RICCARDO SCHIROLI PRESENTA "UN DIAMANTE AZZURRO" (VIDEO INTEGRALE E FOTO)
Ieri alle 06:00 PM
(Riccardo Schiroli) – Mercoledì 18 dicembre 2024 è stato un bel giorno per me. Ero all’auditorium ‘Mattioli’ del Palazzo del Governatore, circondato da un gruppo di signori che erano stati i miei idoli. Erano lì per la presentazione di ‘Un Diamante Azzurro’, il mio libro sulla storia del baseball e del softball italiani. E pensavo che mi posso ritenere un ragazzo fortunato. Una passione che è nata in un pomeriggio di noia del 1975 è ora un libro.
Mi avviavo, allora, alla conclusione di un accettabile anno di Prima Media. Durante le vacanze di Pasqua, alla ricerca di qualcosa di nuovo, con il mio amico Paolo ci recammo allo stadio da baseball di viale Piacenza. E fu amore a prima vista. Anzi, a primo udito. Perché quando Pierangelo Panzera prese il microfono e con voce squillante annunciò “benvenuti all’Europeo” mi sentii elettrizzato. Non potevo certo immaginare che da quel microfono avrei annunciato un Mondiale (1988), da quelle cabine avrei raccontato centinaia di partite. E soprattutto, che quei miti in divisa a righe quasi 40 anni dopo sarebbero stati all’Auditorium Mattioli alla presentazione di un mio libro sulla storia che stavano contribuendo a scrivere.
Ho pensato che mi sarei riservato questa considerazione per la chiusura. Sperando di non commuovermi. Sono discretamente preparato a parlare in pubblico, ma non si sa mai. Mentre ci pensavo, in sottofondo sentivo Gianluca Zurlini che mi lodava in tutto le maniere possibili. Non poteva che essere lui ad accompagnarmi in questa presentazione, visto che ha condiviso quella stessa passione a partire dal 1977 o giù di lì.
Poi ho individuato Gabriele Majo in prima fila. Mi stava riprendendo con il telefonino.
‘Un Diamante Azzurro’ non è “la mia storia”. E’ una storia scritta dalle donne e gli uomini che hanno permesso al baseball e al softball di svilupparsi in Italia e di cui io rendo conto con lo spirito del cronista. Ho cercato di tenere le opinioni fuori dal libro. Che è un libro di storia a tutti gli effetti, se si eccettuano i capitoli dedicati a Riccardo Fraccari e Andrea Marcon, i presidenti più recenti, a parte Marco Mazzieri, che è in carica da novembre. Quei capitoli sono condotti in forma di intervista. Non avrei saputo trovare altro approccio. A collocare questi eventi recenti nella prospettiva storica, penserà qualcun altro.
Con Mazzieri, già giocatore e Commissario Tecnico della Nazionale, non ho mai litigato. Con Fraccari e Marcon, moltissimo. Con Fraccari ogni tanto litigo ancora, per quanto entrambi siamo più vicini alla pace dei sensi della maturità, rispetto a quando ci conoscemmo a fine anni 90. Fraccari ebbe l’idea di un libro sulla storia del baseball e del softball quando io non avevo idea di come si dovesse scrivere un libro sulla storia del baseball e del softball. Ma ci provai, con Marco Landi, Maurizio Caldarelli e Roberto Buganè. E il contributo di tanti altri, tra cui Giorgio Gandolfi, scomparso di recente.
Litigammo non poco, io e il presidente Fraccari, nella fase di gestazione del libro. Che lui voleva in un formato atipico, perché aveva visto un altro libro in quel formato e gli piaceva. E il grafico mi malediceva, perché io gli spiegavo che il desiderata presidenziale dovevamo soddisfarlo. Quindi, alla fine, litigavo anche con il grafico. ‘Un Diamante Azzurro’ uscì nel dicembre 2006 splendidamente imperfetto. Intendo: splendido ma imperfetto. E’ dal 2007 che ho in mente una seconda versione. Ma dal 2008 al 2016, la FIBS di Fraccari non ha mai trovato il budget. Lo ha trovato la FIBS di Marcon nel 2018. Quando mi disse che avrebbe finanziato il libro, finii di litigare con Marcon. A quel tempo, non litigavo più con Fraccari già da un pezzo. In più, il Sole 24 Ore mi aveva dato la patente di “storico del baseball”. Mica una roba piccola. Anche perché io non ho la formazione accademica dello storico. Io sono un cronista, cresciuto alla scuola di Carlo Drapchind (uno dei Maestri che il 18 dicembre mi sono scordato di ringraziare). La scuola dei cronisti di una volta, che fanno “il giro di nera”. Che battono le strade. Che spulciano gli archivi.
Per scoprire che Steno Borghese, primo presidente di quella che allora si chiamava FIPAB (Federazione Italiana Palla Base), in realtà si chiamava Stefano (e anche Giuseppe Pierfilippo Paolo Maria Alessandro) ho scomodato la società di Araldica. Con Steno non ho fatto in tempo a litigare. E’ morto nel 1978 e io facevo la Prima Liceo. Nemmeno con Bruno Beneck ho potuto litigare (devo essere stato uno dei pochi, visto che il carattere era quello che era…), ma lui, alla bella età di 87 anni, ha fatto in tempo a dirmi “tu mi stai antipatico”, dopo che alla presentazione del campionato 2002 lo avevo invitato a chiudere il suo intervento.
Ma il presidente FIBS con cui ho litigato di più è stato Aldo Notari, parmigiano come me. Che quando non ne poteva più delle mie critiche mi convocava nel suo ufficio (mi incenerì con lo sguardo, quando gli chiesi se le poltrone fossero in pelle umana…) e iniziava a sbraitare. Normalmente, passata la tempesta, mi srotolava il progetto dello stadio Europeo, che considerava un po’ una sua creatura.
A ben pensarci, ho litigato parecchio anche con Giulio Glorioso, il più leggendario dei giocatori italiani. Lui presidente non è mai stato. Ma di presidenti ne ha fatti cadere almeno tre e con un quarto ci ha provato.
Forse dovrei prendere in considerazione l’ipotesi di scrivere un libro di aneddoti sulla storia del baseball e del softball italiani. Per ora, accontentatevi di ‘Un Diamante Azzurro’. Sono 344 pagine con una marea di foto, alcune molto rare. Ed è il mio orgoglio. Riccardo Schiroli (foto di Corrado Benedetti)