Le pagelle di Napoli-Verona: Anguissa e Neres dominanti, Lukaku efficace

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Magari l'umore dei tifosi non è quello giusto, troppi sguardi rivolti verso il basso. Le voci su Kvara non fanno sicuramente bene all'ambiente. Invece il Napoli avrebbe bisogno di certezze. Compito di Conte far sì che il gruppo non venga influenzato negativamente da questa situazione: in queste settimane gli azzurri dovranno gettare le basi per costruire la possibilità di giocarsi concretamente lo scudetto più avanti. Alto il rischio di farsi distrarre dai rumors, mentre la testa deve andare al Verona. Senza pensare al mercato invernale, perché gennaio è un periodo molto impegnativo sul piano fisico e mentale. Dopo gli scaligeri, il calendario sarà tutt'altro che agevole. In ordine di apparizione, Atalanta, Juve e Roma. Un filotto stimolante, che potrebbe effettivamente delineare il futuro della squadra partenopea. Nel frattempo, meglio concentrarsi sugli scaligeri. Allora, vediamo com'è andata…

Meret: 6

Può solo guardare Tengstedt che ruba il tempo a Juan Jesus e sfiora l’incrocio per questione di centimetri con una perfetta girata di testa. Bravo a tenere su la linea, accorciando in avanti e levando la profondità alle imbucate degli ospiti. Si lascia sfuggire la palla su un cross basso e teso in area piccola di Faraoni, senza pagarne dazio, grazie alla copertura dei compagni. Reattivo nella ripresa coi piedi su un retropassaggio decisamente azzardato di Rrahmani. Vola sul tracciante di Kastanos dalla distanza. Infine, si accartoccia su Livramento, che ne stimola i riflessi sul primo palo.

Di Lorenzo: 7

Mai indolente. Incredibile per concentrazione, intenso quando c'era da proporsi, inclinando il campo con gli inserimenti in profondità. Ha colpi geniali se gli lasciano spazio in campo lungo. Feroce in fase difensiva su chiunque transiti nella sua zona. Denota necessaria calma e giusta personalità per connettersi ai compagni, brillando in particolare per l'eleganza nelle sovrapposizioni. Insomma, perfetto in ogni dettaglio. Il dai e vai in occasione del gol andrebbe fatto vedere in tutte le scuole calcio.

Rrahmani: 6,5

Mantiene la stessa intensità e lucidità per 90 minuti. Il suo è un approccio difensivo meno attraente di Buongiorno ma decisamente pragmatico ed efficace. Sarr sembra finire in un buco nero che ne inghiotte le velleità offensive ogni qual volta transita nella zona di Amir. Il kosovaro lo travolge in modo perentorio, imprimendo da subito il suo marchio di leader attento ed equilibrato della retroguardia. Si immola con una perfetta diagonale a stornare una battuta da pochi passi di Tengstedt. Non contento, sfiora ben due volte il raddoppio in occasione di due angoli consecutivi: sul primo è Faraoni a ricacciare il pallone fuori dalla porta. Dopo, invece, è lui a impattare in maniera troppo pulita, mandando poco sopra la trasversale. Rischia un alleggerimento verso Meret in orizzontale, che poteva avere effetti peggiori.

Juan Jesus: 6

In poche partite è passato da prepensionato di lusso a pilastro fondamentale nello scacchiere difensivo. Inserendosi in un contesto dov'era richiesta la sua esperienza da veterans. Si impone in modo chiaro ed evidente su Tengstedt, obbligandolo ad alzare l'asticella per evitare di soccombere. Si fa prima rubar il tempo nel contendergli un cross, che per poco non viene convertito nel pareggio, con una bella capocciata. Poi si esibisce con fierezza marcatura arcigna e coperture preventive, limitando drasticamente l'avversario diretto negli ultimi sedici metri. Sottraendogli alla mezz'ora un'assistenza che poteva creare qualche grattacapo. Dimostrando inoltre di saper spezzare la linea, alzandosi tanto, e immediatamente dopo scappando all'indietro per disinnescare la profondità. 

Spinazzola: 6

Per creare problemi agli avversari Conte aveva pensato di alzarlo. Esperimento riuscito già a Firenze. Appoggiarsi sul fianco sinistro sta diventando il nuovo must del Napoli, in virtù di nuovi interscambi, specialmente con McT. Tutto cancellato dall'infortunio di Olivera e dalla necessità di sostituire l'uruguagio. Partendo una trentina di metri più dietro, cambiano tempi di gioco e letture. Per questo, vive meno di strappi individuali e più di giocate in associazione con i compagni. La catena difensiva di destra veronese (Faraoni-Suslov) ha dovuto elevare il rendimento per assorbirne le spinte. Inoltre, sempre molto applicato difensivamente.

(dal 83' Mazzocchi: s.v)

Solido e privo di inutili fronzoli. Il suo inserimento va in questa direzione. Talvolta si notano i limiti tecnici, ma è un fattore decisivo per cattiveria agonistica e feroce determinazione.

Anguissa: 7

Non si ferma mai, nemmeno per un attimo, confermando di essere una certezza sul piano fisico e tattico. Per mentalità e spirito di sacrificio fa impallidire chiunque si aggiri dalle sue parti. Specialmente Belahyane o Duda, chiamati a turno a confrontarsi col camerunese. Che occupa spessissimo l'half space di destra, e le volte in cui decide di strappare con convinzione si prende un mucchio di responsabilità, mettendoci cuore e polmoni. Inoltre, ha tecnica e per trovare filtranti interessanti, capaci di tagliare la pressione esercitata dal Verona. Il raddoppio è pura poesia, per come si mette in proprio, cerca il dialogo nello stretto e poi scarica una rasoiata imprendibile.

