Omicidio Diabolik, ergastolo per Raul Esteban Calderon: "È lui il killer"

https://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2021/12/18/variant-med_1200x630-obj26369190-1200x630.jpg

Fabrizio Piscitelli fu ucciso da Raul Esteban Calderon. È questa la decisione della Corte d’Assise di Romache ha accolto la richiesta della procura – al termine del processo di primo grado per l’omicidio di Diabolik, il leader degli ultras laziali Irriducibili ucciso a Roma in un agguato nell'agosto di sei anni fa. I giudici si sono quindi convinti, al termine del dibattito, che il killer fosse proprio il cittadino argentino, contro il quale non è stato riconosciuto il metodo mafioso.

Piscitelli (qui il ritratto) fu ucciso con un colpo di pistola alla testa il 7 agosto 2019 nel parco degli Acquedotti. Per quel delitto, che come scritto dai magistrati ha dato il via a “una lunga scia di fatti di sangue”, era imputato solo Calderon, la cui vera identità, secondo l'accusa, è quella di Gustavo Alejandro Musumeci. Piscitelli venne assassinato poco prima delle 19 mentre è seduto su una panchina. Un uomo in tenuta da jogging arriva alle sue spalle, impugnando una pistola e gli spara alla testa a distanza ravvicinata: Diabolik muore sul colpo mentre il killer fugge a piedi.

La zona viene battuta alla ricerca di tutti gli elementi utili a rintracciare il sicario. Vengono individuate e visionate le telecamere che possono aver ripreso la fuga dell'omicida e vengono sentiti i primi testimoni. E dopo due anni e mezzo di indagini, portate avanti nel più stretto riserbo sotto il coordinamento dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, si arriva all'arresto dell'argentino, accusato di omicidio aggravato dal metodo mafioso e detenzione abusiva di armi. Il 23 febbraio 2023 si apre il processo, durato oltre quaranta udienze e durante il quale sono stati ascoltati decine di testimoni.

In aula viene anche mostrato il video del delitto e la fuga del killer, con l'analisi dei singoli frame. I filmati, acquisiti da due attività commerciali di viale Tito Labieno e di piazza di Cinecittà, mostrano il passaggio dello scooter utilizzato per il delitto mentre la telecamera posizionata sul terrazzo di via Lemonia riprende le fasi dell'omicidio: si vede il killer dirigersi verso la panchina dove Piscitelli è seduto insieme al suo autista, l’esplosione del colpo mortale e la fuga. Un video che, insieme a quello di viale Tito Labieno, mostra anche la copertura, una fasciatura sulla gamba destra del sicario mentre scappa sulla moto con un complice.

In aula viene sentito anche l'autista cubano che accompagnava il leader degli Irriducibili: “Fabrizio era tranquillissimo. Ci siamo seduti sulla panchina con le spalle al parco e la strada davanti, lui era alla mia destra e faceva telefonate. A un certo punto ho sentito tre passi che si avvicinano da dietro, di una persona che corre, e ho visto la pistola alla testa di Fabrizio. Poi il colpo esploso, un solo colpo. Mi è caduto il mondo addosso, nessuno si aspettava una cosa del genere”, ha detto in aula Eliobe Creagh Gomez, raccontando gli ultimi istanti di vita di Diabolik.

Per Calderon, nel frattempo, sono arrivate altre condanne: all'ergastolo – in primo grado – come esecutore dell'omicidio dell'albanese Selavdi Shehaj, ucciso sulla spiaggia di Torvaianica, e a 12 anni in appello per il tentato omicidio dei fratelli Costantino. Quello di Piscitelli “è stato un omicidio che ha avuto una grande eco. Un omicidio fatto in questa maniera è un omicidio come sanzione per aver ‘esondato’, come avviso ai naviganti perché Roma – ha rimarcato il pubblico della Dda Mario Palazzi in udienza – apparentemente così anarchica è invece un luogo di sanzioni, anche eclatanti, comminate anche in piazza, affinché si capisca chi comanda. Una ‘sanzione’ che doveva essere compresa da tutti”. Un delitto – ha ricordato – che costituisce uno spartiacque tra il prima e il dopo: “Piscitelli era un leader carismatico, battezzato dai Senese, il cui solo nome mette paura. E Senese è un ‘marchio registrato’ che se speso in modo non invano realizza una docile sottomissione degli astanti".

Dalle carte depositate agli atti, si legge, che l'omicidio di Piscitelli, va "inquadrato certamente in un contesto di criminalità organizzata riconducibile a contenziosi sorti all'interno della consorteria diretta da Michele Senese. L'esame complessivo dei nuovi elementi raccolti sta mostrando incontrovertibilmente che nel periodo immediatamente antecedente all'agguato – sottolineano gli investigatori in un'informativa – erano insorti degli attriti ormai insanabili tra il gruppo di Giuseppe Molisso e quello di Fabrizio Piscitelli, entrambi al vertice di sodalizi finalizzati al narcotraffico operanti nella Capitale sotto l'egida del clan Senese”. La “rilevante crescita criminale” della vittima negli ultimi anni prima della sua morte, le “contestuali ingerenze dello stesso in vicende che avrebbero dovuto avere quantomeno il benestare del vertice” del clan, il “mancato rispetto dei patti economici alla base del sostentamento dei detenuti” e del “finanziamento della consorteria criminale non possono che costituire l'architrave delle motivazioni che hanno portato a tali attriti”.

L'articolo Omicidio Diabolik, ergastolo per Raul Esteban Calderon: “È lui il killer” proviene da Il Fatto Quotidiano.

×