Tyson Fury si ritira: il non addio del campione vissuto tre volte (in attesa della quarta)
Oggi alle 05:43 AM
Alzi la mano chi è sicuro al cento per cento che TysonFury si sia ritirato per davvero. Sì, ok, lo ha annunciato. Ma non è la prima volta che lo fa. Agosto 2022, meno di quattro mesi dopo aver battuto Dilian Whyte davanti ai 90mila di Wembley, The Gipsy King parla al mondo della boxe: “Ho finalmente deciso di ritirarmi il giorno del mio 34esimo compleanno”. Fiumi di inchiostro per raccontare carriera, stranezze e miracoli di un pugile che ha segnato un’epoca. Tutti sanno come è andata a finire: la borsa stratosferica per la riunificazione di tutte le cinture dei massimi era troppo ghiotta per poter rinunciare. E il campione inglese è tornato. Prima sconfitta con Usyk, rivincita e seconda sconfitta, più netta della prima. Troppo per lo zingaro di Morecambe? Forse, ma con lui nulla può essere scontato.
Certo, la doppia batosta lo ha segnato, in conferenza stampa era dimesso, non aveva la brillantezzaverbale che ha contraddistinto la sua carriera. Poi c’è il ring, che non mente mai. E ha detto una cosa sola: quel pugile diventato uno dei migliori degli ultimi 40 anni grazie a una tecnica pugilistica degna dei mostri sacri non c’è più. Prevedibile, poco potente, jab e basta, troppo serio, neanche un po’ guascone: insomma, non il Tyson Fury diventato mito. E già questo dato di fatto fa scoprire un pezzo di verità: alla boxe moderna già manca tremendamente uno come lui. L’indizio diventa certezza nel pomeriggio del 13 gennaio, a neanche un mese dall’incontro di Riad. L’annuncio è un reel su Instagram. Video breve, neanche troppo curato, il campione mai così antidivo: “Ciao a tutti, la farò breve. Vorrei annunciare il mio ritiro dalla boxe È stato fantastico, ne ho amato ogni singolo minuto. Dio benedica tutti, ci vediamo dall'altra parte”. Tutto troppo moscio per essere Tyson Fury.
La carta d’identità, tuttavia, è come il ring: non mente. A 36 anni il britannico ha vinto tutto, nei professionisti ha combattuto 37 volte, 34 vittorie (24 per ko), le due sconfitte con Usyk e un pareggio, nel primo incontro della clamorosa e drammatica trilogia tra lui e Deontay Wilder, uno dei duelli più belli di sempre. La sua, finora, non è stata un’esistenza canonica: pugilisticamente Tyson Fury è vissuto tre volte. Agli esordi, dal 2008 in poi, tutti notarono quello strano inglese dinoccolato, non bello da vedere (più armadio da pub che atleta), ma tremendamente efficace, formidabile per tecnica e con un carattere da divo assoluto. Il mondo intero capì che lo zingaro di Morecambe sarebbe diventato il Re Gitano nel 2015: dopo 24 vittorie consecutive sfidò VolodymyrKlyčko, campione dei massimi e imbattuto da 11 anni. Incontro bellissimo, vittoria di Fury indimenticabile, poltrona comoda nella storia della boxe.
Quel Fury, però, è morto dopo qualche mese. La depressione, fiumi di alcool, cocaina in quantità industriali, la squalifica per doping: il re scende dal trono, sprofonda negli inferi, scompare. Dopo tre anni ritorna, forse più forte di prima, di certo più maturo, fuori e dentro il ring. Del resto è padre di sette figli e marito di Paris, una vera risorsa: la donna sopporta ogni spigolatura caratteriale del suo uomo, non facile, bipolare, incline all’autodistruzione ma anche alla grande disciplina. È il 2018, dopo qualche incontro per sgranchirsi pugni e idee, Fury inizia la trilogia contro il campione Wbc DeontayWilder, The Bronze Bomber, un solo colpo (il destro) ma di potenza raramente vista nella categoria regina. Primo incontro pari, secondo e terzo vinti dall’inglese per ko: il tetto del mondo è gitano. Fury canta a fine incontro sul palco, scherza, sbruffone come non mai, irresistibile guascone campione dei pesi massimi. Ad aprile 2022 Dilian Whyte ottiene di poterlo incontrare sul ring di Wembley, nel match tutto inglese che però sembra tanto un vorrei ma non posso: lo sanno tutti, del resto, che il vero derby britannico è quello tra Tyson Fury e AnthonyJoshua, campione che doveva fare la storia e che invece è inciampato in un tozzo messicano (Andy Ruiz Junior) che gli ha tolto certezze, smalto e forse anche coraggio.
Ciò che accade dopo la vittoria contro Dilian Whyte è stata già raccontata: annuncia il ritiro. Sono mesi complessi per lui, tutto raccontato in una serie tv di discreto successo, La famiglia Fury, in cui il campione vive stabilmente a Morecambe e cerca di fare l’uomo qualunque. Padre e marito, chiesa e camminate sul lungomare. Dura poco, l’animale si fa sentire, Fury torna mentalmente pugile. Dicembre 2022, la terza vita del campione gitano è un incontro contro DerekChisora, pugile di alto livello ma sul viale del tramonto: Fury vince per ko, per molti è tornato quello in grado di annientare DeontayWilder, il mondo della boxe si gode il suo diamante folle. Nessuno poteva pensare che la sbornia stava per finire. Contro Ngannou arriva un’altra vittoria, ma è troppo sofferta, non alla Fury. Le due sfide contro Usyk fanno il resto: seppur ai punti sono nette, il britannico ha rischiato anche di finire ko, la sua boxe è ridimensionata dalla tecnica pugilistica dell’ucraino, troppo veloce per i riflessi un po’ appannati dell’ex campione. Che ieri ha deciso di farsi da parte. Non è un lieto fine, inutile nasconderlo. Per una storia sempre sopra le righe, gli appassionati si aspettavano un finalethrilling, di certo non una storia dimessa su Instagram. Non è da TysonFury. Che proprio per questo già manca da morire agli amanti del pugilato, forse a causa della pochezza della categoria regina (Usyk a parte), in crisi di campioni e anche di nuove speranze (tranne pochissime eccezioni).
La pochezza, si sa, scatena la suggestione. E infatti ci sono quelli che vedono una sceneggiatura già scritta dietro l’annuncio low profile di Fury. Perché, inutile nasconderlo, una storia così complessa e una carriera così entusiasmante meritano un epilogo che sia epico almeno quanto l’eredità che Fury lascia al mondo del pugilato. Quindi la sfida delle sfide, quella capace di muoveremiliardi, quella che fa tornare l’Europa al centro della boxe dopo la sbornia saudita: Tyson Fury-Anthony Joshua a Wembley. Certo, sarebbe l’incontro tra due pugili ormai in fase calante, più show che sport. Ma cosa non si farebbe per vedere la quarta vita sportiva del campione più matto di sempre? “DickTurpin indossava una maschera” ha detto Fury ieri, ricordando la figura romantica del brigante inglese un po’ zingaro e un po’ RobinHood. Che sia un indizio sul suo prossimo travestimento lungo la passerella che porta al ring di Wembley? Del resto ogni certezza, con Fury, è un montante che arriva dopo un jab schivato.
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