Lobotka: 6,5

La sua capacità di dominare la partita, leggendo con rapidità ogni situazione, e poi favorire la progressione in avanti della palla, gli conferisce un meritatissimo status da top player. Ha un cervello calcistico raffinatissimo, che gli permette di essere diretto e risoluto in ogni scelta. Un contesto in grado di esaltare le doti di pensiero del pivote slovacco. Non si disunisce se il Verona prova a metterlo in ombra, mantiene le giuste distanze e non si fa prendere dalla frenesia di doversi liberare subito del pallone.

McTominay: 6,5

Per i gialloblù si mette male quando corre in avanti e si accentra nel corridoio intermedio. Suslov tarda a chiuderlo, come se non riconoscesse la pericolosità della situazione. L'intuizione dei suoi movimenti quando occupa lo spazio alle spalle della mediana ospite sanno completare le azioni offensive degli azzurri. Lo fa ammattire col suo dinamismo fuori scala. Ma lo scozzese è un centrocampista totale, che sa fare tutto: interdire, buttarsi nello spazio. E ancora, condurre in campo aperto e pure rifinire, imbucando con precisione. Brucia le mani di Montipò con una violenta mazzata da fuori, all'alba del secondo tempo.

(dal 77' Raspadori: s.v.)

Per Jack le condizioni di utilizzo continuano a essere disfunzionali. A maggior ragione adesso che Conte vorrebbe convertirlo in mezzala. Si adatta alle scelte del tecnico, sacrificandosi in una posizione non sua.

Neres: 7

Condiziona l'atteggiamento difensivo del Verona per la sua abilità nell'inventare qualcosa in qualsiasi situazione, anche da fermo. Dribblomane geniale e creativo, punta chiunque gli si frapponga (Lazovic o Magnani) con l'efficienza di un cecchino navigato, risolvendo momenti di stasi con i suoi proverbiali cambi di ritmo e la tecnica palla al piede. Risorsa indispensabile per scardinare la disposizione tattica predisposta da Zanetti. Nasconde il pallone, permettendo sempre al Napoli di far sfiatare la pressione degli ospiti. La brillantezza che ha nell'associare primo passo a controllo orientato gli consente di procurarsi un vantaggio incolmabile rispetto all'arrancante difesa altrui.

(dal 89' Zerbin: s.v.)

Cambio mangia minuti.

Lukaku: 6,5

Incarna l'insostenibile spietatezza del centravanti "fisicato": non c'è maniera di escluderlo completamente dal gioco. Solo limitarne il raggio di azione, come tenta di fare Coppola. Ma il belga, grazie a un lavoro maniacale in termini di sacrificio, soprattutto nelle ricezioni spalle alla porta (magistrale il tocco di ritorno che attiva la conclusione di Di Lorenzo, per il vantaggio), si sta trasformando da cinico finalizzatore in raffinato pivot. Adattandosi all'esigenza di un corpo che, col passare degli anni, non può più garantirgli l'esplosività nel primo passo. Le sponde di Big Rom fanno saltare tutto il sistema difensivo del Verona, con Coppola portato fuori e Dawidowicz costretto a stringere.

(dal 77' Simeone: s.v.)

Ha dato nuovi impulsi e rinnovata energia mentre Lukaku stava calando.

Politano: 6,5

Al netto dei postumi dell'infortunio, Conte ha deciso di schierarlo, convinto del suo pieno recupero. Allora è bello pensare che abbia raccolto i frutti della fiducia accordata, ripagato dalla prestazione di Matteo. Chiamato a dimostrare di poter soddisfare le enormi aspettative riversate sulle sue spalle, trascina la palla nella trequarti veronese con le sue accelerazioni. Troppo tecnico e scaltro per Faraoni, che ha dovuto riservargli un'attenzione particolare. In ogni caso, quando non supera l'avversario diretto, crea in ogni caso spazi per i compagni: ne ha approfittato soprattutto capitan Di Lorenzo, che con lui in campo diventa molto pericoloso.

(dal 77' Ngonge: s.v.)

Nel suo ruolo la concorrenza è spietatissima. Lui fa di tutti per convincere Conte di essere altro che un semplice esterno funambolico, fumoso o discontinuo. La sua frenesia non ne ha compromesso concretezza e lucidità. Sfiora il 3-0 con un sinistro assassino che scende all'improvviso e muore a un palmo dal palo.

Allenatore Conte: 7

E' riuscito a evitare, almeno a breve termine, gli effetti più gravi della crisi emotiva generata dalla sparata di Kvara. Il calcio dell'Uomo del Salento, un sistema posizionale assai attento al controllo degli spazi, lascia comunque ampi margini di libertà ai suoi migliori interpreti, pur non dipendendo esclusivamente dal loro talento. Vero che il Napoli tendenzialmente si compatta, evitando di allungarsi. Pratica cioè un calcio essenziale; nondimeno, mai scarso. Che gli consente di andare rapidamente in verticale. Stasera ha evidenziato tutti i suoi principi di gioco posizionale, fatto di possesso arricchito dalle sponde. Oltre al classico movimento dei laterali dentro al campo, e di imbucate per gli esterni. Per finire, gestisce le sostituzioni distribuendo carichi di lavoro e onori.  

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