Cosa significa per il futuro del Napoli avere Lukaku centravanti

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La sensazione che Lukaku sia ancora lontano dai picchi di esplosività dei primi due anni all'Inter con Antonio Conte in panchina non appare campata in aria. Però il lavoro del tecnico salentino rende comunque il belga funzionale alle esigenze del Napoli. Non va dimenticato, infatti, il personalissimo ruolino di marcia inanellato finora da Big Rom: 6 gol e 4 assist sono un bottino non clamoroso, ma certamente lusinghiero.

Intrigante la strategia attuata contro la Fiorentina, cioè sottrarre il numero undici dalle grinfie di Comuzzo, visto come il centrale della Viola accorciava con frequenza, sottraendo quella profondità che tanto piace a Romelu. Chiedendogli che si aprisse verso le fasce, così da lasciarsi coinvolgere maggiormente nella fase di possesso. Puntando quindi sulla forte vocazione al sacrificio e alla lotta corpo a corpo del suo pupillo ne ha stimolato la vena associativa, ideale per collaborare alle catene oppure svuotare uno spazio, saturato dagli inserimenti di Anguissa o McTominay.       

Lukaku lavora per gli esterni

La scelta di creare situazioni pericolose sfruttando efficacemente Lukaku non soltanto in qualità di appoggio nella zona centrale è dettata dalla necessità per uscire in modo rapido e indolore da momenti di difesa posizionale anche molto prolungati. Da qui l'idea di cercare direttamente la verticalità in fase di possesso. Questo modo di giocare è abbastanza peculiare, perché consente banalmente agli azzurri di abbinare l'uso di passaggi lunghi verso il numero nove a un sistema che cerca di controllare il palleggio, sviluppando comunque un calcio associativo.

Insomma, nonostante la produzione offensiva della squadra partenopea generi poche palle gol rispetto al grande volume di possesso, la gestione dei flussi di gioco non naufraga, perché Conte è riuscito a raggiungere un compromesso tra le caratteristiche del suo centravanti e gli altri offensive player in rosa. Una filosofia che non cozza affatto con profili del calibro di Neres, Kvara o Politano: tutti naturalmente portati a strappare in conduzione, puntando l'avversario. Per cui la conversione in reti di nitide occasioni sotto porta è compensata da una certa libertà individuale garantita da altre bocche di fuoco.

Sostanzialmente, l'ingrediente segreto che ha contribuito a portare il Napoli attuale in testa alla classifica rimane la capacità di coniugare le giocate estemporanee dei suoi interpreti di maggior talento con un sistema organizzato. In effetti, anziché mortificarne l'estro e l'imprevedibilità nell'uno contro uno, Conte ha nutrito la spontaneità dei dribbling a piede invertito dei suoi esterni d'attacco. Gente a chi piace tantissimo andare in transizione, e correre in campo aperto come se non ci fosse un domani.  

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