Media, Facebook ha esentato i ricchi inserzionisti da qualsiasi controllo sui contenuti già dal 2023

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Il gruppo Meta (Facebook, Instagram e Whatsapp) ha esentato alcuni dei suoi principali inserzionisti dal consueto processo di controllo dei contenuti. Lo rivelano documenti interni del 2023 di cui il Financial Times ha preso visione secondo i quali la società proprietaria di Facebook e Instagram ha introdotto una serie di “tutele” per “chi spende molto”.

Si cita, in particolare il gruppo “P95 spenders”, ovvero quegli inserzionisti che spendono più di 1.500 dollari al giorno e che sarebbero stati dispensati dai controlli sulla pubblicità. In un documento intitolato “Prevenzione degli errori sulle grosse spese”, la società spiega di avere sette “barriere” che proteggono gli account aziendali che generano più di 1.200 dollari di entrate in un periodo di 56 giorni e per i singoli utenti che ne spendono più di 960 in pubblicità nello stesso periodo.

La pubblicità costituisce la maggior parte dei ricavi annuali di Meta, che nel 2023 ammontavano a quasi 135 miliardi di dollari. Insieme a Google, il gruppo di Mark Zuckerberg, controlla circa il 90% del mercato pubblicitario on line. Meta ha risposto al quotidiano britannico che i grandi inserzionisti erano stati erroneamente segnalati dal sistema per presunte violazioni e quindi erano soggetti a notifiche ingiustificate.

La politica lassista nei confronti dei contenuti di ricchi inserzionisti negli anni scorsi sembra in qualche modo anticipare la svolta, più generale, annunciata martedì. Zuckerberg ha infatti detto che, d’ora in poi, non verranno più attuate procedure di fact cheking. Attualmente Facebook ed Instagram collaborano con fact-checker (verificatori della correttezza e verità dei contenuti, ndr) indipendenti di tutto il mondo.

Sposerà ora lo stesso approccio usato da Elon Musk per X, ovvero totale libertà di dire qualsiasi cosa (incluse falsità scientifiche), con l’eventuale confutazione di tesi inesatte lasciata agli utenti. Approccio che però, secondo diversi osservatori esperti, rischia di favorire una maggiore diffusione della disinformazione, anche su temi estremamente delicati.

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