campagna elettorale. Per il pm Sarkozy è dunque il "committente" di quel "patto di corruzione", "indecente", basato su uno scambio di favori, di cui l’ex presidente nega l’esistenza, un "patto che nega i doveri di probità ed esemplarità" che sarebbe stato stretto nel 2005 tra il "clan Sarkozy" e il "clan Gheddafi", e che ha portato tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 al trasferimento di diversi milioni di euro per finanziare la candidatura all’Eliseo del gollista, all’epoca ministro dell’Interno di Jacques Chirac. Una richiesta di condanna senza precedenti per un capo di Stato francese che, se fosse confermata, obbligherebbe Sarkozy anche a lasciare la poltrona al Consiglio Costituzionale, di cui sono membri di diritto tutti gli ex presidenti.

Sarkozy, "la cui energia e il cui talento politico avrebbero permesso pochi mesi dopo di conquistare la fiducia della maggioranza dei francesi – ha continuato il pm -, coinvolto in una guerra politica fratricida di successione, si è lanciato in una frenetica ricerca dei fondi necessari a soddisfare le sue ambizioni politiche divoranti". Per la pubblica accusa solo una condanna "esemplare" di prigione "può essere pronunciata per assicurare la protezione della società" e "restaurare l’equilibrio sociale". Il caso tentacolare, anche per il numero di personaggi coinvolti, era scoppiato nel 2012 con una pubblicazione di Mediapart. Il giornale rivelò all’epoca una nota del capo dei servizi segreti libici provando un "accordo di principio" per un primo versamento di 5 milioni di euro nel 2006 a favore di Sarkozy.

In dieci anni di inchieste, i giudici hanno compilato un documento di più di 500 pagine: si è parlato di valigie cariche di soldi in viaggio tra Tripoli e Parigi e versamenti bancari di diversi milioni di euro. Una delle figure chiave di questi scambi è risultato Ziad Takieddine, controverso uomo d’affari franco-libanese, che disse di aver fatto per anni da mediatore tra i due "clan", consegnando i soldi libici in contanti ai collaboratori di Sarkozy. Il "patto" tra il candidato e il dittatore si sarebbe basato su uno scambio vantaggioso per entrambi le parti: da una parte la Libia avrebbe ottenuto, una volta Sarkozy all’Eliseo, favori diplomatici, giuridici ed economici dalla Francia, dall’altro Sarkozy avrebbe ricevuto un aiuto non indifferente per la sua carriera. Nel corso del processo è emerso che, in cambio, Gheddafi avrebbe chiesto anche a Sarkozy di intervenire a favore di Abdallah Senoussi, capo dei servizi segreti del dittatore libico e suo cognato, che, anni prima, era stato condannato all’ergastolo a Parigi per aver commissionato l’attentato al DC-10 dell’UTA in volo da Brazzaville a Parigi il 19 settembre 1989, in cui persero la vita 170 persone.

Nicolas Sarkozy, 70 anni, che rischia in questo processo fino a dieci anni di prigione, e ha sempre contestato i fatti "nella loro integralità", ha ascoltato le richieste dell’accusa in silenzio e ha lasciato l’aula subito dopo. L’ex presidente, che già porta il braccialetto elettronico per essere stato condannato in un altro processo per il tentativo di corruzione di un giudice, ha poi pubblicato un comunicato in cui ha definito la pena richiesta contro di lui "oltraggiosa", la cui "falsità e violenza", a suo avviso, servono solo "a mascherare la debolezza delle presunte colpe". "Continuerò quindi a battermi con le unghie e con i denti per la verità e a credere nella saggezza del tribunale", ha scritto.

Sul banco degli imputati sono comparse per quattro mesi altre 12 persone, tra cui due stretti collaboratori di Sarkozy, il suo ex ministro dell’Interno, Brice Hortefeux, e il capo della sua campagna elettorale, Claude Guéant. Il pm ha chiesto condanne anche contro di loro: sei anni di reclusione e 100 mila euro di multa per Guéant, e tre anni di reclusione e 150 mila euro di multa per Hortefeux. Contro Eric Woerth, ex tesoriere della campagna elettorale, è stata chiesta una condanna per complicità a un anno di reclusione e a una multa di 3.750 euro. Contro il faccendiere Takieddine, attualmente in fuga, sono stati chiesti sei anni di prigione e tre milioni di euro di multa. Lunedì prossimo, 31 marzo, prenderanno la parola in aula gli avvocati della difesa.

L'articolo Il processo sui finanziamenti di Gheddafi e il lato oscuro della Francia: il pm chiede 7 anni per Sarkozy proviene da Il Fatto Quotidiano.

img

Top 5 Serie A

×