
"L'Ue non ha difeso lo Stato di diritto": il rapporto delle ong. "Stop abuso d'ufficio in Italia? Passo indietro nell'anticorruzione"

Ieri alle 02:34 PM
"La democrazia europea è in grave pericolo mentre persino le roccaforti democratiche scivolano verso tendenze autoritarie e l'Unione Europea non ha saputo difendere lo Stato di diritto con strumenti efficaci". È questa la denuncia contenuta nel rapporto della Civil Liberties Union for Europe, cartello che riunisce 43 organizzazioni per i diritti umani provenienti da 21 Paesi. A finanziare il raggruppamento di ong è anche la Open Society Initiative for Europe di George Soros. Il documento, giunto alla sua sesta edizione dal 2019, evidenzia le violazioni più gravi in materia di giustizia, corruzione, libertà dei media, equilibrio dei poteri, spazio civico e diritti umani all'interno dell'Ue nel 2024. Lungo più di mille pagine, il dossier rappresenta il principale "rapporto ombra" sullo Stato di diritto realizzate da Ong. Da segnalare che per la prima volta l'Italia è stata inserita nel gruppo dei "demolitori" dello Stato di diritto, accanto a Bulgaria, Croazia, Romania e Slovacchia, Paesi accusati di minare sistematicamente le fondamenta democratiche.
“Abolizione dell’abuso passo indietro nell’anticorruzione”- Il rapporto contesta al governo guidato da Giorgia Meloni “una regressione nell'ambito del sistema giudiziario in quanto le riforme discusse o approvate nel corso del 2024 minano profondamente lo Stato di diritto, promuovendo un approccio autoritario ed estremamente punitivo che mira a stravolgere il volto del sistema giudiziario italiano”. Il dossier evidenzia come il disegno di legge sulla separazione delle carriere, a detta dell’Associazione nazionale magistrati, potrebbe mettere “a repentaglio l’indipendenza sia dei giudici che dei pubblici ministeri, minando l’equilibrio del potere giudiziario”. Secondo gli autori del rapporto, diverse proposte legislative promosse dalla maggioranza rappresentano “un rischio per l'indipendenza della magistratura, incidendo su aspetti come la responsabilità di giudici e pubblici ministeri, il regime disciplinare e le norme etiche”. Liberties sottolinea come in Italia la magistratura abbia subito una crescente “pressione” da parte dell'esecutivo. Un pressing sfociato in episodi di intimidazione che hanno poi reso necessaria la protezione personale di alcuni magistrati tramite l'assegnazione della scorta: è il caso dei pm del processo Open Arms. Inoltre, si sono verificati dei “casi di procedimenti disciplinari avviati contro magistrati le cui opinioni risultavano in contrasto con la linea politica del governo”: è il caso del pm Stefano Musolino, tra i leader della corrente progressista di Magistratura democratica, critico sul ddl Sicurezza. Un caso emblematico della crescente tensione tra governo e magistratura, sempre per gli autori del rapporto, è quello della giudice Iolanda Apostolico, criticata pubblicamente per non aver convalidato la detenzione di un migrante. Dopo settimane di polemiche, Apostolico ha rassegnato le dimissioni. Il rapporto segnala anche il caso della giudice Silvia Albano, la cui decisione di bloccare la detenzione di migranti in Albania ha provocato dure critiche da parte del governo, scatenando minacce di morte. Sempre sul tema della giustizia, nel dossier il sovraffollamento delle carceri viene definito come un problema strutturale che è peggiorato dalle “nuove normative come il decreto Caivano che limitano l'accesso alle misure alternative alla detenzione e aumentano i reati punibili con la detenzione”. Sul fronte della corruzione, invece, il rapporto sottolinea come nella classifica di Transparency International l’Italia sia tra i paesi più corrotti dell’Europa occidentale. Nel Corruption Perceptions Index del 2022, l’Italia ha ottenuto un punteggio di 56/100: una situazione ulteriormente peggiorata negli anni successivi. Gli autori sottolineano l’assenza di progressi “nell'adozione di nuove normative sul lobbying né nell'istituzione di un registro operativo dei lobbisti”. Un altro punto affrontato dal dossier è quello relativo alla cancellazione del reato di abuso d’ufficio: “L’abrogazione ha sollevato preoccupazioni tra gli esperti legali e i sostenitori della lotta alla corruzione. I critici sottolineano che non sono state implementate misure sostitutive, come sanzioni civili o amministrative, che potrebbero minare le garanzie contro l’abuso di potere e indebolire gli sforzi sistemici per combattere efficacemente la corruzione”, si legge nel rapporto.
Diritti umani e libertà di stampa –Il dossier denuncia anche un "grave deterioramento della libertà di stampa" in Italia, con un aumento degli attacchi contro giornalisti, tramite azioni legali promosse spesso da parte di membri del governo. Inoltre, il “controllo politico sulla televisione pubblica” è rimasto invariato visto che la legge Renzi non è stata ancora riformata. Il risultato è che le nomine dei vertici sono ancora “nelle mani del governo, in attesa della riforma prevista dal Media Freedom Act“. Le organizzazioni della società civile segnalano poi un “restringimento delle libertà fondamentali“, in particolare il diritto di protesta e la libertà di espressione. Il governo, sempre secondo il rapporto, avrebbe utilizzato “strumenti repressivi per scoraggiare il dissenso”, in particolare contro attivisti e minoranze. Il rapporto evidenzia anche la persistente discriminazione nei confronti della comunità Lgbtqia+. Secondo il documento, “l'Italia è tra i paesi peggiori in Europa per il rispetto dei diritti delle persone Lgbtqia+”, scendendo al 35 posto su 49 Stati monitorati. "In generale, si registra un peggioramento dello Stato di diritto in Italia, rispetto al 2023. Nel campo dei diritti umani, sono preoccupanti i continui attacchi contro le minoranze, in chiave gravemente discriminatoria. Inoltre, le riforme che questo governo sta portando avanti minano l'equilibrio democratico dello stato, già minacciato dall'uso smodato di decreti di emergenza. Il processo di criminalizzazione è particolarmente accelerato. In questo contesto, Cild vuole portare, ancora una volta, l'attenzione sulla mancata istituzione di un'autorità nazionale indipendente per la tutela dei diritti umani" ha dichiarato Laura Liberto, Presidente della Coalizione italiana libertà e diritti civili, che partecipa al progetto.
