Le pagelle di Atalanta-Napoli: Lukaku, Anguissa ed i settepolmoni di McT e Politano
Ieri alle 04:53 PM
Il serale della ventunesima giornata di campionato presenta una delicata sfida al vertice. Atalanta–Napoli, infatti, ha tutte le stimmate dello scontro diretto ad alto coefficiente di difficoltà per entrambe. Una sorta di spietatissimo dentro o fuori, perché la Dea deve necessariamente fermare gli azzurri se davvero intende rilanciare le sue ambizioni in ottica scudetto. Mentre la squadra partenopea mira inevitabilmente a estromettere gli orobici dalla corsa al titolo. Allora, vediamo com’è andata…
Meret: 6
Apparentemente sorpreso sul palo di competenza in occasione del primo pareggio atalantino, vince nella ripresa due volte la sua personalissima sfida. Prima con Samardzic (58') e soprattutto contro De Ketelaere (70'): sul belga fa una parata difficilissima, allungando la traiettoria del colpo di testa con la punta delle dita.
Di Lorenzo: 5,5
Il Napoli si nutre del suo dinamismo, perché ha bisogno di assecondarne gli istinti in sovrapposizione. Questa non è del tutto una buona notizia nella partita contro la Dea, che di campo non ne vuole concedere molto, difendendo alto uomo su uomo. Il capitano, tra l'altro, deve frustrare ogni velleità di Lookman, che ma farsi vedere ad altezze diverse del campo per triangolare. "L'uomo che guarda" ha la capacità magnetica di tenere il pallone tra i piedi, ama condurre, non solo accentrarsi come una punta tradizionale. Uno scenario che Di Lorenzo in ogni caso non riesce ad assorbire, tantomeno a decodificare. Come all'andata, non lo tiene in nessuna circostanza.
Rrahmani: 6
Cerca di dare solidità alla retroguardia, senza concedere alcuna libertà a Lookman, in tipo di attaccante che rispecchia in maniera fedele l'arroganza tecnica del suo calcio. La Dea trova comodo appoggiarsi sui dribbling e sull'improvvisazione dell'anglo-nigeriano. Per ovviare al deficit di imprevedibilità, il kosovaro deve triplicare il focus attentivo, conservandosi lucido affinché gli inserimenti dall'esterno verso il centro non lo favoriscano troppo.
Juan Jesus: 6
Contrapposto a Retegui, sfuggente come sabbia tra le dita, deve per forza difendere in avanti. In effetti, ha una grande istinto per rompere la linea e aggredire l'italo-argentino pure molto in alto. Situazione in cui rubare palla è una questione non soltanto di rapidità nei piedi. La chiave restano le letture, fase dove il brasiliano è bravo a reagire tempestivamente al fatto che la palla sia coperta o meno.
Olivera: 6
Bellanova dà il meglio quando ha campo davanti da poter mangiare, sia con la palla che senza. Un pericolo da non sottovalutare l'attitudine a spingere del laterale ex Toro. L'uruguagio controlla la zona di competenza senza stringere dentro al campo, come in occasione di altre partite sontuose (per esempio, a Firenze). Oggi, piuttosto di farsi attirare dalle rotazioni, era necessaria la semplice collaborazione nella risalita dal basso. Oltre a non farsi portare fuori posizione.
Anguissa: 7
Gli viene assegnato il compito più complicato, ovvero prendersi cura di Ederson. Il camerunese si allunga per contrastarlo nella trequarti nerazzurra, evitando che partecipi attivamente allo sviluppo della manovra dei suoi. Ma alterna questo lavoro sporco e sacrificato coi movimenti verso il pallone a supporto della manovra azzurra. L'inserimento alle spalle della difesa atalantina, e successivo assist in cutback per il rimorchio di McT sono da applausi a scena aperta. Non contento, continua a farsi il mazzo per tutta la gara. Poi repetita iuvant, con l'ennesimo strappo dietro la retroguardia atalantina, serve un altro cioccolatino succoso, che Lukaku gira in rete con una capocciata prepotente.
Lobotka: 5,5
Deve garantire ordine in uscita palla dal basso, nonché gestire in maniera ragionata i flussi. Gasperini lo mette in ombra, al punto da estrometterlo dalla prima costruzione, attraverso un improbabile eppure efficacissimo accoppiamento con Samardzic, utilizzato nella doppia veste di raccordo offensivo e con compiti di controllore del pivote azzurro. In questo contesto, lo slovacco fa fatica, incapace di sviluppare alcunché di funzionale. Sembra davvero che la pressione individuale gli abbia drenato un mucchio di energie, fisiche e mentali.
