Scandalo sistema doping: "L'urina analizzata non era la sua". La squalifica gli ha rovinato la carriera, ora il test del Dna lo scagiona
Ieri alle 06:20 AM
Celestino Fernández ha annunciato tramite i suoi account social la risoluzione giudiziaria che non gli attribuisce la paternità del test antidoping positivo per il quale è stato sospeso nell’aprile del 2024. Come riportano diversi media spagnoli tra cui Marca, AS e Mundo Deportivo, il giudice ha ritenuto comprovato che il campione di urina analizzato non apparteneva a Fernández. Il campione spagnolo 2022 di duathlon nella categoria élite è stato quindi vittima di un clamorosoerrore dell’Agenzia spagnola antidoping, che ha confuso le sue urine con quelle di qualcun altro. Uno scandalo che getta ombre sulla sicurezza dei controlli.
Fernández, agente di polizia di professione, è stato informato di essere risultato positivo all’oxandrolone in un controllo nel febbraio 2023 nell’evento ciclistico del Challenge de La Plana. Secondo la sua testimonianza, ha chiesto il test del DNA in tre occasioni, ma gli è stato negato dalla Commissione spagnola per la lotta contro il doping nello sport (CELAD) che nell’aprile 2024 gli ha imposto una sanzione di cinque anni.
Fernández, ventiseiesimo nel duathlon dei Campionati di Triathlon Multisport 2022, si è rivolto quindi alla giustizia ordinaria. Ha intentato una controversia amministrativa presso i tribunali di Madrid contro la risoluzione e un giudice ha ordinato che il test del DNA fosse effettuato. “A settembre ero a Madrid per eseguire le analisi del caso e a novembre sono arrivati i risultati: dal campione di urina, attraverso l’analisi dei marcatori STR autosomici e per i marcatori da cui si ottengono risultati conclusivi, si ottiene un profilo genetico di un maschio diverso dal profilo genetico ottenuto dal campione di riferimento di Celestino Fernández Martínez”, spiega sul suo account Instagram.
Una volta che questo risultato è stato noto, il giudice ha accolto il suo appello e ha revocato la sanzione. “Ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicini e mi hanno sostenuto durante questo processo. Arrivare alla verità è stata dura, non auguro a nessuno una cosa simile soprattutto considerando il danno che mi ha causato l’agenziaanti doping“, conclude l’atleta nel suo post.
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