La situazione negli altri Paesi – L’Ungheria da anni considerata un'"autocrazia elettorale" ha subito un’ulteriore "significativa regressione" nel 2024. Il nuovo Ufficio per la protezione della sovranità ha ottenuto ampi poteri per indagare sugli ungheresi attivi nella vita pubblica, “minando di più le loro libertà e aumentando la pressione su Ong e giornalisti”. La Slovacchia, guidata da Robert Fico, ha introdotto diversi cambiamenti, tra cui l'abolizione dell'ufficio del procuratore speciale e una proposta di “legge sugli agenti stranieri", sulla falsa riga di quella russa, che etichetta le Ong sostenute con fondi esteri come organizzazioni sospette. La Bulgaria mina le libertà personali tramite “l’uso sistemico delle indagini anticorruzione contro gli oppositori politici”. In Romania, invece, le elezioni presidenziali sono diventate un caso, dopo l’annullamento da parte della Corte Costituzionale e l’esclusione del candidato favorito, Calin Georgescu. Nel dossier si parla dell’uso “di TikTok da parte di un ultranazionalista per ottenere visibilità politica”. Viene anche sottolineato come una legge per garantire l'indipendenza del servizio pubblico radiotelevisivo è ferma in Parlamento dal 2021. In Croazia , l’integrità del sistema giudiziario è stata considerata “danneggiata” dopo la nomina di Ivan Turudić a procuratore generale, che ha contestato il diritto dell’EPPO – cioè la procura europea – di indagare su un sospetto caso di frode ai danni del bilancio dell’UE.
Anche in Francia c’è un problema di indipendenza dei pm – Anche le cosiddette "democrazie modello" secondo gli autori del rapporto hanno dei segnali di deterioramento. In Francia, gli analisti di Liberties sottolineano che permane “la questione sollevata lo scorso anno in merito alla mancanza di indipendenza della magistratura (in particolare dei pubblici ministeri) e all’insufficienza del bilancio nazionale giudiziario”. Inoltre, il crescente utilizzo dell'articolo 49.3 per approvare le leggi senza voto parlamentare ha sollevato “preoccupazioni sulla qualità democratica del paese”. Il rapporto ha anche evidenziato come sono state osservate diverse violazioni sistemiche dei diritti umani: “Dalle profilazione razziale alle pulizia sociale fino alle violazioni dei diritti dei prigionieri”. In Germania, le nuove regole contro le "porte girevoli", la pratica di passare da incarichi governativi a ruoli in settori regolati dallo Stato, sono state accolte positivamente. Tuttavia, il rapporto critica le "reazioni eccessive" alle proteste pro-Palestina, con episodi di censura e restrizioni all'ingresso nel paese per figure critiche del governo.
Ristagno e democrazie modello –Al di fuori dei casi più critici e dei modelli di seguire, il rapporto di Liberties evidenzia anche una serie di Paesi in cui lo Stato di diritto non è in grave declino, ma nemmeno in ripresa. Grecia, Irlanda, Malta, Paesi Bassi e Spagna rientrano nella categoria di chi "ristagna", mostrando solo progressi minimi negli indicatori democratici. In controtendenza, invece, Estonia e Repubblica Ceca emergono come esempi virtuosi, distinguendosi per gli "sforzi significativi e genuini" nel rafforzare il ruolo della società civile e migliorare la qualità democratica. Infine, la Polonia rappresenta un caso unico nel contesto europeo: il nuovo governo ha cercato di ripristinare l'indipendenza della magistratura e il pluralismo dei media, ma l'eredità del passato e le resistenze interne hanno reso il processo estremamente complesso e fragile, dimostrando quanto sia difficile ricostruire le istituzioni compromesse. "Mentre il populismo di estrema destra cresce e la democrazia arretra negli Stati Uniti, la crisi dello Stato di diritto in Europa si approfondisce. La crescente influenza dell'estrema destra minaccia l'unità dell'Ue, mentre la guerra della Russia in Ucraina e il rapido mutamento dei legami transatlantici mettono alla prova la resilienza del blocco. Per salvaguardare l'Ue e l'ordine mondiale basato sulle regole, la Commissione Europea deve rafforzare l'applicazione dello Stato di diritto, collegandola direttamente all'Articolo 7, alla condizionalità di bilancio e ai procedimenti di infrazione" ha dichiarato Balazs Denes, direttore esecutivo della Civil Liberties Union for Europe.
L'articolo “L’Ue non ha difeso lo Stato di diritto”: il rapporto delle ong. “Stop abuso d’ufficio in Italia? Passo indietro nell’anticorruzione” proviene da Il Fatto Quotidiano.