Le cinque ragioni per cui Elon Musk incarna tutte le contraddizioni del capitalismo Usa

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Elon Musk, chi era costui? Riecheggiando un famoso incipit manzoniano chissà se tra cinquant'anni il miliardario bianco e sudafricano, l'uomo più ricco del mondo, non sarà nemmeno menzionato oppure se invece sarà ricordato come la figura che ha deviato il capitalismo americano verso nuove traiettorie.

Ovviamente ora non è dato saperlo. Quello che invece sappiamo è che il miliardario bianco incarna tutte le contraddizioni del capitalismo, un tempo democratico, americano. Proviamo a enumerarle, anche se il calcolo non è esaustivo e molte altre potrebbero emergere come da un vaso di Pandora.

La prima riguarda il rapporto tra il denaro e la politica, mai così solido. Musk ha ampiamente finanziato la campagna elettorale di Trump e ora occupa di fatto la posizione numero due nell'Amministrazione americana. Non è certo un fatto casuale e il fenomeno è più generale. La politica americana è in mano ormai a un'oligarchia di miliardari della tecnologia e della finanza. Ovviamente sono lì per fare i loro interessi e si sono comprati implicitamente le cariche democratiche con i soldi accumulati e la lealtà al capo. Gli oligarchi made in Usa sono anche più pericolo di quelli russi ai quali pensiamo sempre. In altre parole, la democrazia americana è diventata nei fatti una plutocrazia governata da ricchi donatori.

Dopo il denaro viene un'altra forma di potere, quello della comunicazione. Per far sentire di più la sua voce il miliardario sudafricano si è comprato Twitter che da allora è diventata la sua voce con 133 milioni di followers. Non importa che il titolo in borsa sia poi crollato per la sua mala gestione (da 44 a 15 miliardi). Ora Musk può raggiungere con le sue fake news in odore di nazismo milioni di persone e tutto il canale social è infettato dal virus della disinformazione e delle notizie tendenziose mai verificate. Può una democrazia consentire, o forse sopravvivere, quando la disinformazione raggiunge livelli così estremi e patologici? Può consentire a chi ha uno straordinario potere economico di esercitare un'eguale influenza mediatica?

Con la terza contraddizione entriamo in ambito economico. Il recente successo economico di Musk è legato alla produzione di auto elettriche. Tuttavia il principale stabilimento di produzione non è quello californiano ma quello cinese, che sforna un milione di auto all'anno. Un'auto americana prodotta in Cina sembra una palese contraddizione in quest'epoca di dazi commerciali. E anche l'abilità imprenditoriale ritenuta geniale di Musk ne esce malconcia e ridimensionata. L'imprenditore sudafricano era bravo quando era un monopolista. Ma ora i concorrenti si sono attrezzati e Tesla è stata superata ampiamente anche sul mercato cinese. Il 2025 si preannuncia catastrofico per i conti Tesla, non solo perché i progressisti non compreranno più le "nazi car", ma più prosaicamente perché sono arrivati i concorrenti con auto migliori e più economiche. Non a caso è intervenuto in soccorso addirittura mister Trump che si è comprato l'odiata, un tempo, auto elettrica.

Ancora nel campo dell'economia, la quarta contraddizione è ancora più lampante. L'Amministrazione Trump ha creato per Musk un ruolo molto anomalo, quella di dirigere il Doge, l'ente governativo che dovrebbe ridurre il ruolo dello Stato, e cioè tagliare la spesa pubblica. E Musk sta eseguendo a puntino gli ordini esecutivi cominciando a tagliare la spesa per ricerca scientifica, salute, università, aiuti internazionali e così via. Tuttavia c'è un particolare non trascurabile. Colui che dovrebbe tagliare la spesa pubblica è stato da questa, e lo è tuttora, ampiamente foraggiato. Tutte le aziende di Musk sono ampiamente sussidiate dal governo americano. Il capitalismo attinge volentieri ai fondi pubblici. Direttamente quando con SpaceX ottiene le generose commesse spaziali governative. Indirettamente quando incassa le sovvenzioni ambientali dalla California e dal governo centrale per le sue auto elettriche.

Senza i sussidi statali il fenomeno Musk non esisterebbe. I conservatori americani non vogliono i servizi pubblici ma sono invece avidi di sussidi pubblici. La spesa va tagliata quando riguarda i cittadini, ma non quando va a finanziare le loro attività. Capitalismo parassitario insomma.

La quinta contraddizione ci riporta invece nel mono stralunato della finanza di oggi. È noto che una delle piaghe del capitalismo finanziario è quella di pagare ai dirigenti bonusesagerati. La corsa al bonus milionario fa compiere delle azioni rischiose che risultano deleterie nel lungo periodo. Ma i compensi milionari dei manager strapagati non sono nulla in confronto al bonus che Musk vuole dagli azionisti di Tesla. Il miliardario sudafricano si è ritagliato per sé un bonus di 56 miliardi di dollari, proprio 56 miliardi e non milioni. Poi la cosa, come è naturale, è andata di fronte al giudice del Delaware, ex sede legale di Tesla e Stato in cui le imprese non pagano le tasse, che ha dichiarato il compenso eccessivo e ingiusto, ma la causa va avanti.

Queste cinque contraddizioni, ma altre se ne potrebbero individuare, incarnate dall'attivismo di Musk mostrano la crisi profonda del capitalismo americano, un tempo democratico e ora segnato da una pericolosa deriva oligarchica alimentata dagli shock finanziari e tecnologici. Musk vuole portare l'uomo e forse anche la donna su Marte, ma intanto ha reso irrespirabile l'atmosfera democratica sul pianeta terra. Fermare questi killer della democrazia economica e politica non sarà facile. Comunque le folle che gremiscono i comizi del tour Figthing Oligarchy di Sanders e Ocasio-Cortez ci danno una bella speranza.

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