"Non riesco più a lavorare e non ho notizie di mia figlia. Sono stato condannato mediaticamente e non in tribunale": Alessandro Basciano si sfoga

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Sono stato condannato mediaticamente e non in tribunale“. Sono queste le parole che Alessandro Basciano sceglie per sfogarsi sui social dopo la denuncia per stalking e minacce sporta dalla madre di sua figlia, Sophie Codegoni, ormai sei settimane fa. E per la quale il deejay fu arrestato, ma la misura cautelare fu revocata dalla giudice per le indagini preliminari, Anna Magelli. Ma ciò non sarebbe bastato, secondo Basciano, a placare gli insulti nei suoi confronti. Dopo aver denunciato, sui social, di non aver potuto vedere sua figlia a Capodanno, l’ex gieffino, ora, rivela di non aver più lavorato da quando è trapelata la notizia del suo arresto. A ribadirlo è anche il legale del deejay, Leonardo D’Erasmo, che su Instagram punta il dito contro gli insulti che Basciano sarebbe costretto a subire.

“Ancora oggi vedo calpestare i miei diritti di uomo e di padre. Non ho più notizie di mia figlia e non riesco a lavorare. Sono stato condannato mediaticamente e non in tribunale“, ha scritto Basciano su Instagram alcuni giorni fa. Parole, le sue, a cui fanno eco quelle del suo legale, D’Erasmo, che appare altrettanto preoccupato, sui social, circa una presunzione d’innocenza che non verrebbe concessa al suo assistito: “Alessandro oggi è un uomo libero – sottolinea l’avvocato -. Ricopre la qualifica di indagato, come qualsiasi soggetto che vede recapitarsi una denuncia. Non è detto che sarà mai imputato, non è detto che il processo ci sarà. Quello che vorrei fare oggi è una riflessione sulle conseguenze che subisce chi oggi vede recapitarsi una denuncia per stalking“.

Il problema, secondo il legale di Basciano, è legato agli insulti che alcuni utenti indirizzerebbero nei confronti del deejay nei commenti ai post contenenti il suo nome. Tra questi, anche quelli dei locali che assumono e pubblicizzano sui social le serate in cui è ospite Basciano: “Essendo un deejay, quando un locale pubblica la locandina che annuncia la serata in cui sarà ospite, il locale stesso diviene bersaglio di una serie di insulti e di messaggi, di mail che chiedono la cancellazione della serata e l’imprenditore, titolare del locale, agisce in questo senso”, aggiunge il legale. E sarebbe questo il motivo per cui il deejay non lavora più, “o, comunque, lavora meno rispetto al passato – spiega ancora D’Erasmo -. In uno Stato di diritto che debba garantire l’innocenza di tutti fino ai tre gradi di giudizio, fino a una sentenza irrevocabile, è giusto che una persona veda sfaldarsi la sua vita e veda togliersi i diritti fondamentali come il lavoro?”, conclude.

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