La mia disavventura col medico di base mi è costata il ricovero in ospedale: i pazienti si sentono soli

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di Claudia Sala

Vorrei raccontare una disavventura che mi è capitata a dicembre e penso sia paradigmatica dello stato in cui versa la medicina territoriale. Premetto che il mio rapporto con il medico di base è farmi prescrivere alcuni farmaci per una malattia cronica e relativi controlli. Dall'introduzione delle email dopo il Covid è sicuramente più facile procurarsi le ricette, prima era un'odissea farsi fare le prescrizioni.

A inizio dicembre mi sono rivolta al medico di base perché non mi sentivo bene, così l'ho raggiunto al telefono e oltre i giorni di malattia mi ha prescritto una cura. Dopo qualche giorno lo richiamo per farmi dare altri giorni di malattia, ma soprattutto perché sto molto peggio e la cura mi pare non funzioni. Il medico non fa una piega e mi dice che per lunedì potrò rientrare al lavoro. Lunedì mi ritrovo ricoverata all'ospedale e ci rimango per una decina di giorni.

Dopo un paio di giorni dalla seconda telefonata al medico, mi sono recata al pronto soccorso perché ero allo stremo. Tempo di diagnosi da parte del medico di guardia, 10 minuti e i relativi esami per confermare la diagnosi. Ovviamente mi ha chiesto se il medico di base mi avesse visitato e ovviamente non solo non mi aveva visitato ma non si è minimamente preoccupato del fatto che le mie condizioni si stessero aggravando e così ho passato una settimana a casa con la cura sbagliata, aggravandomi sempre più. Per fortuna in ospedale ho trovato medici e infermieri che mi hanno curato e rimesso in piedi.

Mentre sono in ospedale ho iniziato a meditare di cambiare il medico. Poi ho scoperto che la mia vicina di letto è arrivata al pronto soccorso seguendo lo stesso iter. Medico di base che prescrive una cura al telefono senza visita e all'aggravarsi delle condizioni le viene detto di continuare la cura. Chiedo ad amici e conoscenti e nessuno è stato mai visitato dal medico di base quando si è ammalato.

Ovviamente dopo il ricovero in ospedale, altri 10 giorni a casa per completare la terapia, il medico di base a cui ho inviato il referto dell'ospedale non si è minimamente preoccupato di visitarmi prima di mandarmi al lavoro, visto che quello ho avuto non è stata una passeggiata di salute.

Le conclusioni che posso trarre da questa vicenda sono le seguenti: i pazienti si sentono abbandonati, non vengono visitati e non si possono fidare del loro medico curante, i medici di base sono carichi di pazienti e l'invecchiamento della popolazione non li aiuta e quindi diventano dei meri "passacarte". Come diretta conseguenza di tutto ciò gli ospedali scoppiano di pazienti, alcuni dei quali come me potrebbero essere curati a casa se solo il medico di base li curasse in tempo e non arrivassero allo stremo in pronto soccorso.

Direi che la medicina territoriale ha dei seri problemi e credo che i due soldi destinati alla sanità dalla legge di Bilancio non modificheranno la situazione. Tutto questo avviene in Lombardia, nell'operosa Brianza.

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