Violenza sulle donne, in migliaia al corteo di Non una di Meno: "Valditara? Il patriarcato esiste, razzismo istituzionale non è la risposta"
Oggi alle 10:47 AM
Contro i femminicidi e contro il patriarcato. Migliaia di persone sono scese in piazza a Roma per il corteo nazionale di Non una di meno partito da piazzale Ostiense. La “marea transfemminista“, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre, è tornata a sfilare per le strade della Capitale ribadendo un concetto chiaro scritto nero su bianco su uno striscione inizio corteo: “disarmiamo il patriarcato”.
In testa al corteo sfilano i centri antiviolenza femministi, circondati da cartelli su cui si leggono slogan come “siamo rivoluzione”, oppure “se il patriarcato non esiste perché continuiamo a morire”, o, ancora, “vietare alle donne di lavorare è violenza”. La manifestazione attraversa Viale Aventino, Piazza di Porta Capena, Via di San Gregorio, Via Celio Vibenna, Piazza del Colosseo, Via Labicana, Via Merulana, Via dello Statuto, per terminare infine a Piazza Vittorio Emanuele II.
Dalla piazza arriva forte il messaggio rivolto al ministro Valditara, che pochi giorni fa, collegandosi alla presentazione della Fondazione dedicata a GiuliaCecchettin, ha parlato della lotta al patriarcato come di una “visione ideologica”. “Il patriarcato esiste e lo vediamo anche nei numeri. 106 femminicidi in un anno che sono soltanto la punta di un iceberg di una violenza che si perpetua nei posti di lavoro, nelle scuole, in ogni ambito della nostra esistenza”, dichiarano le attiviste in un punto stampa. “Le parole del ministro Valditara confermano l'urgenza di scendere in piazza. Il patriarcato esiste, non è ideologia e il razzismo istituzionale non è la risposta. L'assassino, il violento, l’abusante sono figli della nostra società e hanno quasi sempre le chiavi di casa”, proseguono. “Se vogliamo stare sui dati è interessante vedere che più dell'80% delle persone che commettono violenza sono partner o ex partner. Questo ci dice che non conta la nazionalità ma la relazione che le donne instaurano con gli uomini e il senso di possesso che gli uomini hanno sulle donne che considerano proprie e questo è vero a ogni latitudine e in ogni parte del mondo”, insiste ancora Carlotta, attivista di Non una di meno, sottolineando che “la violenza è trasversale”. La violenza sulle donne, dichiarano le attiviste, “non è un’emergenza”, ma, purtroppo, “una dimensione strutturale che ogni anno ripete gli stessi numeri e le stesse modalità a fronte di una carenza di fondi per i centri antiviolenza e per le politiche a sostegno delle donne vittime di violenza. E quindi siamo in piazza per ribadire che c’è una guerra sui nostri corpi – e c’è una guerra globale – in cui i governi cercano di rafforzare costantemente la famiglia patriarcale e il razzismo contro le donne". Il femminicidio, prosegue ancora Carlotta, “è solo la punta dell’iceberg che riguarda molestie sul posto di lavoro, discriminazioni nelle scuole” e altre forme di violenza che portano “più di 20mila donne ogni anno a rivolgersi ai centri antiviolenza”.
Durante il corteo sono previste anche delle azioni dimostrative delle attiviste: la prima ha visto diverse giovani incappucciate con passamontagna ricoperti di lustrini, volendo replicare il gesto della studentessa iraniana, Ahoo Daryaei, che si è spogliata davanti all'università a Teheran per protestare contro l'imposizione del velo. "Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce", lo slogan con cui si apre la performance che si conclude con le donne che si levano le maglie e sul finale tirano giù lo striscione (con scritto ‘il corpo è mio, decidio io’) che le copre mostrandosi a seno nudo.
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