NEW TARDINI, NESSUNO SPIEGA COME L'ATTUALE MONO-CANTIERE POSSA DIVENTARE A STRALCI

(Gmajo) – “Giuseppe ha fatto un’opera di equilibrismo giornalistica: ognuno può leggere quello che sa e immaginare quello che non sa…”. Questa valutazione non è mia, ma di un sincero amico di Milano – il conduttore di Calcio & Calcio, che nella vita è uno stimato cronista (graduato) della Gazzetta di Parma –  autore, sul quotidiano oggi in edicola, di un ampio servizio sul (New) Tardini, che si apre con una certezza – già anticipata ieri nella consueta Anteprima, dalla tv del gruppo – ossia la proroga della concessione in essere (cioè per l’attuale impianto) per altri due anni (scadenza 2027, come Pecchia), affiancata a quella che, al momento, può essere etichettata come ipotesi, magari neppure troppo probabile, ossia “in vista del cantiere”.

Liquidiamo, in poche parole, la certezza, prima di tuffarci nei meandri delle ipotesi, sulle quali, purtroppo, come vedrete, continueremo a brancolare nel buio, nonostante l’equilibrismo giornalistico di Beppe, che al di là dei notevoli sforzi profusi, non ci ha concretamente spiegato il punto cardine, dal sottoscritto più volte evidenziato negli ultimi interventi a tema, ossia: come poter salvare l’attuale progetto, in procinto di diventare esecutivo, passando dall’attuale (previsto) mono-cantiere, a quello a stralci, ultimamente molto gettonato, perché potrebbe evitare il forzato esodo dei tifosi lontano dall’Ennio per i 27 mesi di lavori (calcolati per l’attuale opzione), senza passare dal via di una nuova procedura autorizzativa (Conferenza di Servizi). Eh sì, perché, nelle dida delle foto a corredo, si legge: “Qui accanto alcune immagini del nuovo Tardini. Il progetto, anche se dovrebbe essere realizzato a stralci, sarà pressoché identico”. Pressoché…

La questione, però, la riprendiamo dopo: prima diamo spazio alla certezza, ossia che, fino al termine della stagione 2027, il Parma Calcio è sicuro di poter giocare nell’attuale impianto, dal momento che la concessione del 2018, che era in scadenza a giugno di quest’anno, è stata procrastinata di altri due anni. Questo, per lo meno, è l’indirizzo che la Giunta ha dato a Parma Infrastrutture che è il vero concessionario, mentre il Parma è solo sub-concessionario, come ben spiegato nell’articolo che stiamo analizzando. Il motivo della proroga? Stando a quanto annota Milano, che ha letto il documento licenziato dall’Amministrazione Guerra, nasce dalla necessità di consentire al club crociato “nelle more della conclusione del procedimento autorizzativo di ammodernamento, costruzione e riqualificazione dell’impianto sportivo, di continuare a svolgere al suo interno l’attivitià sportiva e tutte le attività accessorie complementari così come individuate nella concessione del 2018”.

La delibera – appunta sempre Milano – era necessaria per permettere al club di iscriversi al prossimo campionato (le pratiche necessarie, ovviamente, sono già in corso di produzione negli appositi uffici dedicati di Collecchio, nda). Per poter disputare un torneo una squadra deve avere, come è ovvio, la disponibilità di uno stadio a norma per i match casalinghi. Avere in concessione il Tardini (che, va ricordato, al momento non ha bisogno di lavori di adeguamento e tanto meno deroghe) era quindi fondamentale. Ineccepibile, anche se aggiungerei la specifica che non ha bisogno di lavori per rispettare in toto quanto richiede la procedura di iscrizione ai campionati, ma è palese che servirebbero adeguamenti per aumentare il comfort dei tifosi e l’igiene (anche se va bel specificato che se i servizi sono malcurati, soprattutto, da chi se ne serve…).

Nell’apertura del mio ultimo articolo notturno: “Vignali: Lo Stadio Tardini? Campa cavallo che l’erba cresce” – in cui davo conto delle novità – ossia la proroga dell’attuale concessione e l’ipotesi del passaggio a stralci, anticipata non solo da Tv Parma, ma anche da Parma Today -, oltre al caldo intervento dell’ex primo cittadino, ora consigliere di minoranza comunale e regionale durante il Consiglio Comunale di ieri – scrivevo:nelle prossime ore leggeremo con attenzione il servizio di Giuseppe Milano, sulla Gazzetta di Parma, in edicola oggi, martedì 25 marzo 2025 e vedremo se rispetterà le alte aspettative alimentate da Aldo Tagliaferro durante le anticipazioni di ieri sera attraverso la consueta Anteprima Gazzettadi12 Tv Parma: "E' una questione piuttosto complicata, ma Giuseppe Milano ce la spiega molto molto bene".

