
Ti ricordi… Ivan Helguera, che grazie a un'intuizione di Bielsa ha smentito tutti. Anche quella frase di Totti

03/28/2025 03:05 AM
Un ragazzino piccolo e magro col pallone sotto braccio tra le strade di Santander. Un ragazzino che nelle partitelle con gli amici sogna di essere ora Juanito, ora Santillana, ora Stielke: chiunque, pur di avere addosso la camiseta blanca del RealMadrid. Nulla di speciale insomma: a tenersi bassi quello di vestire la maglia del Real sarà probabilmente il sogno di almeno il 50 per cento dei bambini spagnoli. Non fa differenza IvanHelguera, nato a Santander esattamente 50 anni fa, il 28 marzo 1975.
È bravo coi piedi e ha buona visione di gioco, ma è magrolino e dopo la trafila delle giovanili nel Racing Santander gli tocca una sorte comune a diversi ragazzi col sogno di diventare calciatore: a 18 anni resta senza squadra. Molti si scoraggiano, Ivan no, neppure quando arrivano le bocciature ai diversi provini che fa, come nel caso del Valladolid. Lui riparte dal Manchego, squadra di Ciudad Real che non esiste più, e all’epoca giocava in Tercera Division. Da lì, dopo aver esordito tra i professionisti, sale di un gradino venendo acquistato dall’Albacete in SegundaDivision.
Gioca 14 partite, abbastanza per attirare su di sé, grazie alla classe e all’intelligenza mostrata in mezzo al campo nonostante la giovane età, l’interesse di diversi grandi club: lo cerca l’Atletico Madrid, ma non se ne parla vista la fede Real di Ivan. Da Roma stravede per lui il Barone Liedholm, tanto che il presidente Sensi che punta a creare una grande squadra sguinzaglia Perinetti e Bronzetti per accaparrarselo subito. Ivan vacilla quando è proprio il Real a cercare di inserirsi nella trattativa, ma poi la spunta la Roma: "Che offriva più soldi sia a me che all’Albacete", dirà poi Ivan. Per cinque miliardi di lire, dunque, Helguera sposerà la causa giallorossa.
In ritiro trova Zeman, in stanza invece un altro giovane che l’estate prima aveva rischiato di andar via da Roma, FrancescoTotti. L’avventura di Ivan in giallorosso, però, si complica: il boemo gli concede cinque minuti contro l’Empoli, all’esordio in campionato, poi non vede il campo per più di due mesi. In quel ruolo Zeman ha Di Biagio, e parlando di Helguera evidenzia una buona qualità ma una velocità non consona né al suo gioco né alla Serie A. In un ritiro confesserà al suo compagno di stanza il suo sogno: "Mi piacerebbe giocare al RealMadrid", ottenendo una risposta alla Totti. "Ma se non giochi alla Roma come fai a giocare nel Real?". La stagione trascorrerà così, senza lampi e quasi prevalentemente in panchina: a fine campionato Ivan Helguera conterà addirittura meno presenze di un’altra grande meteora giallorossa di quell’anno, il brasiliano Vagner.
Chiaramente fuori dai piani giallorossi, Ivan farà ritorno in Spagna, all’Espanyol, dove troverà chi cambierà l’inerzia della sua carriera: El Loco Bielsa. La squadra gioca un’amichevole contro la Juventus, ma molti difensori sono infortunati. Il mister avrà l’intuizione di spostare Helguera sulla linea dei difensori trasformandolo in un libero di assoluto affidamento, che con Pochettino formerà un’ottima coppia. In estate, finalmente, il matrimonio col Real si farà. Prima con Toshack e poi con Del Bosque non è ancora un Real pienamente "Galattico", e in campionato la squadra arriva addirittura quinta, ma vincela Champions, battendo in finale il Valencia. Ivan sarà una colonna, poi, dell’era Perez e del Real dei Galacticos: col numero sei sulle spalle giocherà 343 partite in blancos, segnando 33 gol, vincendo 3 campionati, due Champions, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa Europea e una Supercoppa Spagnola.
Se l’arrivo era stato un sogno, l’addio è amaro: nell’ultima stagione il trattamento riservato a Ivan, seppur colonna del Real, non è dei migliori. Vogliono vada via, gli tolgono la maglia numero 6 per darla a Diarra, lo mettono fuori squadra, finché è Capello a intervenire pretendendone il reintegro. Helguera torna titolare, il Real vince il campionato, ma a fine anno Ivan va via, al Valencia, dove vince, prima di chiudere la carriera, l’unico trofeo che gli mancava: la Copa del Rey.
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