La Russia si rafforza nel fianco Sud della Nato: armi di Mosca dalla Siria alla Libia. E il capo di Stato Maggiore italiano vola nel Paese

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I movimenti russi in Libia riportano il Paese al centro delle attenzioni della Nato e, soprattutto, dell’Italia. Non deve essere considerata casuale, così, la visita nel Paese del capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Luciano Portolano, volato sull’altra sponda del Mediterraneo per incontri istituzionali e per salutare i militari italiani della missione bilaterale Miasit a supporto al Governo di accordo nazionale libico. Il rafforzamento della presenza di Mosca e dei suoi armamenti nell’Est libico, in mano al generale Khalifa Haftar, apre un nuovo scenario a cui Roma guarda con attenzione: un’ulteriore destabilizzazione del Paese potrebbe provocare altre importanti ondate migratorie verso le coste italiane.

Nel suo viaggio nel Paese nordafricano, Portolano ha incontrato l'omologo generale Mohamed Ali Elhaddad allo scopo di incrementare le capacità delle istituzioni locali e altre forme di cooperazione, da quanto si apprende, quali supporto sanitario e umanitario, security force assistance, stability policing, formazione e addestramento. Ma nel corso della sua visita è probabile che il rinnovato attivismo di Mosca a supporto del leader della Cirenaica sia stato oggetto di discussione. Mosca sta infatti tentando di trasferire equipaggiamento militare dalla Siria alla Libia, dopo la caduta del regime del suo grande alleato, Bashar al-Assad. Un tentativo di mettere in salvo armi, mezzi e altri materiali militari evidentemente non più al sicuro nelle basi costiere di Latakia e Tartus dopo l’avanzata inarrestabile dei ribelli che ha portato in pochi giorni alla presa di Damasco. In questo modo, però, l’Italia e l’Alleanza Atlantica devono tenere in considerazione un possibile rafforzamento della presenza russa nel fianco sud della Nato.

Il trasferimento di sistemi d’arma, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, è già iniziato. Aerei cargo russi, si legge, hanno già portato in Libia equipaggiamenti di difesa aerea, tra cui radar per i sistemi intercettori S-400 e S-300. Secondo le stesse fonti citate dal quotidiano finanziario americano, i russi stanno valutando se potenziare le strutture già a loro disposizione a Tobruk per ospitare le proprie navi da guerra. Con il futuro della Siria ancora in bilico, diventerebbe così la Libia l’unico affaccio russo sul Mediterraneo, un valore strategico che necessiterebbe di una più massiccia presenza degli uomini di Vladimir Putin.

Non è ancora chiaro, però, se i sistemi d’arma, compresi i componenti dell’S-400, rimarranno in Libia o saranno riportati in Russia perché non è stato possibile appurare se i trasferimenti dei quali scrive il Wall Street Journal siano movimenti di emergenza, data la situazione nell’ex Paese degli Assad, o una soluzione più duratura per garantire a Mosca uno sbocco sul Mediterraneo.

Non si tratta, comunque, di una novità: la Federazione è già presente in Libia, ad esempio con il gruppo paramilitare Wagner che ha stretti legami proprio con Haftar. Secondo gli analisti, le basi aeree e navali in Libia non compenserebbero completamente la perdita che la Russia rischia di subire in Siria. Ma potrebbero intanto mantenere un avamposto fondamentale nel Mar Mediterraneo.

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