La questione, in effetti, come dice Tagliaferro, è complicata, ma Milano non ce l’ha spiegata molto molto bene, avendo, appunto, glissato sul come possa essere possibile evitare di ripartire da zero (ossia da una nuova Conferenza di Servizi) se si passa dall’attuale procedura mono-cantiere ad una realizzazione a stralci. Va da sé, infatti, che le due cose siano molto molto diverse, per cui i tecnici preposti che compongono il temuto collegio, non è affatto scontato (come qualche amministratore crede o spera) possano dare il loro sì, a fronte di variazioni che sono sostanziali e non solo di mera natura procedurale, perché il parere della Conferenza è vincolante non sol sul progetto (come anche Milano veicola),ma anche su come realizzarlo. Ed è abbastanza evidente come cambi il mondo a passare da un mono-cantiere di 27 mesi, ad un cantiere a stralci con tempi che si dilatano, con tutti i nessi e connessi del caso. Nessuno dunque, tanto meno Milano (e dire che ero già sveglio alle 6.30 per leggerlo), ci spiega come possa avvenire il miracolo di salvare l’attuale progetto, passando da un’unica soluzione di demolizione-ricostruzione ad una soluzione uguale, ma frammentata.

Logica vorrebbe che si azzerassero le lancette e si tornasse al progetto iniziale, appunto a stralci, varato illo tempore da Nuovo Inizio, ed immediatamente cassato da Kyle Krause, desideroso di lasciare la propria impronta per il futuro. In quei giorni, si pensava che il finanziatore privato, anche giustamente, volesse imprimere la sua immagine solo nell’aspetto estetico dell’opera, ritoccando qualche dettaglio (magari studiato da Renzo Piano come il quartier generale del gruppo in Iowa) di quel progetto, che già era a buon punto dell’iter autorizzativo, lasciando fermo tutto il resto. Invece, come ben sappiamo, venne ritirato per dare via a nuove progettualità, con il pieno avallo politico delle amministrazioni succedutesi (con anello di congiunzione l’assessore Marco Bosi) che abbagliati dal miraggio della pioggia d’oro promessa dal tycoon, hanno evitato di guidarlo (quando era il momento giusto, non ora!) nell’offrire un qualcosa di concretamente fattibile, che evitasse l’inedito esodo dei tifosi, almeno per 27 mesi, a Piacenza, o in uno stadiolo provvisorio in provincia (con ulteriori costi a carico dall’imprenditore statunitense).

Qui sopra e qui sotto un paio di immagini del progetto di Nuovo Inizio, assai conservativo delle vestigia del passato e certo non così futuristico come quello griffato Krause, che ha l’ambizione di esser pensato per i prossimi 90 o 99 anni, come da durata della concessione richiesta. Quando si parla di procedura a stralci, a mio modo di vedere, la soluzione finale dovrebbe somigliare molto di più al progetto minimal dei Magnifici 7, che non alla maestosa grandeur a stelle e strisce. In ogni caso, però, il passaggio a stralci, qualsiasi possa essere la strada che si sceglie di intraprendere, non prescinderebbe – secondo la mia logica, ma aspetto sempre qualcuno che mi dimostri il contrario – da una ripartenza da una nuova Conferenza di Servizi.

La procedura a stralci, stando a quanto testimoniano sia la Gazzetta di Parma che Parma Today, sembrerebbe essere molto gradita al nuovo AD Federico Cherubini nuovo capo-macchina anche di questa operazione, dopo il bye bye a Luca Martines: questo, ovviamente, nella logica di evitare (ma ribadisco: non ci si poteva pensare prima, evitando di perder tutto questo tempo?) il pernicioso allontanamento dai tifosi per (minimo) 27 mesi, che proprio, secondo quanto da loro riportato, non gli piacerebbe affatto. Ma l’altro punto su cui tutti, senza eccezioni, sfuggono, è come possa pensarla Kyle Krause, che è quello che caccia i quattrini: sarà ancora interessato a questa grande opera, o ormai si è stufato? Gli farà piacere rivedere completamente un progetto a sua immagine e somiglianza, per tornare a quello che aveva subito bocciato?

Ma la parolina magica a stralci è molto gettonata (ora) anche tra gli amministratori locali, che vorrebbero varare una sorta di compromesso, non so quanto possibile, che metta d’accordo tutti. Un progetto slim, ad esempio, potrebbe limitare la durata della concessione dagli attuali previsti 90-99 anni scendendo sino attorno ai 60: per riuscirci, si tratta di abbassare i costi dell’opera, cosa che passando a stralci, sarebbe impossibile mantenendo l’odierna progettualità, ma se si salvasse dalla demolizione l’attuale Tribuna Centrale Petitot (che in effetti, per il presente ed il prossimo futuro non necessita di particolari ammodernamenti, visto che nel tempo ha già avuto diverse trasformazioni che la rendono ancora fruibile) ci si potrebbe anche riuscire: ma assieme ai costi si abbassano pure i ricavi, e fino a qualche tempo fa KK ci veniva descritto inamovibile dal quasi secolo di concessione…

Insomma, al di là dei facili e superficiali ottimismi alimentati, la questione è molto più intricata e tutto passa dalla volontà di chi i soldi ce li mette, al di là dei voli pindarici di chi, con leggerezza, ritiene si possano agevolmente adattare le procedure ai propri pensieri. Gabriele Majo

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