
Risvegliare una coscienza europea comune? Che tempismo! Ora il re è nudo per davvero

Ieri alle 06:43 AM
di Eugenio Lanza
Su iniziativa di Michele Serra, editorialista de La Repubblica, questo sabato a Roma si è tenuta la tanto attesa manifestazione "Una piazza per l'Europa". Obiettivo dichiarato? Risvegliare una coscienza europea comune, segnatamente nell'ambito di un impianto di difesa unica. Che tempismo! Che coraggio! Che faccia tosta!
Il disimpegno promesso da Trump circa il contributo degli Stati Uniti alla Nato e il possibile avvento di una benedetta tregua in Ucraina hanno mandato nel panico gli spiriti e le penne degli alfieri della comunità europea, negli ultimi tre anni misteriosamente assopiti. E la stessa agitazione pervade le varie cancellerie del continente. Sembra essere proprio questa ipotesi a terrorizzare le nuove leve degli europeisti: che i cannoni finalmente tacciano, ma non per volontà di Bruxelles. Così come essi avevano cominciato a emettere suoni mortiferi malgrado gli strali lanciati dai vari governanti verso Putin, intonando una macabra e assassina melodia, impietosa da ambo le parti, senza che nessun leader politico alzasse concretamente un dito per provare ad interromperla. Tanto ci pensava lo zio Sam. Bastava obbedire alla sua economia di guerra, a spese degli ultimi naturalmente, e l'Europa avrebbe potuto continuare a far finta di esistere, addirittura come baluardo di democrazia. Quella stessa Europa quasi completamente afona sul genocidio dei palestinesi da parte di Israele, ed entusiasta del golpe giudiziario avvenuto in Romania ai danni di Georgescu. Quel baluardo di democrazia lì, esatto.
E adesso? E adesso il re è nudo per davvero. I confini dell'Europa orientale saranno ridisegnati dagli attuali padroni del mondo, alla faccia dei vecchi protagonisti. Ma questi ultimi proprio non si rassegnano alla pace, che hanno boicottato per mesi con ogni mezzo. Ma perché i grandi del passato sono così affezionati al mitra e all'elmetto? Formulo un'ipotesi.
Le nazioni sconfitte dello scorso secolo, uscite estremamente ridimensionate rispetto alle loro realtà imperiali, intravedono nello spettro della pace la chiusura definitiva di ogni ambizione egemonica sul globo. Il Regno Unito, ad esempio, legge nell'opposizione ontologica al nemico russo l'ultima velleitaria chance per invertire il corso della storia, che da gigante coloniale li ha visti diventare un'isoletta. La Francia di Macron, peraltro dilaniata a livello sociale, non si rassegna ad un'Africa e un Medioriente sempre più in mani russe, turche e cinesi, e sogna di guidare quell'Europa militarmente unita che abortì nel 1954. L'umiliazione di Suez del '56 non è stata insomma una lezione sufficiente. La Germania, infine, teme forse che la Polonia possa superarla nella lista dei più fedeli vassalli di Washington, e tenta di ergersi quantomeno a centro burocratico di una nuova Europa, non più solo orpello politico della Bce ma anche soggetto geopolitico.
E noi italiani? Saremmo servi anche in questa ipotetica follia, naturalmente, e pronti a spostare il denaro dal welfare agli armamenti. Col rischio di dover affrontare prima o poi una nuova campagna di Russia. Ma allora chi mai potrebbe promuovere un piano così scellerato in Italia? Personaggi politici come Carlo Calenda, solo per citarne uno, che hanno superato l’età della chiamata alle armi da molto tempo, e che ostentano i simboli dell'Ue per meri fini elettorali. E chi partecipa a questi girotondi per la guerra? In buona parte persone per bene, ne sono convinto, ma forse troppo ingenue per comprendere la natura reale di queste farse.
Non so voi, ma io mi sento già fin troppo sicuro con tutte le testate nucleari sparse per la penisola. Mi farebbe piacere che l'Europa fosse più unita su altre questioni, come ad esempio un fisco omogeneo e perequativo, per poter garantire a tutti gli europei una sanità dignitosa. Quella sarebbe la mia Europa, ma mi rendo conto sia chiedere troppo. Per il momento, mi basterebbe poter continuare a impugnare una penna e non essere obbligato ad imbracciare un fucile.
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