
LAPRIMARADIOLIBERA.IT, MAJO LANCIA UN SITO PER RIBADIRE IL PRIMATO DI RADIO PARMA
03/26/2025 08:00 AM
(Gmajo) – Questo nuovo sito “Laprimaradiolibera.it”, che oggi, mercoledì 26 marzo 2025, prende i natali, mi era stato caldamente suggerito dal nostro lettore Michael de Gier, il quale, vedendo tutta la serie di articoli e contributi multimediali correlati dedicati al 50° compleanno di Radio Parma, appunto la prima radio libera italiana, ospitati su StadioTardini.it, mi aveva esortato a raccoglierli in un apposito contenitore virtuale specifico.
Superata l’iniziale riluttanza, ho deciso di dargli retta, non solo perché il consiglio aveva, in effetti, un suo senso compiuto, ma anche per un qual certo fastidio che ho provato nel vedere come superficiali ed impreparati giornalisti, in occasione del 50° di Radio Milano International, abbiano continuato a propalare la colossale balla – peggio: falso storico – che appunto l’antenna milanese sia stata la prima radio libera italiana. No, no e ancora no. La prima radio libera italiana è Radio Parma, che, unica nella penisola, dopo aver iniziato le proprie trasmissioni il 1° Gennaio 1975, non le avrebbe mai interrotte sino ad oggi.
RMI, invece, al di là delle successive vicissitudini che ne avrebbero impedito una effettiva linea di continuità da allora ad oggi, cominciò a trasmettere, come i suoi stessi reduci documentano,solo il 10 marzo 1975, ossia ben due mesi e 10 giorni dopo quello storico 1° gennaio 1975, in cui iniziarono i vagiti di Radio Parma, installata nella sede di Via Cavallotti dal tecnico Marco Toni, che accontentò i desiderata del direttore responsabile Carlo Drapkind e dell’editore Virginio Menozzi.
Ho avuto più volte occasione di rievocare questa storia meravigliosa: lo feci, ad esempio, nel 2002, dedicando al tema la mia tesina presentata all’esame di stato per divenire Giornalista Professionista; riproposi, poi, lo stesso testo sul sito specializzato Broadcast Italia, archivio storico sonoro delle prime emittenti libere italiane (1975-1980), realizzato da uno dei primi pirati della radio (come si è autodefinito) Maurizio Amici, in seguito apprezzato apprezzato regista ed autore televisivo, oltre che inviato di Chi l’ha visto?, in collaborazione con la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma. Sempre su quel portale, prezioso scrigno di ricordi (anche sonori), nel 2010, iniziai a depositare tracce della radiofonia parmigiana, con il piglio dello storico, ossia documentando con prove (trafiletti o articoli di giornale, ad esempio) che come noi giornalisti sappiamo sono fonti primarie, al pari, se non superiori, delle testimonianze dirette di chi c’era, dei protagonisti.
Fu proprio per Broadcast Italia che, con il sacro furore dello storico, iniziai, come Pollicino, a seguire le tracce lasciate dai pionieri: in particolare ne “Il Mistero dei 102” – poi replicato (ed in parte aggiornato) suStadioTardini.ite dunque anche in questo nuovo suo supplemento della testata LaPrimaRadioLibera.it – mi resi autore di una certosina ricerca in emeroteca, tra le pagine della Gazzetta di Parma, delle prime impronte di Radio Parma.
La prima testimonianza nella quale mi sono imbattuto è stato un piccolo "modulo" a pagina 4 (cioè in cronaca della città) nell'edizione di lunedì 13 gennaio 1975, dal titolo: "Trasmissioni Sperimentali di Radio Parma", seguito dal seguente testo: "Radio Parma sta programmando trasmissioni sperimentali quotidiane nei seguenti orari: musiche e notiziari dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20. Quanti vorranno sintonizzarsi lo potranno fare sulla frequenza provvisoria di 92,2 megacicli in banda F.M. Ogni variazione di programmi sarà comunicata nel corso delle trasmissioni." Sulla questione della frequenza indicata, già ne avevo ampiamente dibattuto, ma non è quello il punto interessante, in questo caso, quanto, appunto, la prima prova documentale di vita della emittente, ribadisco, datata 13 gennaio 1975, ossia due mesi prima di quella che si autoproclama, senza esserlo, la prima radio libera italiana. Carta canta.
