SPAL: una Pasqua di riflessioni, tra timori e preoccupazioni

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Tanti gli interrogativi, contraddistinti da incognite sportive e societarie

Il momento è talmente preoccupante da risultare molto difficile analizzare la situazione e soprattutto ipotizzare il futuro delle sorti biancoazzurre. Da una parte ci sono i 180' che portano alla conclusione della stagione regolare, dall'altra lo spareggio salvezza, il cui esito è destinato segnare la storia della società che, dall'addio della Coop Costruttori, ha subito traversie patrimoniali in serie. In questo trentennio, due parentesi. La prima della gestione Tomasi, poco entusiasmante sul piano sportivo, ma almeno tranquilla su quello economico. Poi, il trionfale percorso con la proprietà Colombarini, alla quale, se proprio si vuole, si può muovere l'appunto di essere stata precipitosa nel passare la mano, una volta trovatasi nelle condizioni di non potersi e volersi più assumere l'onore patrimoniale e gestionale della società. Prima e dopo, da Pagliuso a Butelli, tralasciando l'interregno Benasciutti, congedi fallimentari. Sotto questo profilo è diversa la situazione della gestione Tacopina che, a parte il mancato rispetto delle tempistiche degli adempimenti della scorsa stagione che hanno portato quel -3, che sta pesando tantissimo sulla classifica odierna, sul piano economico non può essere messo sotto accusa. I problemi, che hanno portato al fallimento del progetto sportivo, con una caterva di milioni gettati al vento, vanno ricercati nella catena di errori nella gestione sportiva, con tante decisioni avventate, impulsive, da cui sono affiorate limitate cognizioni su conduzione e gestione di tutto ciò che fa parte della quotidianità di un'azienda che fa calcio. Situazioni ben note. E il futuro cosa riserverà? Che strade imboccheranno Tacopina e Follano, specie nel caso la nave biancoazzurra sprofondi negli abissi del dilettantismo? La speranza è che non diventi necessario porsi questo interrogativo, ma, qualora la "tragedia" venga evitata, cosa ci si può attendere? I sussurri inducono ritenere che non si potrà contare sulle risorse necessarie per mettere la parte tecnica nelle condizioni di assemblare un organico in grado di puntare a una stagione con almeno l'obiettivo play-off, anche se nel calcio, nel bene e nel male, l'imponderabile è sempre all'ordine del giorno.. Sarebbe facile chiedere alla proprietà attuale di passare la mano. Arrivato a questo punto, con fallimenti di tutti i suoi progetti, patrimoniali e sportivi, molto probabilmente, lo stesso Tacopina è il primo a sognare questa soluzione, mentre Follano, si vocifera, essere animato dal desiderio di proseguire in questa avventura, anche con quote di minoranza, seppur sostanziose. Lecito chiedersi se esiste chi può essere invogliato a intavolare una trattativa, anche perché la sensazione è che il Presidente abbia poche intenzioni di salutare Ferrara, senza una contropartita che, appare lontana da quello che, indipendentemente dalla categoria, è l'odierno valore della Spal. Per mille ragioni, schiarite, gioco forza, arriveranno solo dopo la conclusione del campionato. Se si presenteranno, prevedibili molte schermaglie, tra eventuali soggetti interessati a rilevare quote e chi sarà chiamato mettersi una mano sul cuore per confermare, come ha sempre proclamato fin dal suo primo giorno ferrarese "amore per le sorti della Spal". Non resta che incrociare le dita, prima per il finale di stagione, poi per le eventuali mosse societarie, sperando che alla fine gli odierni minacciosi nuvoloni neri all'orizzonte biancoazzurro vengano spazzati da venti di bora, che oggi hanno solo le sembianze di leggere brezze…

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