Ti ricordi… Hitchens, l'attaccante venuto dalla miniera che fece impazzire Rocco e i paparazzi
Ieri alle 02:10 AM
Clima gelido, temperature vicine allo zero domenica 27 dicembre del 1964 a Torino: per un abituato alla miniera, tuttavia, non è certo un po’ di freddo a spaventare. E infatti il primo gol della giornata, contro il Cagliari, lo mette a segno proprio Gerald, detto Gerry, Hitchens. La partita finirà 4-0, dopo Gerry, detto anche "pel di carota" segneranno anche Ferrini e due volte Meroni: si divertiva il bel Toro di paron Rocco che spediva i sardi all’ultimo posto in classifica. Qualche anno dopo Gerry avrebbe giocato anche in rossoblù.
Un bel tipo Hitchens: di quegli inglesi caciaroni, che fanno simpatia. Nato a Rawnsley, un villaggio che neppure esiste più nello Staffordshire, dove tutto ruotava attorno alla miniera. E infatti anche il destino di Gerry era quello, lavorare in miniera. Di giorno, però, perché per sbarcare il lunario di pomeriggio aiuta anche in macelleria. Il calcio è perlopiù contorno, peraltro sono gli Anni ’50: roba da giacche per terra a fare i pali a fine lavoro per divertirsi. Poi si sa, lo spirito del pallone è sempre quello: la competizione, che sia tra quartieri, villaggi, palazzi.
E pure i lavoratori della miniera si fanno la loro squadra. Ecco gli Highly Miners Welfare, un gruppo di amatori o giù di lì, dove Gerry, un ragazzone di un metro e ottanta non troppo aggraziato ma potente e scaltro, fa il centravanti. Qualità e gol che lo mettono in un luce in un torneo, dove c’è pure un rappresentante del Kidderminster, che lo fa ingaggiare. Non è certo un salto di qualità enorme: i Kiddies fanno la Southern League, non certo la Premier, ma è pur sempre un passo in avanti.
Il calcio professionistico, insomma, anche in considerazione del periodo, è un miraggio, finché, dopo 14 partite e sei gol coi Reds, arriva la chiamata del Cardiff City: Gerry entra e dopo tre minuti già fa gol. Da lì si ritaglia uno spazio sempre maggiore, con 40 gol in 95 partite, stavolta sì, suscitando l’interesse dei grandi club: lo vogliono i Wolves, l’Aston Villa e il Birmingham. Se lo assicurano i Villans per 22mila sterline, e Hitchens va a formare una coppia d’attacco memorabile con McParland, segnando in tutto il periodo con la maglia dell’Aston Villa ben 96 gol.
Non è il tempo di osservatori e filmati, però, e dunque la fama di grande centravanti di Hitchens sarebbe destinata a restare confinata in terra albionica, ma arriva la chiamata della Nazionale: prima per una gara contro il Messico, dove segna due gol, poi gioca a Roma contro l’Italia, ed è ancora doppietta. Una prestazione che gli vale l’interesse dell’Inter: Angelo Moratti lo compra per la cifra record di 85mila sterline.
Hitchens, un tipo schietto, non si nasconde: "Volevo visitare posti nuovi – dichiarerà – e poi ovviamente sono arrivato anche per soldi". Anche il Milan prova nello stesso periodo a fare il colpo con un attaccante inglese, Jimmy Greaves, ma la esperienza italiana – non tanto per il lato tecnico quanto per quello ambientale – si rivelerà un flop. Hitchens invece si adatta alla perfezione, almeno al campionato. Fuori dal campo diventa un’attrazione: lui e la moglie Meriel vengono seguiti costantemente dai paparazzi. Secondo il biografo Goodyear infatti rappresentavano per l’epoca ciò che anni dopo hanno rappresentato David Beckham e Victoria Adams.
Segna due gol al debutto che diventeranno 16 al termine della sua prima stagione. I tifosi lo ribattezzano Cannone ma i nerazzurri decidono di sacrificarlo. Hitchens passa al Torino: se al Milan i cattivi rapporti con Rocco erano stati alla base dell’addio di Greaves, per Hitchens il rapporto col mister era completamente diverso. Dirà che il periodo in maglia granata è stato il più bello della sua esperienza quasi decennale in Italia, ricordando il carattere ironico e spigoloso del tecnico triestino.
Dopo tre stagioni ad alti livelli Hitchens si trasferisce prima a Bergamo, all’Atalanta, dove gioca comunque una buona stagione, e poi a Cagliari, dove ormai è in fase calante, ma segna comunque tre gol tra cui quello storico che regala ai sardi la prima vittoria a San Siro col Milan. Ritorna a giocare in patria e muore per un arresto cardiaco proprio sul campo da gioco durante un match di beneficienza. Era il 1983 e Gerry aveva 49 anni.
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