Costoro, ossia i milanesi millantatori, hanno il becco di ferro, 50 anni dopo, di sostenere (ancora) di essere stati i primi, cercando, attraverso quei luoghi di perdizione che sono i social, di ridimensionare i primi programmi di Radio Parma a semplici “prove tecniche”, vantando per RMI palinsesti già belli e strutturati. Nel trafiletto sopra, però, non si parla di prove tecniche, bensì di trasmissioni sperimentali, la cosa è ben diversa e non è questione di lana caprina. Le prove tecniche le fece (a casa sua, prima di installare l’impianto nella sede di Via Cavallotti il 1° Gennaio 1975) Marco Toni, nel tardo autunno 1974, e se le trasmissioni, sul giornale, erano definite “sperimentali”, era perché, illo tempore – come la stessa RMI proverà sulla propria pelle col sequestro delle attrezzature poi disposto dal Pretore – vigeva il monopolio RAI e dunque scrivere di esperimenti era una formula prudente per cercare di evitare spiacevoli conseguenze legali, che i padri fondatori sapevano bene di rischiare, operando se non proprio in illegalità, almeno in alegalità.
Il palinsesto di Radio Parma, al di là delle fantasiose illazioni qui sopra di tal Pollastri, era, invece, già ben strutturato fin dal primo giorno, con tanto di Giornale Radio, scritto da Carlo Drapkind, e letto dall’annunciatrice Anna Maria Bianchi. Stesso menù riproposto ed arricchito anche nei giorni seguenti con, ai microfoni, personaggi che non hanno nulla da invidiare ai metropolitani: ne cito uno solo, probabilmente il più famoso uscito da quella fucina, ossia Mauro Coruzzi, la successiva popolare Platinette. Ed anche qui vorrei aggiungere una prova documentale scritta, da Millecanali (la riconosciuta più autorevole rivista del settore) del mese di Aprile 1975, con il palinsesto delle trasmissioni di Radio Parma che non ha nulla da invidiare a nessuno. Anzi…
Prima ancora, tuttavia, sulla Gazzetta di Parma, era già uscito, il 12 febbraio 1975, pur mantenendo sempre il prudenziale “trasmissioni sperimentali” un mini palinsesto con qualche trasmissione indicata, ed il 27 gennaio l’annuncio della prima intervista di Drapkind all’allora segretario della DC Nando Calestani e un altro dello speciale dedicato al gruppo CAI Mariotti. Insomma, per essere delle prove tecniche, neanche male…
L’attenzione era dedicata, soprattutto, all’informazione locale in ogni sua sfaccettatura, questo, proprio per precisa scelta condivisa di direttore ed editore, con le porte aperte a tutti. Radio Parma, non a caso, venne registrata quale “quotidiano parlato radiodiffuso indipendente” in Tribunale, esattamente con la medesima procedura prevista per la carta stampata. Anzi, di testate, a novembre 1974, Drapkind e Menozzi ne depositarono ben quattro, come personalmente ho potuto verificare scartabellando (nel 2001) gli ingialliti faldoni della segreteria penale. Radio Parma aveva il numero 516, e, oltre a quella, c’erano pure Teleparma (cavo), Parma Tv (etere) oltre alla cumulativa Radioteleparmatv.
"Quando accennai al Giudice Delegato del Tribunale di Parma Roberto Fogola, un mio conterraneo – mi disse all’epoca Drapkind, come riportato nella mia tesina e quindi su Broadcast Italia – questa idea della radiofonia lui, da persona molto intelligente ed intuiva quale era, ci suggerì di omologare le nostre trasmissioni a quella che è la giurisprudenza per la carta stampata”. Allora ebbi modo di ricostruire quello che fu il travagliato cammino verso la liberalizzazione dell'etere: la registrazione venne dapprima revocata dallo stesso Fogola il 28 Ottobre 1976, (“per difetto di autorizzazione Ministeriale") ma poi, il 7 ottobre del 1977, autorizzò la reiscrizione, per una palese carenza normativa: "La richiesta autorizzazione amministrativa non è prevista da alcuna legge dello stato: per questo si ordina la registrazione". Le concessioni sarebbero arrivate solo nel 1990, con la famigerata Legge Mammì.
Nei giorni scorsi mi è stata segnalata un’intervista sul canale YouTube di Milano in FM *Seventies-Eighties* (La Golden Age delle Radio Private (gli anni ’70 & ’80) di Edo Bassi a Marco Toni, che ricostruisce, per l’ennesima volta, la gestazione di Radio Parma, del resto come più volte ha fatto con me, ma, sentendola, ho notato altri particolari che, magari mi aveva pure detto, ma che forse mi erano sfuggiti e che comunque ritengo importanti rimarcare ora, visto questa disputa sul primato che dura da 50 anni, ossia, che quelli di Radio Milano International vennero almeno quattro volte a studiare Radio Parma (quindi, presumo, tra gennaio e febbraio del 75, dal momento che andarono on air solo il 10 marzo) e che il trasmettitore Collins da riadattare, lui, Toni, lo acquistò a Livorno a fine 74, dopo che aveva visto precedentemente dei ragazzi, sotto la pioggia, col rischio che si rovinasse, che ne stavano trasportando uno uguale e che gli avevano chiesto se si potesse adattare la frequenza di trasmissione portandola in F.M.
