Pasolini in America: una mostra sul rapporto tra l'intellettuale friulano e gli Stati Uniti, da Andy Warhol a Oriana Fallaci
Ieri alle 09:49 AM
Letteratura, fotografia, arte: qual era la complessa relazione tra Pier Paolo Pasolini e gli Stati Uniti? E’ il centro della mostra Pasolini America Warhol che sarà inaugurata domani 22 dicembre al Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa (in provincia di Pordenone). L’esposizione rimarrà aperta fino al 23 febbraio 2025 e rientra nel progetto "Pasolini/America. il poeta, il regista, l’intellettuale davanti al “Nuovo Mondo", realizzato dal Centro Studi in collaborazione con l'Università di Udine e la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, con il contributo della presidenza del Consiglio e con il sostegno di Banca 360.
Prima tappa del progetto che nel febbraio 2025 culminerà con un convegno internazionale a Casarsa, racconta un capitolo affascinante e poco noto della vita e dell’opera di Pasolini: il suo rapporto suggestivo con l’America, in un dialogo indiretto e profondo con la cultura, l’arte e la società statunitense. La mostra è curata da Alessandro Del Puppo, docente di Storia dell'arte contemporanea all'Università di Udine e autore del volume Pasolini Warhol 1975 (Mimesis, 2019) e da GiadaCentazzo, studiosa e critica d'arte, attualmente assegnista di ricerca all'Università di Udine per il progetto "Pasolini/America. il poeta, il regista, l’intellettuale davanti al “Nuovo Mondo".
"Quelli di Pasolini con gli Stati Uniti – spiega Del Puppo – furono inizialmente rapporti indiretti, spesso mediati da pagine di letteratura e poesia. Il rapporto venne poi sostanziato dai due soggiorni, nel 1966 e nel 1969, con le esplorazioni selvagge nei quartieri off di New York. Era l'America del crescente impegno militare in Vietnam, dei discorsi di Martin Luther King e delle manifestazioni studentesche e antimilitariste. Pasolini apparve affascinato e incuriosito dallo stile di vita americano soprattutto come chiave di confronto e di verifica delle categorie storico-sociologiche che andava affinando nei suoi interventi ‘corsari’. Significativa è la pagina estrema che dedicò a Andy Warhol, icona della pop art e il più intonato cantore della società dei consumi e del neocapitalismo. Impostosi come il più accanito e addolorato denunciatore del ‘genocidioculturale‘ delle società occidentali, Pasolini aveva interpretato il mutamento antropologico degli italiani in ragione d'un vituperato consumismo, e la società dei consumi come un prodotto della televisione".
In mostra un momento chiave riconduce al 1963, quando Pasolini realizzò il docu-film La rabbia. All’interno del film si recita la poesia In morte di Marilyn, dedicata a MarilynMonroe, scomparsa pochi mesi prima. La sequenza cinematografica viene qui proposta in un affascinante confronto con la celebre Marilyn di Andy Warhol.
Un capitolo straordinario e profetico è quello sul rapporto a distanza tra Pasolini e Warhol. Sebbene i due artisti non si siano mai incontrati di persona, nell’estate del 1975 Pasolini scrisse un testo di presentazione per Ladies and Gentlemen, la serie di serigrafie che Warhol dedicò ai travestiti di New York. Questo scritto, uno degli ultimi testi di Pasolini prima della sua tragica morte, fu pubblicato postumo nel catalogo di una mostra milanese nel maggio 1976, esposizione che faceva seguito all'anteprima mondiale della serie, una grande esposizione tenuta a Ferrara fra l'ottobre e il dicembre 1975. Qui, le citazioni tratte da quel testo, e dunque le parole di Pasolini, affiancano le serigrafie di Warhol, in un dialogo che anticipa tematiche oggi centrali come l’identità, la marginalità e la cultura Queer e LGBT +.
Lungo il percorso il visitatore incontra poi una selezione dei testi di autori americani che Pasolini lesse in gioventù. Il primo approccio alla narrativa statunitense avvenne grazie all’antologia Americana curata da Elio Vittorini e pubblicata nel 1941. Per Pasolini e la sua generazione, fu la scoperta di una letteratura fino ad allora quasi sconosciuta in Italia.
La parte centrale della mostra è dedicata ai due viaggi compiuti da Pasolini negli Stati Uniti, nel 1966 e nel 1969. Il primo avvenne per promuovere i suoi film; al ritorno in Italia, Pasolini incontrò Allen Ginsberg ed ebbe la rivelazione di un’altra America, di un mondo che gli si chiarì più nettamente durante il secondo soggiorno, nel 1969, quando gli Stati Uniti erano in fermento per le lotte sociali e le rivendicazioni dei diritti civili della popolazioneafroamericana.
Questo capitolo del rapporto di Pasolini con l'America è illustrato attraverso le fotografie scattate da grandi autori, fra i quali Duilio Pallottelli (Archivio RCS, viaggio a NY 1966) e Duane Michals (viaggio a NY del 1969), che ritrassero Pasolini durante il soggiorno a New York nel 1966: i testi del poeta e le immagini raccontano le sue impressioni su un’America contraddittoria e ribelle. In questa sezione è inclusa anche una parte della celebre intervista che Pasolini rilasciò a Oriana Fallaci dopo i dieci giorni trascorsi nella metropoli pubblicata su L’Europeo nel 1966 e nella quale lui, marxista convinto, rifletteva sul suo amore, inaspettato e apparentemente contraddittorio, per NewYork, simbolo del capitalismomondiale.
Un passaggio della mostra è infine dedicato alle edizioni americane dei libri di Pasolini. Già dai primi anni Sessanta, i suoi scritti furono tradotti e pubblicati negli StatiUniti, fino ad arrivare ai giorni nostri, segno di un dialogo duraturo con il pubblico americano. "La mostra – sottolinea il presidente del Centro Studi Pasolini Marco Salvadori – rappresenta un evento di rilievo perché esplora sistematicamente il rapporto fra Pier Paolo Pasolini e l’America e, facendoci riflettere su una visione dell’America in cui si mescolano critica e fascino, parole, immagini e arte senza tempo, conduce efficacemente al convegno internazionale del prossimo febbraio inserito nel progetto complessivo".
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