Lo "Stile Ghibli" di ChatGPT spopola sui social, la rabbia degli utenti: "È disgustoso". Che cos'è e perché potrebbe essere una violazione del copyrig

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Creare immagini in stile "Ghibli", è questa l'ultima novità, introdotta da OpenAI su ChatGPT, che sta spopolando sui social da ormai diversi giorni. Nell'ultima versione del software, la società che gestisce il chatbot basato su intelligenza artificiale, infatti, ha migliorato la generazione delle immagini, permettendo, così, a chiunque di ottenere risultati importanti anche solo attraverso richieste sintetiche. E di ricreare immagini basandosi su lavori pubblicati da altri artisti in precedenza. Così, da giorni, migliaia di foto "identiche" hanno invaso i social: da Donald Trump a Elon Musk, ma anche meme, calciatori, attori e influencer. Tutti sono stati "ghiblificati" dagli utenti, che hanno "convertito" alcune celebri foto in un particolare stile "anime" e ne hanno condiviso il risultato su Instagram e affini.

Il riferimento è al noto studio di animazione giapponese, "Studio Ghibli", fondato nel 1985 a Tokyo da Hayao Miyazaki, Isao Takahata, Toshio Suzuki e Yasuyoshi Tokuma, e produttore di celebri pellicole animate quali "La principessa Momonoke", "La città incantata" e "Porco Rosso". Ciò che maggiormente caratterizza il lavoro di questo studio cinematografico è proprio il suo stile inconfondibile, diverso dalle molte altre produzioni giapponesi. Ed è proprio su questa particolarità che si fonderebbe il servizio introdotto da ChatGPT negli ultimi giorni: basterebbe chiedere al chat bot di "riprodurre" una foto in "stile Ghibli" ed in pochi secondi viene generata un'immagine che sembra disegnata da Miyazaki e dai suoi animatori. Nasce così la "Ghiblificazione" (questo il nome dato dagli utenti), che diventa subito virale, facendo partire una vera e propria competizione online su quale fosse la foto "più bella" o "più divertente". Tanto che lo stesso CEO dell'azienda, Sam Altman, ha deciso di parteciparvi e di cambiare la sua foto del profilo di X in una generata proprio con questo particolare stile d'animazione. La novità, che inizialmente sarebbe stata pensata come accessibile a chiunque, è al momento riservata solo agli abbonati a pagamento.

Non tutti, però, pare abbiano apprezzato, anzi c'è chi ha criticato duramente la novità. Anche lo stesso Miyazaki, regista e autore di molte delle pellicole prodotte dallo Studio Ghibli, non sarebbe mai stato un grande fan dell'intelligenza artificiale. Nelle ultime ore, infatti, è riemerso anche un vecchio video del 2016, nel quale Miyazaki critica una dimostrazione di AI da parte del suo staff: "Non vorrei mai incorporare questa tecnologia nel mio lavoro. Sento fortemente che questo è un insulto alla vita stessa", sono le parole del regista nella clip. Miyazaki, però, non è l'unico. Sono tantissimi, infatti, gli utenti che hanno preso fermamente le distanze dalla novità introdotta da ChatGPT: "Sono furiosa con Sam (Altman, ndr). Come scrittrice, mi fa male vedere come sia facile dare qualcosa in pasto a ChatGPT e lui può replicarla senza problemi", sostiene un'utente su X. O ancora: "Continuiamo a far finta che mettere un filtro su qualcosa lo renda 'arte'. Per me, francamente, è disgustoso come l'intelligenza artificiale venga usata per spennare il lavoro dello Studio Ghibli. La loro arte non è solo uno "stile" che le persone possono copiare. È il risultato di decenni di passione, abilità e sforzi", sostiene, invece, qualcuno su Reddit. Ad essere menzionata da molti utenti, inoltre, è anche una presunta violazione del copyright. Dal momento che i disegni dei film prodotti dal noto studio di animazione sono stati ritenuti unici, al punto da essere etichettati da esperti con un nome ad hoc, appunto, "stile Ghibli", in molti credono che replicarli o addirittura associarli a precisi movimenti politici (come, ad esempio, la foto "ghiblificata" di una donna in lacrime in manette pubblicata dal profilo ufficiale della Casa Bianca americana) possa essere considerata una violazione del diritto d'autore. Ma è davvero così? A quanto pare, dipenderebbe da come viene effettuata la richiesta da parte dell'utente che usa ChatGPT.

Lo stesso Altman, infatti, ha annunciato un dietrofront poche ore dopo l'introduzione della novità: "Stiamo rifiutando alcune creazioni che non potrebbero essere consentite, stiamo aggiustando questo aspetto", ha sottolineato il CEO di OpenAI su X. "Abbiamo scelto di adottare un approccio conservativo con questa versione della generazione di immagini 4o", ha sostenuto l'azienda, che ha "aggiunto un rifiuto che si attiva quando un utente tenta di generare un’immagine nello stile di un artista vivente". Ciò che, invece, sembrerebbe possibile fare sarebbe generare immagini basate sullo "stile di studi più ampi", come lo Studio Ghibli. Resta, dunque, una distinzione piuttosto sfumata, che permetterebbe agli utenti di creare le proprie immagini "ispirandosi" allo stile di uno specifico studio d'animazione, ma non chiedere di associarlo direttamente al lavoro di un artista vivo, come nel caso del regista, oggi 84enne. Nel frattempo, "la ghiblificazione" continua ad essere uno dei trend più in voga sui social e il fenomeno pare non volersi proprio fermare.

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