Debbo, però, con onestà intellettuale ammettere, che se qualche dubbio si è ingenerato negli studiosi della materia – tra i più autorevoli cito Massimo Emanuelli, docente e speaker radiofonico, autore per Mondadori Store di Alza la tua radio per favor!, storia delle radio libere di ieri e di oggi, che sarà presentato a Milano, Municipio 7, sabato 29 marzo 2025 (vedi locandina sotto) in occasione dell’evento “Milano, Capitale della radiofonia privata”, al quale mi ha invitato a partecipare come relatore nel primo panel “L’influenza delle radio libere nella cultura e nella società italiane” – è perché, proprio a me, Toni aveva dichiarato: “Giuridicamente, riconosco che la radio è cominciata con Radio Milano International, visto che una pretora gliela sequestrò e poi dissequestrò." Ma, attenzione bene: giuridicamente.
Giuridicamente, non ho difficoltà alcuna a riconoscere l’importanza avuta da Radio Milano International, le cui trasmissioni – a differenza di quelle di Radio Parma – furono costrette ad esser interrotte per intervento della pretura di Milano, e proprio grazie alla relativa controversia, risolta dallo storico avvocato Eugenio Porta, si sarebbe rotto il monopolio con la storica sentenza raggiunta; un altro conto, invece, è millantare, come RMI continua a fare, la primogenitura assoluta delle trasmissioni delle moderne radio libere, perché questo è un vero e proprio falso storico, come abbondantemente documentato sopra.
Emanuelli, sul suo blog, scrive: “mi stupisco come si possa litigare per diatribe risalenti a 40/50 anni fa, ma, ripeto, queste cose sono alimentate dai tifosi, non certo dai grandi della storia della radio”. So che Massimo non si riferiva a me – se no non mi avrebbe invitato all’evento di sabato, né mi avrebbe concesso ampio spazio sul suo network radiofonico intervistandomi, e di questo lo ringrazio – tuttavia ci tengo a precisare che per me non è assolutamente una questione di tifo o campanili: non avendo più nulla a che vedere con Radio Parma dal lontano 1978 e con l’attuale gestione che mi ha persino messo al bando come ospite, visto che neppure gratuitamente vengo invitato in trasmissione, sicché mi sento più arbitro, che giocatore o tifoso: la mia vis oratoria (e non polemica) è solo tesa al rispetto per coloro che l’idea l’hanno avuta per primi e per primi, rischiando di proprio, l’han realizzata, ossia Virginio Menozzi, Carlo Drapkind e Marco Toni.
Né trovo corrispondente al vero – e storicamente provato – quella sorta di compromesso per cui i primi sarebbero stati i milanesi che mandarono avanti i provinciali per vedere l’effetto che avrebbe fatto (ossia che accesero l’impianto solo il 10 marzo, dopo aver osservato prima come sarebbe andata a Parma), anche se riconosco che certe frasi, proprio a me rilasciate da Toni nel 2001, potevano suggerire questo tipo di interpretazione: "Furono proprio i Borra (i fondatori di RMI, nda), maniaci di reperti militari, a procurare quel trasmettitore, e ne trovarono uno uguale per loro: però, avevano una paura infernale ad andare in onda per motivi di carattere politico. Solo mesi dopo, infatti, trovarono il coraggio e vennero a chiedermi di apportare le modifiche necessarie per fare trasmettere regolarmente quell'impianto. Glielo montai io stesso in Via Locatelli a Milano, al secondo piano, stendendo anche i cavi per l'antenna”.
Dunque, proprio al fine di render giustizia ai padri fondatori di Radio Parma, ecco questo nuovo portale un-official, totalmente indipendente dall’attuale proprietà, che vuole essere un omaggio ai pionieri della radiofonia italiana, realizzato a tempo di record dal webmaster Nicolo Roffi, con la preziosa collaborazione amicale degli amici di Edirinnova. Il logo è una rivisitazione dello storico marchio anni ’70 creato da Pietro Amadei della Publiama, dove. stavolta, a corredo di Duomo e Battistero, con gli stessi caratteri abbiamo inserito il nome del sito “Laprimaradiolibera.it”, che nasce come costola (ossia supplemento) di StadioTardini.it (testata giornalistica registrata in Tribunale), che continuerà a proporre articoli e contributi multimediali correlati, come fatto dal 1° gennaio 2025, significativamente con Marco Toni, l’unico superstite del Trio che aprì ufficialmente la grande avventura delle radio private in Italia. Gabriele Majo
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