Italo Calvino nelle città, discorso recitato con tre interpreti dello scrittore. In sala 28, 29 e 30 ottobre

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Quanto è complesso riprodurre senso ed originalità della poetica letteraria di Italo Calvino al cinema. Ci provano Davide Ferrario e Marco Belpoliti con Italo Calvino nelle città– sezione Freestyle alla Festa del Cinema di Roma – che, ovviamente, sembra avere una direzione, un obiettivo, ma poi finisce per farne emergere un altro. La meta dovrebbe essere quella di "ripercorre la vita di Calvino attraverso il tema delle città con una narrazione alternata tra le città "visibili" in cui è cresciuto (Sanremo), ha vissuto e lavorato (Torino, Parigi, Roma) o che lo hanno colpito nei suoi viaggi (New York) e quelle "invisibili" inventate per il famoso libro edito da Einaudi nel 1972".

Ferrario e Belpoliti utilizzano quindi un paio di espedienti funzionali per ridisegnare i fili della "visibilità": un discorso recitato con tre Calvino (Filippo Scotti, Alessio Vassallo e Valerio Mastandrea) parlanti integrati ai materiali d'archivio dove appare lo scrittore sanremese intervistato; e una dimensione onirico-fantastica per l' "invisibilità" sullo sfondo di scenari più astratti con Violante Placido parlante anch'essa e in movimento tra palazzi, capannoni, colonne, sfondi urbani non immediatamente riconoscibili.

Solo che la realtà fantastica che il duo Ferrario/Belpoliti insegue nella propria ricostruzione sembra come sfiorire quando è il Calvino originale, quello anni sessanta/settanta con cravattoni e maglioni, ad apparire in scena. Interviste clamorosamente ricche di contenuto piombano sullo schermo mentre si segue Italo Calvino nelle città. Con lo scrittore che si concede nella sua fitta e inusuale sintassi a ricordare la non immediata decifrazione di Il visconte dimezzato o Il castello dei destini incrociati, di Palomar o La giornata di uno scrutatore. Ed è lì, in quelle immagini del passato che ritroviamo un naturale "desiderio dell'altrove", più consono e radioso, comprensibile e contestualizzabile, rispetto all'inseguimento iconografico mitologico che il documentario comunque impone. En passant: preziosissima l'intervista in inglese, ad una tv inglese nell'ultima casa toscana di Calvino, con lo scrittore che mostra quasi intimidito l'intricata malacopia a biro (qualcosa di simile si è visto solo in un documentario che ritraeva gli appunti di Orhan Pamuk) che precedeva la stesura dei romanzi e dei saggi. In sala il 28, 29 e 30 ottobre.

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