McTominay: 7
Con le sue caratteristiche è intuitivo trovargli collocazione nel calcio fluido e posizionale di Conte. Centrocampista dal grande atletismo, incline a invadere la zona di Ederson, mangiando il campo in verticale, aiuta a sparigliare le carte, al cospetto del sistema predisposto da Gasperini, fortemente orientato sull'uomo. Nient'affatto timido negli inserimenti, arriva puntuale a rimorchio all'appuntamento per il passaggio all'indietro, foriero del raddoppio.
Politano: 7
La qualità nelle conduzioni e l'abilità a combinare nello stretto lo rendono perfetto per le classiche rotazioni con cui Conte aspira a destrutturare difensivamente l'Atalanta. Aggiunge quel pizzico di spontaneità necessaria a eludere Ruggeri e sfuggirgli via col primo controllo orientato. A quel punto, si ritrova nella posizione ideale per associarsi ai compagni, verticalizzando. Oppure si mette in proprio portando la palla nella trequarti, mostrando ciò che sa fare quando decide di attaccare lo spazio con puntualità. Come in occasione del pareggio, quando taglia praticamente il campo e si smarca in una posizione non sua, trovando poi un angolo di tiro perfetto per bucare Carnesecchi.
(dal 80' Mazzocchi: s.v)
Politano è svuotato di qualsiasi energia. Il ragazzo di barra invece ne ha in abbondanza.
Lukaku: 7
Fisicamente strutturato, perciò in grado di tenere naturalmente spalle alla porta, come un pivot offensivo, nonostante Hien sia portato a non concedergli respiro. Conte ha imposto agli azzurri un modello di gioco dall’impronta posizionale, che non deve prescindere da un centravanti autosufficiente. Per trovare tempo e spazio BigRom sempre più spesso è costretto a svariare lungo tutto il fronte offensivo, così da non sbattere puntualmente contro il difensore orobico. Soffre se lasciato solo a battagliare. Ma quando il Napoli riesce a riempire l'area, allora ci si accorge del mondo che ruota attorno al belga. Lì nel mezzo si trova a suo agio, rimarcando l'attitudine a occupare lo slot di centroboa. Sicuramente congeniale alle sue caratteristiche da bomber consumato come gli riesca la conversione in gol dell'unico cross dall'esterno veramente giocabile.
(dal 83' Simeone: s.v.)
Ormai è diventato la soluzione in corso d'opera per far rifiatare Lukaku, dando vita ad una sorta di staffetta. Al di là del ruolo da cambio di lusso, tenta di prendersi qualche responsabilità, tenendo su la squadra nel convulso arrembaggio finale.
Neres: 6,5
Facile innamorarsi dopo una grande delusione amorosa, farlo con Kvara appena sbarcato sotto la Torre Eiffel forse lo è ancora di più. Perché il brasiliano parla col linguaggio del talento. Dunque è normale credere, a vederlo giocare, di aver trovato l'erede naturale del georgiano. Sembra impossibile togliergli la palla, il brasiliano punta Bellanova con lo scopo preciso di spezzarne la marcatura. Senza trascurare come mandi fuori giri i tentativi di raddoppio portati da Djimsiti. Trova il modo di generare dubbi attraverso il dribbling, trasformando gli isolamenti in potenziali incubi nell’avversario diretto. L'azione dell'1-1, per come prepara la palla sulla fascia, accarezzandola con la suola e poi uscendo dallo stretto col tacco, vale da sola il prezzo del biglietto.
(dal 72' Spinazzola: s.v.)
Cambio in ottica tattica: rimanere col 4-3-3 ma conservare il possesso, mettendo sull'esterno un profilo ordinato, che presidia gli spazi e all'occorrenza può usare la tecnica per sovraccaricare la fascia. Puntuale all'appuntamento col destino, imbuca delicatamente per Anguissa, mettendo i presupposti per il terzo gol.
Allenatore Conte: 6,5
Fuori casa, in uno scontro diretto e con l'onere di dover dimostrare al "suono dei nemici" che nonostante Kvara non ci abbia creduto, la squadra intende provarci fino alla fine. Il pressing dell'Atalanta magari ha ridotto la lucidità agli azzurri. Alcuni sono apparsi completamente svuotati rispetto al rendimento solito. Nondimeno, l'allenatore salentino, pur se privato di individualità importanti, ha permesso al Napoli di passare al successivo step di crescita. Lanciando la candidatura al titolo grazie a un'applicazione feroce, a tratti primordiale. Ne esce l'immagine di un gruppo emotivamente forte, nonché di una squadra molto organizzata. E perciò assai complicata da mettere sotto.
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